Recensione La solita commedia - Inferno

I soliti idioti portano Dante Alighieri nella grottesca Italia del XXI secolo

Recensione La solita commedia - Inferno
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Un progetto, La solita commedia - Inferno, che nasce come seguito ideale del percorso intrapreso da Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio con la serie I soliti idioti e i lungometraggi I soliti idioti: Il film (2011) e I 2 soliti idioti (2012), entrambi diretti da Enrico Lando e attraverso cui hanno provveduto a raccontare tic, difetti e nevrosi degli italiani.
Un progetto che parte nel 2015 con l'inferno nel caos, in quanto una schiera di nuovi peccatori arriva ogni giorno ad affollare gli uffici di Minosse, addetto allo smistamento dei dannati nei vari reparti, senza trovare la giusta collocazione e, di conseguenza, finendo per dilagare tra i gironi mettendo a rischio l'ordine e la sopravvivenza del luogo.
Situazione che porta Lucifero a recarsi "ai piani alti", dove viene ricevuto direttamente da Dio, il quale, in cerca di una soluzione riunendo un think tank di santi e apostoli, arriva ad affidare a Dante Alighieri il compito di catalogare i nuovi peccati sulla Terra, dove viene catapultato in una città del Nord Italia.
Un Dante Alighieri che - come pure il già citato Minosse - è Mandelli ad incarnare, individuando la propria guida in mezzo ai prodigi e agli orrori della civiltà moderna nel trentenne precario Demetrio Virgilio, cui concede anima e corpo, invece, Biggio.

Peccati originali

E, affiancati dal Martino Ferro che aveva sceneggiato i loro due film precedenti, sono gli stessi due protagonisti a firmare la regia dell'operazione, il cui spunto di partenza non rappresenta altro che il pretesto per poter inscenare un grottesco campionario (dis)umano da porre all'interno di svariate situazioni comuni volte a regalare divertimento, ma anche a muovere una evidente critica nei confronti dell'italiano d'inizio terzo millennio.
Campionario disumano che, tra molestatori di gente che ha fretta, covatori di rabbia, prevaricatori di file, maniaci dell'ordine e della pulizia (anche prima di fare sesso), ex compagni delle medie adoratori di tragedie, tecnoincontinenti, incapaci del wi-fi e incapaci letali, sono spesso Mandelli e Biggio ad interpretare; quando a prestargli il volto non sono Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi, Paolo Pierobon, Marco Foschi, Walter Leonardi, Giordano De Plano, la Daniela Virgilio della serie televisiva Romanzo criminale, Tea"Sotto una buona stella"Falco e Gianmarco Tognazzi, questi ultimi due, oltretutto, impegnati rispettivamente a propinarci Gesù e un esilarante padre Pio che parla di indultino primavera.
Un padre Pio immediatamente al centro di una ridicolissima lite tra santi cui seguono, come fossero episodi, i diversi gironi, spazianti dal bar alle otto di mattina alla movida, passando per il traffico all'ora di punta, il supermercato, la pubblicità invasiva e il condominio.
Gironi in cui non mancano, tra gli altri, una vecchia Fiat Panda assurdamente fornita di airbag, sbirri allo sbando abusatori di comando (che si accaniscono contro un "povero" distributore di bibite), consumatori e seminatori di bruttezza.
Quella bruttezza facente parte della società odierna e contro cui si scaglia la oltre ora e mezza di visione; guardante sì alla comicità surreale delle disavventure del ragioniere villaggiano Fantozzi, ma senza dimenticare di omaggiare storica la sequenza del water di Trainspotting (1996) e manifestando un certo retrogusto di genere dal sapore quasi vicino alle commedie spagnole ed a determinati lavori di Álex de la Iglesia.
Ricorrendo a comicità scorretta ma con le volgarità (criticabile piatto forte de I soliti idioti) fortunatamente ridotte al minimo e l'intuito di chiudere l'insieme proprio nel momento in cui si rischiava di trasformare il tutto in una interminabile sequela di sketch.

La solita commedia - Inferno I “soliti idioti” dello schermo Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli tornano al cinema con una provocatoria commedia che, considerando la struttura a sketch, rischiava di manifestare i consueti connotati di cli da YouTube assemblate su pellicola. Co-diretto dagli stessi bravissimi protagonisti insieme a Martino Ferro, invece, La solita commedia - Inferno sfoggia la capacità di unire, con compattezza da lungometraggio, tanti piccoli momenti tempestati di idee e maschere per regalare allo spettatore una esilarante critica sociale sguazzante nei vizi, nelle criticabili mode e nelle manie della “grande bruttezza” dell’Italia di inizio XXI secolo. Nulla di particolarmente eccezionale, ma, almeno, non ci si annoia, si ride con intelligenza e quasi senza volgarità, il cast funziona sempre e, soprattutto, a dispetto del titolo non ci troviamo affatto dinanzi alla solita commedia (merito anche di un certo look internazionale).

6

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