Recensione Le nevi del Kilimangiaro

La parabola etica di Robert Guédiguian tra ingiustiza sociale e senso di solidarietà

Recensione Le nevi del Kilimangiaro
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Cantore del proletariato, narratore di storie che ruotano spesso attorno alla difficoltà di uscire da una sofferenza economica che è anche e soprattutto mentale, il francese Robert Guédiguian (figlio di immigrati: armeno il padre, tedesca la madre) s'ispira alla poesia di Victor Hugo Les pauvres gens (La povera gente) per narrare come la serenità acquisita da un proletariato che si è fatto strada negli anni ‘70 e ‘80 a suon di scioperi e sacrifici - per raggiungere quella sorta di ‘illusione borghese' nella quale ora vive - sarà facilmente messa in discussione da un ragazzo qualunque, che di quel proletariato fa ancora parte a pieno titolo, e che nell'ingiustizia di aver perso il lavoro troverà il coraggio di rendersi egli stesso partigiano di ingiustizie. Dunque per questo meno condannabile? Questo lo spinoso quid alla base del film. Una storia che si trascina dietro grandi valori e grandi sentimenti (tutti catalizzati dal grande carisma di una coppia amorevole e ‘giusta' oltre ogni umana aspettativa) ma lo fa con una regia estremamente luminosa (giornate di sole avvolte dal frinire delle cicale) che si muove con la leggerezza di una piuma, sempre in bilico tra il giogo degli attriti sociali e l'armonia soffusa che scaturisce degli affetti (quelli veri), capaci di superare con coraggio e dignità qualsiasi impasse esistenziale.

Derubati della serenità

Michel (il sempre ottimo Jean-Pierre Darroussin), sindacalista convinto (una passione nata sulle pagine di quei fumetti in cui lui s'immedesimava nella figura di giustiziere) prossimo alla pensione, viene licenziato all'interno di un drastico quanto casuale (i licenziati verranno estratti a sorteggio) schema di tagli. Assieme a lui perdono il posto altri lavoratori, più o meno giovani, più o meno esposti alla miseria, tra cui il giovane Cristophe, un ragazzo con una madre irresponsabile e due fratelli piccoli a carico. Nonostante il licenziamento, Michel continuerà a vivere normalmente la sua vita, oramai resa piuttosto morbida da una acquista sicurezza economica (una bella casa, le grigliate domenicali, i figli e i nipoti cui badare, i viaggi - o meglio un viaggio regalatogli dai figli in occasione dei suoi trent'anni di matrimonio con la moglie Claire-), un'unione fondata su solidi sentimenti di fiducia, stima e affetto reciproci. Ma un pomeriggio, radunatisi per giocare a carte con la sorella di Claire e suo marito (anch'egli sindacalista da una vita), l'armonia dei due coniugi verrà bruscamente interrotta da due giovani che li malmeneranno e deruberanno senza scrupoli (anche e soprattutto della loro serenità), lasciandoli impauriti e profondamente scioccati da tanta brutalità esercitata ai loro danni. Qualcosa che mal si sposa con i sacrifici e la fiducia nel prossimo che era alla base del loro ideale sociale. Cominceranno una serie di dubbi e interrogativi sulla strada che li ha condotti a quella vita che ora sembra agiata e che, forse, non contempla la miseria che è invece stata trasferita altrove. Ancora una volta, starà alla loro splendida solidità umana e relazionale sciogliere i nodi di quel denso dramma esistenziale per riuscire a sedare il senso di rivolta sociale che s'insinua tra ricchi e poveri, agiati e miseri, senza tenere conto di valori estremamente importanti come il senso di solidarietà.

Per chi e per che cosa abbiamo lottato?

È questa la spinosa questione su cui indaga Le nevi del Kilimangiaro, un film sul confronto umano e generazionale tra persone appartenenti allo stesso ideale sociale, tutte ugualmente vestite di tute blu, eppure ritrovatesi a rappresentare due stadi diversi del loro sogno (l'utopia e la realizzazione) inesorabilmente in conflitto tra di loro. Uno stato di appartenenza minato da una specie di sorteggio fatale capace di porre gli individui, a caso, da una parte o dall'altra della barricata di un'esistenza felice. Eppure, una volta attraversato il sorridente giardino della loro vita, scontratisi contro il muro di chi in quel giardino non vi ha mai messo piede, Michel e Claire sapranno mettersi in discussione e, soprattutto, a disposizione del prossimo, abdicando a un pezzo di quell'illusione borghese alla quale appartengono, e spogliandosi dei privilegi acquisiti per aiutare, nonostante tutto, chi si trova in difficoltà. Un bel film sulla felicità e l'infelicità familiare che a un certo punto s'incontrano e imparano a stringersi la mano, rispondendo alla domanda: per chi e per che cosa abbiamo lottato?

Le nevi del Kilimangiaro Da sempre attento alle dinamiche che attraversano e affliggono il proletariato e in generale le classi più deboli, il regista francese Robert Guédiguian realizza un film intenso ed equilibrato sul contrasto sorto tra gente ascritta agli stessi ideali eppure finita, per volere del caso, a incarnare la contrapposizione tra miseria e serenità. Idiosincrasie sociali e generazionali che daranno luogo a un duro scontro umano, che troverà però una sua risoluzione nei radicati valori di giustizia e solidarietà di una coppia speciale che si opporrà al circolo vizioso di ingiustizia che naturalmente si alimenta all’interno delle società.

7.5

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