Recensione La zona morta

Iil "thriller della mente" di David Cronenberg tratto dal libro di Stephen King

Recensione La zona morta
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E' il 1983 quando il maestro del brivido incontra l'esteta delle mutazioni carnali su grande schermo. La zona morta, tratto dal romanzo di Stephen King e diretto dal maestro David Cronenberg (che nello stesso anno aveva girato un sottostimato capolavoro come Videodrome) è ispirato, così come il libro, alla vita del famoso psichico Peter Hurkos, che sostenne di aver acquisito dei poteri di preveggenza in seguito ad una rovinosa caduta. Nella versione di finzione invece il protagonista Johnny Smith (interpretato da Christopher Walken) finisce in coma per cinque anni in seguito ad un grave incidente automobilistico. Al suo risveglio Smith scopre di avere un misterioso ed inquietante potere, quello di vedere eventi passati e futuri di una persona soltanto toccandole la mano. Sull'uomo, già duramente provato dai cinque anni di involontario "letargo" nonché afflitto dall'abbandono della fidanzata (che ha sposato un altro), si accendono le attenzioni mediatiche e anche la polizia stessa sceglie di rivolgersi a lui per cercare di risolvere l'indagine su un serial killer. Ma il peggio per Smith deve ancora arrivare...

The Dead Zone

Tra i film precedenti alla svolta di A history of violence, La zona morta è probabilmente il progetto (il primo ad Hollywood, prodotto tra gli altri da Dino de Laurentis) più classico e privo delle perversioni / influenze tipicamente cronenberghiane, ma questo non lo sminuisce assolutamente e anzi lo rende un'opera di rara particolarità nella carriera del regista. Un'opera solida ed essenziale che trova proprio nella sua semplicità di messa in scena la maggior forza, e la stessa inquietudine costante non è opprimente come in altri occasioni, permettendo alle "sfuriate" narrative di emergere in tutta la loro ruvida potenza. La storia di un uomo che ha perso cinque anni della propria vita e si ritrova affetto dalla comparsa di incredibili poteri mentali è raccontata col giusto distacco, scelta consapevole e ragionata che impedisce un'empatia totale da parte dello spettatore e rendendo proprio la trama la vera protagonista. Pur nelle sua deviazioni pseudo fantastiche è una trama che rimane coi piedi saldamente per terra (non a caso i veggenti vengono utilizzati anche nella realtà in indagini più o meno ufficiali) e che concede solo qualche breve sussulto all'impossibile, declinandosi sulla scia di un thriller drammatico dalle prospettive intense e originali. Lo stesso dilemma morale che affligge Smith, novello Cassandra del ventesimo secolo, riesce a creare interessanti spunti di riflessione che vergono sul tema "se conoscessi il futuro, saresti in grado di cambiarlo in meglio"? Questioni ataviche tratteggiate con lucidità grazie anche ad una regia precisa che si prende i suoi giusti tempi e permette una coerente maturazione dei personaggi, sfociando in un finale in cui riecheggiano, trasfigurati, ancora i traumi dell'assassinio di Kennedy. Accompagnati da una sfuggente quanto macabramente incantatoria colonna sonora firmata da Michael Kamen (X-Men, Arma letale), gli interpreti svolgono il loro compito con convincente dovizia, in particolare il sempre ottimo Walken e uno sprezzante Martin Sheen (Apocalypse now, La rabbia giovane).

La zona morta Tratto dal libro di Stephen King, La zona morta è il film più convenzionale di Cronenberg, etichetta che non gli impedisce comunque di essere solido e convincente e in grado di aprire, tramite spunti fantastici ma con basi d'ispirazione reali, le porte a diversi e controversi spunti di riflessione. Christopher Walken offre anima e corpo ad un ruolo di non semplice immedesimazione, trovando la giusta alchimia con i tempi e le atmosfere ricercate dall'autore.

8

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