Life: Non oltrepassare il limite, la recensione del film con Ryan Reynolds

Daniel Espinosa porta al cinema una nuova mostruosità spaziale con Life - Non oltrepassare il limite, interpretato da Jake Gyllenhaal.

Life: Non oltrepassare il limite, la recensione del film con Ryan Reynolds
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Sebbene, senza ritornare indietro fino agli albori della Settima arte, di mostruosità extraterrestri pronte a trasformare in un vero e proprio incubo ad occhi aperti le escursioni spaziali di poveri astronauti il grande schermo cominciò ad occuparsene già ai tempi del poco conosciuto Il mostro dell'astronave di Edward L. Cahn e del classico della fantascienza tricolore Terrore nello spazio di Mario Bava, rispettivamente datati 1958 e 1965, pare che l'idea di base di Life - Non oltrepassare il limite abbia cominciato a prendere forma quando si è diffusa la notizia dell'atterraggio del rover Curiosity su Marte. Del resto, il regista Daniel Espinosa - cui si devono l'action movie Safe house - Nessuno è al sicuro e Child 44 - Il bambino n. 44 - ha sì dichiaratamente prestato attenzione a pietre miliari del genere quali 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, Solaris di Andrei Tarkovsky e, ovviamente, Alien di Ridley Scott, ma non manca di osservare: "Credo che il motivo principale che ha spinto tanti grandi registi ad intraprendere un percorso nella fantascienza fosse il forte desiderio di lavorare con l'ignoto, che fosse la paura o il fascino dell'ignoto viviamo in un mondo fisico e materiale, mentre nello spazio ci si trova catapultati in un'avventura a parte. Non ne conosciamo le sembianze, non sappiamo cosa si prova, né cosa possa farci o dove si trovi. Non ci sono rumori. E tutto questo è agghiacciante".


Terrore nello spazio

Infatti, a differenza dell'insuperabile capostipite che ha aperto la strada alla popolare saga interpretata da una Sigourney Weaver sempre pronta ad affrontare lo spaventoso xenomorfo sfonda-crani ideato dai compianti Hans Rudolf Giger e Carlo Rambaldi, la pellicola con protagonisti Jake Gyllenhaal, Ryan Reynolds e Rebecca Ferguson s'immerge in un contesto decisamente realistico, molto più vicino alla concretezza della scienza che all'assurdità della fantascienza, nonostante la dimensione horror in cui il tutto finisce risucchiato. Perché, anche nel caso di Life - Non oltrepassare il limite, è una misteriosa forma di vita in rapida evoluzione a minacciare una squadra di scienziati in missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, della quale fanno parte scienziati, meccanici, ingegneri e medici con i volti dei già citati Gyllenhaal, Ferguson e Reynolds, a cui vanno aggiunti Sho Murakami e un paraplegico Ariyon Bakare. Tutti sotto il comando del cosmonauta russo cui concede anima e corpo Olga Dihovichnaya, nonché pronti a fare da campionario umano sacrificabile ai fini dell'intrattenimento da brivido dal momento che, a causa dell'estinzione della vita sul pianeta rosso, la già citata creatura aliena comincia a dargli seri problemi.

Lei, la creatura

Creatura destinata progressivamente a crescere ed a rivelarsi viscida e tentacolata, ricordando in parte il famigerato Blob nel suo primo attacco nei confronti di una mano di uno dei protagonisti, ma apparendo piuttosto originale e distante da precedenti modelli cinematografici di abomini nascosti nell'immenso universo stellare. Non a caso, denominato Calvin, non si tratta dell'ennesimo, imponente essere dal capo smisurato o dal colore verdastro, bensì di un organismo monocellulare privo di un'intelligenza superiore capace di riprodursi tante volte fino a diventare pluricellulare, oltre che di sopravvivere nell'ambiente dove si è riprodotto. Essere ispirato ad un fungo mucillaginoso e che, senza perdere tempo, vediamo quasi subito in scena, una volta concessa la giusta quantità di fotogrammi in movimento utili alla presentazione dei diversi personaggi. La minaccia extra-terrestre di Life - Non oltrepassare il limite, a cominciare dal "parente su celluloide" che dominò il mitico La cosa di John Carpenter, consente di far riemergere di tutto nella memoria dell'appassionato irriducibile di film di paura; tra i quali, probabilmente, rientra lo stesso Espinosa, considerando che non dimentica neppure di far omaggiare verbalmente ai suoi attori lo zombie movie lovecraftiano Re-animator. Anche perché, sebbene ci troviamo dinanzi ad una produzione ad alto budget sfornata da una major, il respiro che la attraversa non si discosta affatto da quello che ha caratterizzato non pochi b-movie nati sulla scia del sopra menzionato capolavoro scottiano; a cominciare dal fatto che, al di là di una brevissima sequenza ambientata sulla Terra, l'operazione si svolge del tutto in orbita, in un unico, più o meno claustrofobico ambiente chiuso. Man mano che i cadaveri aumentano e che, con l'assenza di gravità ad accompagnare la vicenda, lo spettatore non si annoia affatto e viene condotto ad un epilogo nient'affatto scontato... anche se una maggiore fantasia nelle varie morti ed una maggiore dose di splatter avrebbero giovato ancor di più a Life - Non oltrepassare il limite.

Life: Non oltrepassare il limite L’angusta Stazione Spaziale Internazionale, dal clima inospitale e privo di gravità, rappresenta lo scenario d’ambientazione di Life - Non oltrepassare il limite, semplicemente incentrato su un manipolo di individui alle prese con una sanguinaria minaccia extraterrestre. Chiaramente, l’idea di base appare non poco vecchia, sentita e risentita, ma il lungometraggio gode di buon ritmo narrativo e, tirando in ballo una creatura piuttosto inedita all’interno del panorama delle mostruosità fantascientifiche cinematografiche, svolge efficacemente il proprio dovere di regalare al pubblico un discretamente coinvolgente spettacolo horror stellare che, confezionato con professionalità, avrebbe soltanto necessitato di elevare il tasso di gore al di sopra di qualche sbocco di sangue sparso.

6.5

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