Recensione La storia di Cino

Due bambini e un viaggio attraverso le Alpi segnato da una duplice 'rotta' di magia e libertà

Recensione La storia di Cino
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Il nuovo film di Carlo Alberto Pinelli, La storia di Cino è ambientata a fine ‘800 nelle valli del Cuneese delle alpi piemontesi. Il piccolo Cino (nove anni) è uno dei tanti bambini che - per sostenere le precarie economie delle famiglie osteggiate dalla dura vita di montagna - verrà ‘affittato' per il periodo estivo ai ‘vicini' contadini francesi. Un'usanza piuttosto diffusa tra quelle genti e in quei periodi di estrema difficoltà economica, che sfruttavano proprio nel periodo estivo la manovalanza infantile per far fronte alle gravi condizioni di indigenza. Partito con uno dei tanti carrettieri deputati al trasporto dei ragazzini dall'altro lato del confine e sul territorio francese, Cino farà quel viaggio assieme ad altri coetanei nella sua stessa situazione e facendo (in particolare) amicizia con Catlìn, una bambina dagli splendidi occhi cerulei e dotata di una brillante fantasia, forse precocemente sviluppata proprio per fuggire alle tante male-parole (già) indirizzate alla sua giovane persona - bollata come figlia di prostituta e additata finanche come strega. Un'amicizia (quella tra Cino e Catlìn) subito consolidata nella precarietà e nella sofferenza di quel viaggio doloroso di allontanamento dalle proprie case e presto interrotta dalla malattia di Catlìn, afferrata lungo la strada da una brutta febbre e abbandonata dal carrettiere al suo destino. Un destino che, però, dopo aver fatto fuggire Cino dalle maniere brutali del proprio ‘padrone' farà poi re-incontrare i due piccoli amici per ricondurli lungo un viaggio a ritroso e di nuovo verso la speranza di 'rincasare'.

Magia e libertà

Il 77enne Carlo Alberto Pinelli (figlio del celebre sceneggiatore Tullio) attinge alle sue esperienze documentaristiche (con Folco Quilici e nelle produzioni di Geo&Geo) e ‘ambientali' (la sua passione per l'alpinismo) per realizzare un racconto fiabesco che sulle orme di (Polli)Cino muove poi i suoi passi attraverso le tematiche del profondo disagio economico e dello sfruttamento minorile. Tutto questo tramite un viaggio che fa dei suoi luoghi e dei suoi protagonisti (entrambi fotografati in una bellezza incantata e incantante) la controparte fiabesca di una storia ben più tragica, dove la crudeltà adulta è il volto più brutale di un'indigenza che non guarda in faccia a niente e nessuno, nemmeno (forse, soprattutto) ai propri figli. Piccole anime che con neanche una decade di anni di vita alle spalle si ritrovano affittati o venduti come merce di scambio al miglior offerente e in attesa (forse) del peggior trattamento umano possibile. Una storia molto cruda che Pinelli tratteggia costruendo una via di fuga nella magia, nell'impianto da recita scolastica che avvolge tutto il mondo bambino e in particolare i due piccoli eroi Cino e Catlìn. Ed è soprattutto ai loro sguardi non più così tanto ingenui ma ancora sufficientemente sognanti che i due giovani piccoli eroi si aggrapperanno per far fronte alle vicissitudini e agli ostacoli che incontreranno lungo la strada dell'andata così come del ‘ritorno'. Pinelli evidenzia questo caleidoscopio di emozioni con l'uso combinato di una Natura verdissima e quasi incontaminata attraverso cui si muovono Cino e Catlìn da una parte e il mondo umano degli adulti dall'altra, di contro così violento e corrotto eppure ancora capace (di tanto in tanto) di rivelarsi positivo. Infine e in ogni caso sono ancora una volta la fantasia bambina e la capacità di credere ancora in un mondo migliore a ‘circondare' La storia di Cino di un'aura di positività che in qualche modo ridefinisce e supera i limiti formali di una rappresentazione che nasconde (e anzi cavalca) l'ingenuità infantile anche da un punto di vista prettamente mimico e recitativo.

La storia di Cino Carlo Alberto Pinelli narra con spirito fiabesco e candore infantile (nell’accezione migliore del termine) il viaggio del piccolo eroe Cino e della sua amica Caitlìn attraverso le Alpi. L’ostilità di un mondo potentemente crudele e minaccioso lascia così il passo all'ostacolo di una Natura (la montagna da attraversare) che grazie alla fantasia dei due protagonisti muterà il pericolo del viaggio in una straordinaria avventura alimentata dal senso dell’amicizia e della libertà.

6.5

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