La Vedova Winchester, la recensione del film con Helen Mirren

Michael e Peter Spierig partono dalla vera storia di Sarah Winchester per confezionare una ghost story appassionante e intelligente.

La Vedova Winchester, la recensione del film con Helen Mirren
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Che siate o meno appassionati di armi da fuoco, nel corso della vostra vita avrete sicuramente sentito parlare - nella realtà come nella finzione del cinema - dei celebri fucili Winchester, azienda che negli Stati Uniti è una vera e propria istituzione, un simbolo di affidabilità conosciuto in tutto il mondo. La storia della compagnia, che per esteso si chiama Winchester Repeating Arms Company, ha delle sfumature abbastanza classiche, fondata dall'imprenditore di Boston Oliver Fisher Winchester, è poi passata alle mani del figlio William, scomparso però prematuramente a soli 44 anni per tubercolosi. Un evento che ha sconvolto e cambiato per sempre la vita della moglie Sarah, che di punto in bianco si è ritrovata vedova e con il 51% di una compagnia milionaria. È proprio di lei che si parla ne La Vedova Winchester, nuovo film dei fratelli Michael e Peter Spierig già passati di recente nelle nostre sale con Saw Legacy. Dietro il nome di Sarah Winchester, una donna minuta, elegante e capace di una certa autorità, si nascondono non pochi segreti e leggende, si narra infatti che - grazie alla sua spiccata sensibilità - potesse percepire presenze sovrannaturali all'interno della sua dimora. Non parliamo di anime perdute finite per puro caso al suo cospetto, tutt'altro: la signora era fermamente convinta che si trattasse dei fantasmi tormentati di tutte le persone morte violentemente a causa dei fucili che la sua compagnia creava e vendeva.

Fra leggenda e realtà

Non sappiamo ovviamente se queste "visioni" fossero il frutto della suggestione e/o di un senso di colpa smisurato della ricca signora, di certo hanno influito sulla sua vita e sulla sua casa, oggi conosciuta come Winchester House. La donna infatti non si limitava a percepire delle presenze, era anche convinta che dovesse dar loro rifugio, motivo per cui delle squadre di operai lavoravano senza sosta 24 ore al giorno per aggiungere stanze su stanze, piani su piani alla rustica villa di famiglia. Nel momento di maggior splendore, la Winchester House ha potuto vantare ben 7 piani e più di 500 stanze, prima che il forte terremoto di San Francisco del 1906 ne radesse al suolo buona parte. L'inossidabile Sarah si è subito rialzata dopo quell'evento, ricostruendo le parti principali della casa e sviluppandola in lunghezza più che in altezza, fermandosi a "soli" 4 piani, ancora esistenti oggi. Il mistero attorno alla figura di Sarah Winchester non termina di certo qui, è documentato che la donna vivesse praticamente reclusa nella sua sterminata magione. Sono pochissime le informazioni arrivate sino a noi, così come abbiamo un solo ritratto fotografico di lei in carrozza; soprattutto però nessuno conosce il motivo per cui la Winchester House sia tutt'altro che una normale casa. Le sue innumerevoli stanze, infatti, sono spesso state costruite senza logica, è facile incappare in porte che aprono sul vuoto, in finestre fittizie e quant'altro. È anche facile incappare in segreti, cunicoli, passaggi nascosti, soffitte murate e casseforti celate, un vero e proprio labirinto in cui è possibile perdersi senza una guida - come del resto raccontano i visitatori che ogni anno affollano la magione, oggi museo del mistero in piena regola. Premesse insomma a dir poco perfette per una storia dell'orrore, anzi, come direbbe Helen Mirren "una storia di fantasmi".

