Leo Recensione: un film d'animazione atipico da Adam Sandler e Netflix

Leo è la storia di una tuatara che è convinta di aver sprecato la propria vita: da un'idea di Adam Sandler, un film atipico sugli animali.

Leo Recensione: un film d'animazione atipico da Adam Sandler e Netflix
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La categoria animazione su Netflix continua a proliferare, dimostrando la grande attenzione che la piattaforma sta mettendo nei confronti di un genere che ha da sempre offerto ampi spazi di manovra e di adattamento alle esigenze narrative e artistiche degli artisti. Il mostro dei mari, ma la stessa Nimona (qua la nostra recensione di Nimona), passando anche per Arcane e i numerosi altri esperimenti sono alcuni degli esempi di come Netflix stia cercando di tenere sempre alta l'asticella del genere, arrivando ora a proporci Leo, da un'idea e una produzione di Adam Sandler, pronto a battere un terreno del tutto nuovo. Qua invece trovate tutti i film in uscita su Netflix a novembre se volete scoprire cos'altro sta arrivando sulla piattaforma.

Leo: il mondo dietro un vetro

Leo è un tuatara e vive da sempre in cattività, all'interno di una teca di vetro posta in una scuola elementare: è arrivato lì nel 1949 e oggi, nel 2023, ha 74 anni. Stando a quanto affermano gli umani che nel corso del tempo lo hanno osservato e guardato, non dovrebbe vivere per più di 75 anni: gli resta appena un anno per sfruttare al meglio quella che è stata, a suo dire, un'esistenza prossima al vacuo.

Lui, che da quando è nato occupa la quinta elementare, osserva da una posizione privilegiata e senza alcun tipo di sforzo quello che è il mondo che lo circonda: dinanzi a sé studenti di ogni tipo e di ogni possibile estrazione sociale, dalla ragazzina chiacchierona piena di complessi fino alla figlia dei divorziati che cerca nell'approvazione della maestra l'affetto che non riceve a casa. Accanto a Leo c'è Squirtle, una tartaruga che affronta con altrettanta lentezza la vita, convinta anche lei che nulla potrà variare nelle loro giornate. Fino a quando la maestra non sarà costretta a lasciare spazio a una supplente, il cui arrivo stravolgerà tanto le vite dei ragazzi quanto quella di Leo e Squirtle, spingendo il mondo e l'ordine a essere sovvertiti. I temi affrontati da Leo, in quanto film, da questo momento in poi finiscono per essere innumerevoli, ma tutti in grado di essere riportati al medesimo canovaccio: l'isteria causata dalla necessità dell'essere approvati e la foga della competizione. Tutti i ragazzi in quinta elementare soffrono per qualcosa, per lo più a causa dell'educazione che arriva da parte dei genitori: tra chi anela il successo e lotta insistentemente per far sì che il proprio figlio sia il primo della classe o chi invece vive la quotidianità con un intenso senso di ipocondria infliggendo ansie ai figli. Non è un problema di bambini, quanto di genitori. Un sostrato del genere è pane per i denti di una tuatara, che dopo 74 anni di esperienza può andare a seminare consigli di famiglia in famiglia, approfittando di una magia: il poter essere compreso dagli umani.

Una storia figlia della sua terra

È chiaro che molti degli aspetti raccontati e affrontati fanno parte di una cultura che è figlia degli Stati Uniti e che potrebbe quasi sembrare distante dalla nostra. In America il successo e la popolarità sono fondamentali per poter avere la meglio sul prossimo e ottenere il consenso necessario a trionfare prima, di più e con maggior consapevolezza.

Non solo sul prossimo in generale, però, ma anche sulle altre classi per vincere l'ambito premio di una gita scolastica, tutti insieme. Leo salterà di casa in casa scovando quelle che sono le ansie e le preoccupazioni dei vari bambini, risolvendo i loro problemi con leggerezza e offrendo un altro punto di vista: non farà psicanalisi, ma darà una semplice e spensierata spinta verso la libertà. Quella stessa che lui anela.

