Ricordate Sono un fenomeno paranormale, la commedia che vide il grandissimo Alberto Sordi nel ruolo di un conduttore televisivo che, in seguito ad un viaggio in India, si ritrovava in possesso di particolari facoltà difficilmente riconducibili al comune essere umano? Sorge quasi spontaneo pensare che il napoletano classe 1989 Giuseppe Alessio Nuzzo vi abbia preso ispirazione per mettere in piedi Le verità, suo primo lungometraggio, a proposito di cui dichiara: "La pellicola si basa su una storia realmente accaduta: proprio la vita reale insegna che le facce della stessa medaglia non sono mai uguali, che ci sono sempre almeno due verità, una più limpida, chiara ai nostri occhi, quella più semplice, e un'altra più remota, nascosta. E quale di queste è quella giusta? Qual è la reale faccia della verità? Almeno due sono le verità del film, due i potenziali finali della pellicola, due le facce dei protagonisti, due le fotografie, due le ambientazioni, due le scenografie, due i costumi, due le regie".
Fenomeni paranormali (in)controllabili
Perché, nell'ottica di un ritorno in Italia al cinema di genere e nel tentativo di esplorare il thriller psicologico, Le verità parte dalla figura del giovane imprenditore Gabriele Manetti (intuibile omaggio al regista de Lo chiamavano Jeeg robot e ai Manetti bros) interpretato da Francesco Montanari, il quale, appunto, tornato da un viaggio d'affari in India avverte che la propria vita sta per prendere una direzione diversa da quella che ha sempre avuto. Una direzione che lo porta ad apprendere di aver acquisito la capacità di vedere oltre le apparenze e di prevedere il futuro; man mano che la sua visione del mondo cambia, le certezze che la condizione sociale gli ha permesso di avere ed i rapporti con gli amici e la fidanzata Michela alias Nicoletta Romanoff non sembrano più appartenergli. E sono proprio le improvvise visioni a lasciar intuire la venatura soprannaturale della circa ora e quaranta di visione, la cui tematica lascia in un certo senso ripensare ad una di quelle sfruttate nel popolare telefilm Ai confini della realtà; mentre, a complicare ancora di più la situazione, provvedono inaspettati incontri con la misteriosa Aylin incarnata da Anna Safroncik. Nome che, al di là di una irrilevante partecipazione di Maria Grazia Cucinotta, va ulteriormente ad arricchire un cast comprendente, tra gli altri, Fabrizio Nevola e Luigi Diberti, ma la cui direzione lascia il più delle volte abbastanza a desiderare. Un cast che non manca neppure di essere penalizzato da dialoghi non privi di ridicolezza, immerso in tempi narrativi da soap opera e al servizio di un'operazione che, purtroppo, nonostante le buone intenzioni finisce oltretutto per risultare difficilmente comprensibile.