Un'interprete da Oscar

È proprio la grande attrice inglese a prestare il volto alla misteriosa vedova Winchester, solita passeggiare con abiti e veli neri, costantemente addobbata a lutto. La Mirren è un valore aggiunto assoluto del film, è infatti molto raro incontrare premi Oscar in produzioni smaccatamente di genere. La sua interpretazione misurata, intensa, si incastra perfettamente in un contesto che fa della tradizione il centro di tutto. Non parliamo infatti di un horror classico a tutti gli effetti, ma di una storia che ha radici profonde nella cultura americana e non solo. Da secoli l'uomo percepisce e racconta di presenze sovrannaturali attorno a lui, misteri che mai nessuno è riuscito a spiegare e a dimostrare scientificamente, motivo per cui ogni leggenda legata ai fantasmi conserva ancora oggi un'aura di mistero e fascino. I fratelli Spierig sono partiti proprio dalla più classica tradizione per creare un film ricco di tensione, paura e oscurità, calcando certo un po' la mano e la fantasia per rendere il tutto più avvincente. Un prodotto certamente appassionante, girato con piglio deciso e carattere, pur appigliandosi talvolta ai punti di riferimento più naturali del genere - pensiamo agli immancabili jump-scare e ad altre meccaniche narrative proprie dell'horror che non vi anticipiamo. Ogni salto dalla poltrona però è pensato con intelligenza, nulla è gratuito, i registi (anche sceneggiatori) preparano con cura il terreno di ogni sorpresa, confezionando un lavoro di buona fattura.

La medicina cede il passo all'occulto

Ad amplificare la buona narrazione anche una fotografia opprimente, oscura, che tratteggia alla perfezione l'angoscia e il dolore che si respirano all'interno della Winchester House. Un dedalo di stanze assurde e folli che ospita anime e fantasmi in cerca di pace e redenzione. Uno spunto di sceneggiatura che permette all'opera di uscire dal genere e sfociare nella critica sociale: le armi da fuoco e la loro diffusione sono infatti pura attualità nel mondo contemporaneo. Gli Stati Uniti combattono quotidianamente con stragi e omicidi, così come molti altri Paesi producono e vendono armi di vario calibro, si tratta dunque di una bolla globale ormai senza controllo. Basta guardare anche alla stessa Italia per capire l'entità del problema: le armi da fuoco non sono più appannaggio esclusivo della criminalità organizzata, sempre più persone comuni chiedono il porto d'armi per difesa personale, per paura di furti e aggressioni. Questo importante tema appare nel film incastonato nel sotto testo, non c'è morale, non c'è giudizio da parte degli sceneggiatori, una scelta intelligente che lascia libero lo spettatore di trarre le conseguenze di un uso smodato di fucili e pistole. Come libero è il dottor Eric Price, personaggio principale in cui il pubblico si immedesima senza troppa fatica.

Arrivato alla Winchester House per trascorrervi alcune settimane di lavoro, passerà da uno stato di incredulità all'accettazione più assoluta, anche per via di alcune vicende personali che non anticipiamo. Grazie a lui lo spettatore entra con passo felpato nelle stanze della magione, scopre segreti e visita alcune porzioni della struttura interdette a chiunque, tranne che alla padrona di casa ovviamente. Le sue emozioni travalicano lo schermo e arrivano in poltrona con incredibile naturalezza, ulteriore segno di una sceneggiatura ben scritta. A ricoprire questo importante ruolo è l'attore australiano Jason Clarke, già apparso in Terminator Genisys, Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie, Zero Dark Thirty, con credibilità e passione.

La Vedova Winchester Michael e Peter Spierig avevano dunque tutto ciò di cui avevano bisogno per realizzare un'ottima ghost story: una leggenda affascinante legata a una storia vera, una casa immensa che è un autentico labirinto di segreti, un'attrice premio Oscar come Helen Mirren e un loro personale talento di base. Bastava poco per far saltare tutto in aria e perdersi in un progetto scadente, invece La Vedova Winchester prepara con cura ogni suo colpo di scena e intrattiene con estrema naturalezza. La fotografia cupa e claustrofobica di Ben Nott completa poi un quadro già molto potente, che ci permette di vivere dalla poltrona di un cinema una fra le più suggestive leggende americane. Di certo la fantasia ha colorato molto il soggetto di base, culminando in un finale visionario e sopra le righe che però si incastra abbastanza bene con il resto. Non una pietra miliare del genere ma un film di intrattenimento in grado di regalare non poche soddisfazioni agli appassionati, con un pizzico di critica sociale legato alle armi da fuoco che non guasta per nulla l'intero impianto.

6.5

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