Recensione La Zona

Recinzioni, filo spinato, telecamere, ricchezza e paura. Tutto questo è La Zona.

Recensione La Zona
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Intro

Un tempo erano i poveri ed i "diversi" ad essere esclusi ed isolati. La maggioranza dominante li schiacciava e li rinchiudeva per averli sotto controllo, per avere il potere su di loro. Ma nel nostro presente e forse ancor di più nel prossimo futuro, sono proprio i ricchi ed i privilegiati ad auto-rinchiudersi dietro muri alti, costantemente sorvegliati dalla polizia privata. Telecamere che osservano tutto e tutti poiché la privacy, come ci hanno ripetuto sino alla nausea, deve cedere il passo in nome della sicurezza, per proteggerci da chi non ha niente da perdere. La Zona, il film d'esordio dell'uruguaiano (ma ormai messicano d'adozione) Rodrigo Plà , che ha riscosso un discreto successo alla Mostra del Cinema di Venezia 2007 vincendo il Leone del Futuro - Premio Opera Prima "Luigi De Laurentiis", giunge in sala ed urla forte attraverso le immagini una realtà cruda che non può non colpire allo stomaco. Plà ambienta la storia a Città del Messico, creando un zona residenziale a maggioranza caucasica, a ridosso della povertà e delle baracche della cittadina, ma questa storia potrebbe rappresentare la deriva di ogni zona residenziale in una qualsiasi città mondiale: per questo vale la pena non sottovalutare il messaggio di questa pellicola.

La Trama

Una notte un temporale imperversa su Città del Messico, sia sulle vecchie case nelle strade impantanate che su La Zona, quartiere residenziale ad altissimo reddito pro-capite. Tre ragazzi in un pullman malandato stanno vivendo le loro vite, fra piccoli furti e prime esperienze sessuali, quando il vento strappa i tiranti di un pannello pubblicitario che piomba sul muro di recinzone della Zona, interrompendone la sorveglianza e creando un invitante varco per i tre ragazzi che ne saranno irresistibilmente attratti. Unica testimone è una ragazzina coetanea che vorrebbe trattenere Miguel, mentre questi si è già arrampicato preceduto dagli altri due ragazzi. Si passano di mano una pistola e nell'inquadratura successiva si sono già introdotti nella casa più vicina per fare razzia di ogni cosa, dalle tazzine decorate alle bomboniere. Si accende la luce all'improvviso e compare la padrona di casa che, pistola alla mano, intima loro di alzare le mani ma Miguel, non visto, afferra un bastone e la colpisce con fermezza al capo. Dopo non sappiamo cosa sia accaduto - Plà ce lo farà rivivere più avanti con un buon meccanismo narrativo guidato dalle parole del ragazzo - ma prima dell'alba si presenta una scena da incubo davanti agli increduli residenti: ci sono quattro corpi inermi a terra...

Focus On

La Zona è nata qualche tempo addietro grazie alle attenzioni di un giudice e di diversi politici, "tutti favori che abbiamo dovuto contraccambiare" dirà Daniel (Daniel Giménez Cacho), delineando così una realtà tutta fatta di compromessi, corruzione e verità taciute. Plà, in una delle più belle e surreali scene del film, conduce lo spettatore nella palestra dove si svolge la riunione dei rappresentanti dei condomini e gli addetti alla sicurezza, ovvero lo stesso Daniel, il rude e pratico Gerardo (Carlos Bardem) e Lucìa (Blanca Guerra), che con decisione si occupa subito di chiarire qual è il punto focale: La Zona gode di uno statuto speciale, per cui anche la polizia non può entrarvi o esercitare la sua giurisdizione senza un mandato, tuttavia il loro mondo dorato può finire per un delitto commesso all'interno della Zona stessa. I condomini sono agitati, terrorizzati, perché improvvisamente si rendono conto che non basta alzare un muro per vivere in un mondo perfetto, ma intanto devono decidere cosa fare di quei corpi. Una timida opposizione vorrebbe chiamare la polizia ma la maggioranza è schiacciante: La Zona non può morire e dimenticare. La luce continua a saltare, mentre il terrore si insinua in ciascuno di loro: hanno scoperto che c'è anche un sopravvissuto, un ragazzo nemmeno maggiorenne si aggira nel loro quartiere ultra-sorvegliato. La realtà torna a bussare alle loro porte sotto forma del commissario Rigoberto (Mario Zaragoza) e la vita agiata del giovane Alejandro (Daniel Tovar) cambierà per sempre. Appena sedicenne dovrà confrontarsi col mondo dei grandi e prendere delle decisioni.

Commento Tecnico e il Cast

Dopo due cortometraggi, Plà esordisce nei lungometraggi con un buon film che prende di petto il tema trattato senza girarci attorno, senza moralismi né retorica. L'intero film è ben curato e la simulazione delle dinamiche insite in questa sorta di mondo a parte sono ottimamente ricreate. Inoltre va sottolineato come alcune scene riescano a trasmettere una forte violenza psicologica, per esempio quella in cui i residenti cominciano a sospettarsi a vicenda. Buona la regia, che utilizza largamente le immagini riprese dai monitor di servizio delle sicurezza, per alimentare a dovere sia la tensione della narrazione sia la sensazione che si assista ad una "caccia al topo in trappola". La fotografia, piuttosto cupa, non è certamente il punto di forza della pellicola anche se è giustificata da un film come questo a basso costo. Plà non ha affidato il ruolo di protagonista a nessuno in questo film corale, anche se un peso maggiore è affidato a Zaragoza (commissario Rigoberto), a Giménez Cacho (Daniel) e al giovane Tovar (Alejandro), possibili rappresentazioni rispettivamente dell'ordine (o della giustizia), della razionalità (o dell'arte del compromesso) e dell'emotività (o il candore). Accanto al significato che ciascun personaggio metaforicamente riveste - Gerardo è sicuramente la forza ed il Questore è la collusione - vale la pena sottolineare anche il contrasto luce/buio che ritroviamo più volte nel film, inteso come scontro ragione/dubbi o anche sicurezza/terrore.

La Zona L'esordio nei lungometraggi di Rodrigo Plà è un film spietatamente reale, che descrive con crudezza e spigolature la realtà quotidiana e lo scontro fra ricchezza e povertà, dove i valori perdono il loro peso schiacciati dagli interessi quotidiani. Un film corale narrato in modo fluido e senza inutile retorica, che riesce a tenere sempre alta la tensione. Con qualche scena interlocutoria in meno e una fotografia più curata, La Zona avrebbe meritato l'appellativo di "capolavoro".

7.5

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