Recensione La versione di Barney

Recensione del film tratto dall'omonimo romanzo di Mordecai Richler

Recensione La versione di Barney
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"Ho letto La versione di Barney per la prima volta quando Mordecai mi ha mandato il manoscritto. Il personaggio di Barney mi parla. E' la storia di una vita pienamente vissuta, di un uomo con tanti difetti e vizi, ma con un buon cuore. E' un romanzo scritto da uno dei miei autori preferiti e uno dei migliori libri che lui abbia mai scritto. In un periodo in cui il mondo occidentale, specialmente quella parte di mondo da cui provengo, pascola docilmente nella dittatura del politicamente corretto, fare un film basato su un libro magnificamente e ampiamente irriverente, mi è sembrata quasi una necessità!".
Facendo riferimento al compianto sceneggiatore e scrittore canadese anglofono Mordecai Richler, con cui già lavorò nel 1985 finanziando l'adattamento cinematografico della biografia Joshua allora e ora, a parlare è l'ungherese Robert Lantos, produttore del cronenberghiano La promessa dell'assassino, il quale ha impiegato oltre dieci anni per portare sullo schermo La versione di Barney, che vede tra i co-produttori il nostro Domenico"Baciami ancora"Procacci e al timone di regia il Richard J. Lewis che, proveniente dalla televisione, annovera nella propria filmografia anche lo straight to video Poliziotto a quattro zampe 3, del 2002.

Panofsky, amore e...

Come il titolo stesso lascia intuire, è dal punto di vista del protagonista Barney Panofsky alias Paul"Lady in the water"Giamatti che ci viene raccontata la sua toccante, saggia e arguta storia, dal momento in cui il suo peggior nemico ha deciso di pubblicare un libro rivelazione in cui ne vengono svelati i capitoli più compromettenti.
Una storia che scopriamo attraverso i tre matrimoni di Barney, ognuno dei quali, come in uno spettacolo circense, rappresenta un atto della sua vita: la prima moglie Clara, con il volto della Rachelle Lefevre di Twilight, spirito libero e infedele con la quale vive una breve la vie de Boheme a Roma, la "principessa ebrea" Mrs. P, interpretata dalla Minnie Driver candidata all'Oscar per Will Hunting-Genio ribelle, e Miriam, cui concede anima e corpo Rosamund"Doom"Pike, incontrata e corteggiata proprio durante la seconda festa di nozze e destinata a diventare la madre dei suoi due figli e l'amore della sua vita.
Una storia che attraversa quattro decadi, mentre Barney, che presenta anche la sfortunata abitudine di ubriacarsi in momenti cruciali, diventa inoltre il primo sospettato del presunto omicidio del suo migliore amico Boogie alias Scott"Underworld"Speedman, scomparso un giorno insieme alla sua giovinezza.

L'eleganza del Richler

"Non ci sono lezioni da imparare da La versione di Barney" aggiunge Lantos, "Non è un racconto moralista, e certamente non pretende di insegnare a vivere perché non esistono regole per vivere la vita. E' piuttosto un film sulle gioie della vita e sulla compassione. Il nostro obiettivo era trasportare il libro sul grande schermo e Mordecai Richler ci ha fornito una mappa meravigliosa e splendida per guidarci. Il nostro compito era quello di seguirla".
E, al di là di un Giamatti decisamente da Oscar, che ci regala un Barney tanto detestabile quanto amabile, provvedono anche uno strepitoso Dustin Hoffman e il mai disprezzabile Bruce Greenwood recentemente visto nel western Meek's cutoff ad impreziosire il cast decisamente in forma di quello che, fin dai primi minuti di visione, si presenta come un coinvolgente, dolceamaro racconto per immagini.
Quindi, un risultato più che soddisfacente se consideriamo soprattutto il fatto che il regista, come già accennato, sia stato in precedenza abituato ai ritmi narrativi e alle caratteristiche dei prodotti destinati al piccolo schermo, qui tutt'altro che avvertibili mentre i fotogrammi scorrono davanti agli occhi dello spettatore.
E, all'interno di una nutrita colonna sonora comprendente vecchi hit del calibro di Sunshine superman di Donovan, Dance me to the end of love di Leonard Cohen e I don't want you here anymore di Dusty Springfield, sono anche i bei temi del nostro Pasquale"La doppia ora"Catalano a conferire un certo lirismo ad un insieme che, con l'alone della morte che sembra bene o male essere sempre in agguato, approda ad una parte finale che difficilmente risulta capace di far evitare la commozione generale in sala.

La Versione di Barney Proveniente dal piccolo schermo, Richard J. Lewis cura la sua prima regia cinematografica trasponendo su pellicola La versione di Barney, pluripremiato ultimo romanzo del canadese Mordecai Richler, scomparso il 3 luglio del 2001. Con il sempre ottimo Paul Giamatti impegnato a regalarci il tanto detestabile quanto amabile protagonista, contornato da un cast degno di nota, ciò che ne viene fuori sono circa 132 minuti (non pochi, quindi) capaci di coinvolgere e divertire lo spettatore, ricorrendo alla lacrima solo quando veramente necessario.

6.5

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