Recensione Lo stato della follia

Francesco Cordio o lo 'scandalo' degli OPG italiani

Recensione Lo stato della follia
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Cosa sono gli OPG (comunemente chiamati manicomi criminali) e qual è il ruolo che svolgono queste strutture istituite a metà degli anni '70 e rimaste invariate nel modus operandi fino a oggi? Francesco Cordio (giovane documentarista romano e già autore dei due interessanti lavori a tema socio/culturale: Inti-illimani - Dove cantano le nuvole e Tutti giù per Aria) torna sul grande schermo con Lo stato della follia, lavoro che partendo dal doppio senso del titolo (non è tanto lo stato della follia dei protagonisti della storia a interessare il regista quanto la follia di uno stato che tiene in piedi istituzioni non solo poco funzionali ma addirittura anti-costituzionali) indaga il mondo dimenticato e brutalmente abbandonato a sé stesso degli ospedali psichiatrico giuridici (OPG), strutture dove finiscono persone che hanno commesso un qualche reato ma sono state ritenute incapaci di intendere e di volere. A loro spetta dunque una pena commisurata al loro ‘stato di follia' e dunque mutata da un ordinario carcere a una struttura penitenziaria ospedaliera che dovrebbe in teoria prendersi cura piuttosto che detenere sic et simpliciter. Eppure, tutto questo sembra di fatto un'utopia irrealizzata mentre, nella realtà, i 6 OPG italiani ancora attivi (anche se in realtà già nel 2011, il decreto legge 22 dicembre 2011, n. 211, successivamente convertito in legge 17 febbraio 2012, n. 9, aveva disposto all'art. 3-ter la chiusura delle strutture per la data del 31 marzo 2013 poi rivisto con il decreto legge 25 marzo 2013 n. 24 che prorogato tale chiusura al 1 aprile 2014) sono luoghi in cui i detenuti/pazienti vivono in uno stato di totale abbandono, senza personale sanitario adeguato, in condizioni igieniche inaccettabili, e con il terrore di restare rinchiusi lì dentro a vita, di proroga in proroga, a scontare quello che è comunemente definito l'ergastolo bianco.

Il buio dell'ergastolo bianco

Narratore di questa storia pienamente in tema di mala società italiana è un attore di teatro, ex internato in uno di questi ospedali, le cui parole e i ricordi s'intrecciano alle riprese effettuate all'interno degli OPG, luoghi abitati da un'umanità variegata eppure ugualmente annichilita dallo stato di abbandono e degrado che dai luoghi transita alle vite, rendendo ognuna di quelle esistenze private di tutto, della loro dignità e perfino incapaci di ricordare ciò che erano un tempo. Aggrappati a una foto e alla dolente memoria di un'infanzia serena ("io ero un bambino normale", ripete uno di loro) e un'esistenza ordinaria mutata senza spiegazione alcuna in quello stato di isolamento, degrado e desolazione, gli internati degli OPG invocano a gran voce giustizia e la presenza di qualcuno che possa strapparli a quella follia, arrivando perfino a reclamare la presenza della televisione o di Bruno Vespa. Un mondo negletto che implora in qualche modo quell'attenzione che sembra invece mancare diffusamente sia all'atto pratico che dal punto di vista del supporto mentale - imprescindibile in luoghi dove il non sapersi adattare alle regole societarie induce quella sorta di 'autismo sociale' comunemente chiamato follia. Le immagini e le parole sottolineate da Lo stato della follia portano così sotto i riflettori un altro grande simbolo dell'inadeguata gestione italiana soprattutto di quelle esistenze per un motivo o per un altro relegate ai margini, sempre più invisibili. Non è dunque un caso - in questo quadro di diffusa noncuranza - che dei 6 OPG solo uno (quello di Castiglione delle Stiviere) appaia come l'unica struttura in linea con quella che dovrebbe essere la gestione sensata e funzionale di esistenze bisognose d'aiuto. Ciò che dovrebbe essere la norma diventa invece eccezione, il risultato eccezionale di una determinazione senz'altro mirabile e capace di tradursi in reale assistenza, garantendo ai 'pazienti' presenza continua di personale sanitario, igiene, ordine, attività ricreative e soprattutto quel tentativo di ripristinare un modello di normalità che è tutto ciò di cui queste persone avrebbero realmente bisogno.

Lo stato della follia Insinuandosi all’interno dei cosiddetti OPG (ospedali psichiatrico giuridico) Francesco Cordio traccia il non-senso di luoghi istituiti per curare e che diventano invece tuguri dove rinchiudere e dimenticare il volto ‘meno gestibile’ della nostra società. Allo stato di impotente follia (o meglio stato di disadattamento) di tante persone si contrappone così (prevaricandolo) il modus operandi di rea follia di uno stato che emargina, segrega e infine dimentica perfino i diritti basilari dell’integrità e della dignità umane (che andrebbero invece preservate a ogni costo e in ogni caso).

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