Recensione Leoni

Neri Macorè è Gualtiero Cecchin in una commedia corale che ridefinisce le nuove crisi della società contemporanea

Recensione Leoni
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Gualtiero Cecchin (Neri Marcorè) è l'ultimo rampollo della potente casata dei Cecchin, nome legato a doppio filo all'idea di un'aristocrazia veneta di un tempo tutta lusso e buoni affari. Ma in tempo di crisi e passato a miglior vita il pater familias artefice di tanta ricchezza, anche il gruppo dei Gualtiero Cecchin si ritrova a vivere la propria crisi, aggrappato ai ricordi di un fasto che ancora (soprav)vive nel lusso della storica villa di famiglia e nel piglio aristocratico e combattivo dell'anziana lady di casa, Mara (una sempre ottima Piera Degli Esposti), rigida e solida matriarca determinata a salvaguardare il proprio nome così come l'onore del proprio sfaticato ma amabile primogenito Gualtiero. Ma la vita del rampollo, da sempre abituato a vivere del suo status senza mai doversi realmente sporcare le mani col vile lavoro, è di giorno in giorno più faticosa, stretto nella morsa dalle crescenti spese di un matrimonio (con figlio) andato in malora e le ostilità del cognato Alessio (marito della unica sorella di Gualtiero - Elisa - professoressa di matematica in un liceo di zona), da sempre ossessionato dall'idea di distruggere l'immagine - e appropriarsi dell'impero - di Gualtiero. Un'impasse che il (non più così) giovane Cecchin deciderà di risolvere mettendo a frutto tutta la propria creatività, e impegnando le proprie energie per realizzare il primo ‘crocefisso in plastica riciclata'. Ma le finanze per l'avvio del business (manco a dirlo) sono ben poche e così Gualtiero deciderà sprovvedutamente di mettersi in affari con un losco figuro del sud, apparentato da vicino con il giro della camorra napoletana. Per questo motivo la vendita dei crocefissi si rivelerà in breve tempo un affare davvero ‘esplosivo'. Eppure, dalle conseguenze non proprio rosee del suo fiuto per gli affari, Gualtiero infine riuscirà a uscirne quasi immacolato, perché d'altronde la sua massima - da cui prende il titolo anche il film (Leoni, per l'appunto) - è: "La vita è una gabbia di leoni, e io sono il miglior domatore sulla piazza". Scusate se è poco.

Neri Marcorè è Gualtiero Cecchin

L'immagine e lo status quo di una famiglia più che influente (a sua volta rappresentativa di un Veneto del passato fatto di ricchezze e pochi pensieri) diventano in Leoni (primo lungometraggio per il regista Pietro Parolin) il mezzo per raccontare burattinai e burattini del nostro vivere contemporaneo, dove ancora paga la ‘miccia' di una buona idea ("Se cerchi bene la tua strada la trovi, basta avere un'idea") ma soprattutto ancora vale il potere dell'essere influenti, ovvero quel ‘sapere cose' che possono essere all'uopo fondamentali per mercanteggiare in una situazione critica. Parolin mescola dunque il tragico al comico, facendo emergere con esuberanza i caratteri specifici dei suoi ‘nuovi mostri', tutti - all'occasione - disposti a barattare etica e ‘buone maniere' in cambio della propria salvezza. A confronto ci sono poi le generazioni, quella del passato che promuoveva gli affari in nome di virtù ed eleganza, quella del presente che bada all'espediente e al fine più che alla forma, e quella del futuro (il figlio di Gualtiero) che tenta di ritornare all'abnegazione e alla vera mentalità imprenditoriale di un tempo. Una serie di personaggi (il rampollo sbandato, il poliziotto frustrato, la ricca e granitica ereditiera, la non così sprovveduta professoressa e anche il camorrista donnaiolo) con cui Parolin ridefinisce piuttosto bene il declino formale e strutturale del nostro Paese.

Leoni Il veneto Pietro Parolin (maturità classica e Centro Sperimentale di Cinematografia nella sua formazione) firma il suo primo lungometraggio con Leoni, divertente commedia che poggiando sull’identità riccamente svogliata del Gualtiero di Marcorè e che - con un occhio rivolto al passato della graffiante commedia all’italiana (Germi, Monicelli) e un occhio teso al nostro presente fatto di crisi e smarrimento esistenziale, tratteggia una società confusa e confondente popolata di personaggi al limite della macchietta eppure in qualche modo assai aderenti al nostro presente.

6.5

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