I problemi del film d'animazione prodotto da Adam Sandler, però, non tardano ad arrivare: innanzitutto l'esigenza di toccare quanti più aspetti possibili e affrontare tutte le tematiche tirate in ballo dalle variopinte famiglie della scuola costringe la sceneggiatura a vivere di schizofrenia, senza sapere dove colpire con insistenza. Si tocca la questione della cattività, si affrontano le problematiche dei genitori e poi dei ragazzini, mutando il tono della narrazione in più occasioni; fino ad arrivare a quello che dovrebbe essere l'evento scatenante che spinge Leo al terzo atto, alla risoluzione dell'intreccio: forzato, eccessivo, a tratti fuori contesto. Elementi che conducono il film a perdere la messa a fuoco generale su ciò che stava accadendo e arrivando a creare un'insalata di eventi che interrompe l'empatia generata dalle prime fasi.

Un musical esasperato

Accanto a tutto questo, Leo è pervaso dalla necessità di offrire un'altissima quantità di scene cantate, anche là dove non è necessario. A parte l'iniziale happy village song di matrice squisitamente disneyana, atta a introdurre e presentare in una rapida sessione tutta la schiera di famiglie coinvolte, il resto è sempre eccessivo, condito da musiche e da testi per niente ispirati e che non riescono a essere nemmeno orecchiabili.

Inoltre, non aggiungono nessun tipo di intrattenimento alla narrazione, né danno ai protagonisti l'occasione di sfogarsi nel modo in cui vorrebbero: l'obiettivo di provare a emulare le produzioni di Burbank non viene nemmeno accarezzato, anzi si finisce per ottenere l'effetto contrario, generando un'esperienza sdolcinata e fuori contesto.

D'altro canto in alcuni momenti la pellicola si lascia andare a delle gag che funzionano e che strizzano l'occhio anche a un pubblico un po' più adulto: tra queste la similitudine tra Leo e Godzilla, replicata in una scena che sicuramente vi strapperà un sorriso, ma anche quelle di Squirtle, sempre molto sagaci e ironiche. Il divertimento finisce per essere genuino anche grazie alla contestualizzazione dei tempi moderni, tra Nintendo Switch, Rumba, purificatori Dyson e droni volanti senzienti pronti a intervenire al bisogno. Il film parla alla generazione a cui vorrebbe rivolgersi, ossia ai bambini, a tratti, accusando anche qui della messa a fuoco non proprio regolare che invece ci vorrebbe in un film d'animazione.

Il livello dell'animazione, unita anche alla capacità di andare a declinare diversi contesti con altrettanti elementi scenografici, riesce a essere sempre alta. Leo passa dall'ambiente scolastico alle case dei suoi compagni di classe, tutte pronte a offrire varianti sia sociali che di ceto; arriva nelle paludi della provincia e finisce per donarci anche degli scorci dall'alto, tutto in modo sempre allegro, con dei colori pastello molto accesi e intenzionati a rendere il film accessibile a chiunque, soprattutto ai bambini. Il doppiaggio è altrettanto gradevole, con il protagonista interpretato da un camaleontico e quasi del tutto irriconoscibile Edoardo Leo, che sostituisce Adam Sandler nella versione italiana. Lo stesso cast che gli gira intorno è gradevole da ascoltare e totalmente promosso.

Leo Leo è un film che si può premiare per quella che è la scelta del tema da trattare e la capacità di far trasparire, dagli occhi di un animale, i disagi dei bambini d'oggi. Una quinta elementare in difficoltà, carica di ansie e di dolori, pronti a esplodere grazie alla capacità di ascolto di Leo. Allo stesso tempo, però, il film soffre di una struttura all'inizio troppo ripetitiva, di una ridondanza di fondo e un numero ingiustificato di sessioni canore. Aspetti che ne ledono a tratti la riuscita, soprattutto nel suo perdere il bandolo della matassa quando arriva nel terzo atto e dovrebbe condurci a una risoluzione. Resta in ogni caso un buon film d'animazione da guardare in famiglia, con i propri figli, in grado di farci sorridere con alcune battutine e riferimenti alla cultura nerd graditi ai più grandi, concedendoci anche una finestra sul mondo americano... che non è poi così distante dal nostro.

7

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