Recensione La stirpe del male

Orrori demoniaci in POV per Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Recensione La stirpe del male
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Si comincia nel 2013 con il giovane Zach McCall, ovvero lo Zach Gilford di Anarchia - La notte del giudizio (2014), che, interrogato dalla polizia, nega di aver commesso il fatto; poi si fa un balzo indietro di un anno e troviamo lo stesso impegnato a sposarsi con Samantha, interpretata dalla Allison Miller di The last vampire: Creature del buio (2009), insieme alla quale parte per il viaggio di nozze a Santo Domingo.
Ma, complice il fatto che il lungometraggio in questione tiri in ballo la tecnica denominata POV, ovvero quella atta a sfruttare esclusivamente soggettive della camera di ripresa e su cui sono stati costruiti arcinoti prodotti del calibro di The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair (1999) e Paranormal activity (2007), la primissima impressione è quella di trovarci dinanzi ad un qualsiasi filmino vacanziero appartenente alle videoteche private dei comuni mortali.
Filmino vacanziero che non si trasforma - come qualcuno potrebbe erroneamente pensare - nel resoconto di un massacro ai danni della coppia protagonista, ma prosegue mostrandoci i due che finiscono nel mezzo di un bizzarro party, dopo essersi imbattuti in una anziana donna che ha lasciato intuire inquietanti presagi nel leggere la mano a Samantha.

Il figlio delle tenebre

Puntualmente, infatti, risvegliatisi in albergo senza ricordare quasi nulla di quanto avvenuto la sera prima, scoprono che lei è incinta, nonostante assuma abitualmente la pillola anticoncezionale.
Ed è da questo momento, quindi, che ci si addentra maggiormente in una vicenda riguardante anticristi prossimi a venire e malefiche sette ad essi collegate, un po' come avvenuto, tra l'altro, in The believers - I credenti del male (1987) di John Schlesinger.
Del resto, dal misterioso individuo che osserva la protagonista da fuori alla finestra come faceva Michael Myers nei confronti di Laurie Strode in Halloween - La notte delle streghe (1978) al sacerdote che, durante la messa, comincia a sentirsi male perdendo sangue dal naso ricordando una delle più riuscite sequenze del sottovalutato Grano rosso sangue 2: Sacrificio finale (1992), non si può certo dire che i registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett - entrambi provenienti dal collettivo V/H/S (2012) - abbiano dimenticato citazionismi cinefili più o meno involontari nel corso degli ottantanove minuti di visione.
Ottantanove minuti di visione che, sebbene presentino una confezione decisamente lodevole, relegando nella loro sezione finale la maggior parte dei momenti dedicati allo sfoggio di effetti visivi, non possono fare a meno di suggerire la totale incapacità di proporre qualcosa di innovativo, in quanto giunti in un periodo cinematograficamente saturo di operazioni analoghe.
Di conseguenza, tra innocenti scaraventati da una parte all'altra dello schermo da violente forze invisibili e obiettivo di ripresa la cui presenza è spesso motivata in maniera decisamente forzata, gli stessi spettatori che avvertono un clima generale non distante da quello respirato nel contemporaneo (e superiore) Il segnato (2014) non mancano di essere risucchiati nella stretta morsa della noia.

La stirpe del male Entrambi provenienti dal collettivo V/H/S, Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett si avventurano in una vicenda demoniaca raccontata tramite la tecnica tipica dei found footage e legata alle conseguenze del viaggio di nozze effettuato a Santo Domingo da una coppia di novelli sposi. Bravi i due protagonisti Zach Gilford e Allison Miller, ma l’insieme, pur essendo confezionato con professionalità e risultando infarcito di ottimi effetti speciali, non può fare a meno di trasmettere la forte sensazione di già visto, annoiando lo spettatore amante del genere (forse anche quello che non lo segue, però).

5

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