Recensione Leviathan

Dalla Russia un potentissimo film drammatico che tratteggia l’ineludibile e dirompente forza delle iniquità sociali: una pellicola di grande potenza visiva e straordinarie prove attoriali.

Recensione Leviathan
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In una remota città costiera nel nord della Russia, vicino a un mare grande e potente che accoglie sulle sue rive enormi relitti di cose e animali, Kolia vive un'esistenza di equilibrio precario con il figlio (avuto da una precedente relazione) e sua moglie Liliya. Quando il sindaco del paese, uomo corrotto e senza scrupoli, pingue e rubicondo come un Falstaff moderno, deciderà di mettere le mani sulle terre di Kolia, ed espropriarle per farne un business di altri profitti, Kolia risponderà d'istinto a quel tentativo di sopruso. Avvierà dunque una causa legale che dovrebbe porre un freno allo spadroneggiare del sindaco e sventare la demolizione della propria casa. Chiamato ad affrontare le beghe legali relative all'esproprio dei terreni, sarà il giovane e aitante Dmitriy, potente avvocato di Mosca ed ex compagno d'armi di Kolia. Determinato a far valere i suoi diritti, Kolia (con l'aiuto di Dmitriy) non si darà per vinto neanche quando l'intero ‘apparato di giustizia' sembrerà difendere senza remore e con la tipica ostilità del linguaggio giuridico i poteri forti, gli organi governativi. Cercherà dunque di mettere ko l'avversario con un gioco altrettanto sporco destinato a sfociare in una lotta tra Davide e Golia che non mancherà di portare alla luce tutto l'affanno umano di una sopravvivenza inscritta in certi limiti, impossibilitata a uscirne o farsi valere, che allegoricamente tratteggia tutte le iniquità della società (russa e non solo). Poi, infine, come il Leviathan (Leviatano) del titolo (che si rifà all'omonima creatura biblica originata per volere di Dio dalle acque fangose del caos primigenio) quello stesso mondo in preda al caos si placherà ancora una volta (come l'immenso mare che ne cinge i confini), ma solo quando lo status quo verrà ripristinato e il tentativo di ribellione sarà silenziato a dovere.

Dalla Russia con (lancinante) dolore

Premio per la miglior sceneggiatura allo scorso festival di Cannes e candidato russo come miglior film straniero agli oscar 2015 (Ida ha poi avuto la meglio), Leviathan del russo Andrei Zvyagintsev è un film agghiacciante e cupo che vanta una bellezza e una potenza narrativa rare. Zvyagintsev racconta infatti il piccolo circuito sociale di corruzione e adesione di poteri forti (lo stato e la chiesa) a fronte dell'ineludibile soccombere del piccolo (il cittadino senz'arte né parte) con un crescendo emotivo e drammatico senza pari. Nella distensione temporale che traduce l'immanenza degli spazi in luoghi contemplativi e il susseguirsi di eventi in una scansione assai realistica delle vicende narrate, Leviathan segue con cura e dettaglio introspettivo l'evoluzione/rivoluzione cui andrà incontro ogni singolo personaggio all'interno di questo micro conflitto sociale che avrà macro conseguenze sulle esistenze di tutti. Vittime e carnefici di uno stesso sistema predeterminato dove lo scambio (anche temporaneo) dei ruoli non è minimamente contemplato. Una giustizia relativa che non è certo uguale per tutti muove le fila di questo bellissimo film che fonde con estrema perizia i tempi perfetti del thriller alla profondità emotiva del dramma famigliare/sociale, illuminando i perdenti di una luce quasi mistica che li appaia per forza e bellezza alla grandezza del Leviatano del titolo, metaforicamente associato alla maestosità di quel mare freddo e di quei luoghi semi-deserti e fin troppo suggestivi meravigliosamente fotografati da Mikhail Krichman. Il potere che non teme rivali, l'insoddisfazione neanche troppo latente del vivere una vita di scorta, la disperazione (vana) di far valere i propri diritti e l'illusione di potersi battere ad armi pari in un mondo impari, sono le tematiche che Zvyagintsev fa confluire in questo maestoso film dove forma e contenuti parlano la stessa lingua di un cinema con la c maiuscola. Quel cinema capace di rendere i drammi della vita reale appassionanti nella loro cruda linearità. Un fiume di vodka innaffia e lava via i peccati di questo mondo russo di piccoli uomini e grandi soprusi, tutti risucchiati nelle acque di un mare complice e infine silenziati nelle parole di una chiesa che si traveste di illusoria misericordia.

Leviathan A un anno di distanza dal ‘passaggio’ a Cannes e dalla vittoria del premio per la miglior sceneggiatura, arriva nelle sale nostrane Leviathan del regista russo Andrei Zvyagintsev. Un film potente che ci racconta delle ingiustizie quotidiane tracciandone il profilo subdolo e tentacolare in cui si nascondono. Una prova registica davvero superlativa in cui sceneggiatura, recitazione, e potenza visiva delle immagini convivono a livelli davvero sorprendenti e in perfetto connubio di valore artistico e dramma sociale.

9

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