Recensione Lo stagista inaspettato

Come passa il tempo un pensionato settantenne ormai rimasto vedovo? Godendosi il tempo libero oppure trovandosi un lavoro da stagista in una azienda di ecommerce, proprio come ne Lo Stagista Inaspettato.

Recensione Lo stagista inaspettato
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"Amore e lavoro, lavoro ed amore. Questo è tutto ciò che conta". Ecco come si può riassumere, secondo Ben Whittaker, la vita: e lui è un vero esperto, visto che a settant'anni ha vissuto davvero tantissime esperienze, girato il mondo, visto le generazioni evolversi. Rimasto vedovo, però, ha scoperto che le giornate da pensionato non sono proprio quello che si aspettava, anzi. In breve tempo ha iniziato ad annoiarsi del non avere nulla da fare, nonostante i viaggi, le sessioni di tai chi nel parco, i caffè di Starbucks presi alle 7.15 di ogni mattina solo per sentirsi parte del frenetico mondo del lavoro. Ben Whittaker è un uomo ancora pieno di energia, volenteroso di condividere le sue esperienze e conoscenze, non ancora disposto ad arrendersi a un futuro fatto di solitudine e dolorosi ricordi. Un uomo un po' atipico se accostato all'immagine generica che abbiamo dei settantenni classici, ma dall'indole moderna, specchio di un cambiamento generazionale che ormai è avvenuto da tempo. E mentre i giovani combattono tra l'apatia di un futuro senza speranze e la voglia prorompente di diventare qualcuno, Ben si ritrova a diventare uno stagista... a tornare indietro nel suo percorso lavorativo, divenendo... Lo Stagista Inaspettato.

Senza mai fermarsi?

Per cercare di sfuggire alla noia della vita da pensionato, Ben (Robert De Niro) decide di proporsi come stagista senior in una azienda che si occupa di vendita di articoli di moda online. "Una volta ho letto che i musicisti non vanno in pensione. Smettono quando si accorgono di non avere più musica da dare. Beh, io ho ancora della musica da dare. Ne sono assolutamente certo": come dire di no a una affermazione del genere? Ben viene assegnato al ruolo di assistente di Jules Ostin (Anne Hathaway), fondatrice dell'azienda, sempre di corsa, impegnatissima nel suo lavoro, ossessionata dall'idea che tutto sia perfetto. Praticamente una evoluzione di quello che sarebbe potuto diventare il personaggio della Hathaway ne Il Diavolo Veste Prada se avesse seguito gli insegnamenti della sua instancabile editor e avesse aperto un'azienda tutta sua (il paragone mentale è inevitabile e anche piacevole!). Jules ovviamente non vuole uno stagista, tantomeno uno ormai avanti con l'età, con il quale non sa proprio come relazionarsi. Ma Ben riuscirà presto a farsi voler bene da tutti, anche dalla super impegnata donna d'affari che, magari, in lui non troverà le giuste competenze informatiche e di social manager, scoprendo invece l'importanza della sua innata capacità di comprensione delle persone. Fermarsi ad ascoltare gli altri per permettere loro di andare avanti, infatti, è proprio la sua specialità.

Evoluzione generazionale?

La regista Nancy Meyers è sempre stata affascinata dalle relazioni e dai sentimenti, rendendoli il punto forte di ogni suoi film, giudicati da tutti ironici, commoventi e sempre molto sinceri. Per Lo Stagista Inaspettato dirige il suo sguardo verso un tipo diverso di rapporto, senza però dimenticare tutto quello che ha imparato e sperimentato in passato. "Le relazioni sono il filo conduttore dei miei film, ma esistono altri tipi di relazioni oltre a quelle romantiche. Perciò quando ho avuto l'idea di un uomo anziano che torna al lavoro come stagista, ho realizzato che non sarebbe stata una storia d'amore nel senso tradizionale del termine; si sarebbe trattato di una storia sui legami e l'amicizia... tra due persone le cui strade altrimenti non si sarebbero mai incrociate". Ma Lo Stagista Inaspettato non è solo questo e, alla relazione tra Ben e Jules, incastra anche altri rapporti difficili: matrimoniale, genitoriale, di iniziale conoscenza o ricostruzione di una vita sentimentale ormai dimenticata. I due protagonisti si ergono a caposquadra di due generazioni che sono cresciute in modo diverso, ma che alla fine dei conti non hanno valori poi così differenti tra loro e, proprio per questo, riescono a comunicare. La loro è una evoluzione graduale, che parte dall'ironico e totale rifiuto per terminare con un collaborativo distacco. La narrazione de Lo Stagista Inaspettato, in questo modo, accompagna lo spettatore per mano in questo percorso fisiologico di conoscenza e comprensione, forse un po' banale e già visto, ma non per questo meno piacevole. Perché il film, nonostante l'idea originale di partenza, bisogna ammettere che si muove su terreni solidi, già più volte testati dalla regista, non proponendo nulla di nuovo e stravolgente. La Meyers non abbatte nessun muro e va avanti per la sua strada, costruendo però un'atmosfera intima e familiare, in cui lo spettatore si sente comodo, protetto e spinto a sorridere davanti a sciocche e dimenticate verità.

Lo stagista inaspettatoMentre le donne hanno intrapreso un percorso da ragazze a donne, gli uomini sono passati dall’essere uomini, a ragazzi. Mentre alle ragazze veniva detto che potevano riuscire a fare qualunque cosa, credo che invece gli uomini si siano un po’ persi lungo la strada e stiano ancora cercando di capirne il perché”, racconta la regista. E questo pensiero è palesemente intrecciato con ogni azione de Lo Stagista Inaspettato che, tra una battuta e l’altra tra i due attori protagonisti, cerca di dare un punto di vista pulito e poco ambizioso su come il mondo stia cambiando ogni giorno di più.

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