Recensione La rivolta delle Ex

I fantasmi delle sue ex condurranno Connor verso il vero amore.

Recensione La rivolta delle Ex
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Nel 1843, Charles Dickens scrisse un Racconto di Natale basato sulla conversione dell’avido e tirchio Ebenezer Scrooge che, visitato da tre fantasmi, ripercorreva la sua vita e riscopriva la gentilezza e l’amore. Il racconto è divenuto poi tra i più famosi ed apprezzati del mondo, per la sua capacità di unire uno spiccato gusto gotico ad una sprezzante critica della società dell’epoca, oppressa dalla povertà, dallo sfruttamento minorile e dall’analfabetismo. Da molto tempo, il Canto di Natale è anche uno dei maggiori spunti per la creazione di sceneggiature cinematografiche, attratte dal suo sapore soprannaturale e dai suoi risvolti favolistici, come nel caso del classico La vita è meravigliosa di Frank Capra, o l’ultimissimo La rivolta delle ex.

Le donne secondo Connor Mead

Connor Mead (Matthew McConaughey) è un famoso fotografo di riviste di moda: adora il corpo femminile, soprattutto quando non è nascosto da tutti quegli indumenti che di solito s'indossano. Ma non gli piace solo impressionarlo in artistiche immagini... il suo è un amore prettamente fisico. Ogni sera esce con una ragazza diversa, ed ogni mattina punta gli occhi su qualcun’altra, soddisfatto del proprio modo di condurre le giornate. Invitato alle nozze di suo fratello minore Paul (Breckin Meyer), inizia ad esporre a tutti le proprie idee sul matrimonio e l’amore eterno, la loro infondatezza e quanto siano solo una convenzione antiquata e sorpassata, mandando in crisi una già stressata futura sposa. Tra le damigelle c’è anche Jenny (Jennifer Garner), sua amica d’infanzia e suo primo amore, che cerca in ogni modo di salvare le nozze ed i nervi della sua amica. In suo aiuto accorreranno tre spettri che, sotto la guida del famoso e defunto zio Wayne (Michael Douglas), tormenteranno Connor nelle notti precedenti il matrimonio, mostrandogli il modo in cui sempre si è relazionato con le donne e cercando di condurlo verso il vero amore, ormai sepolto sotto molteplici strati di relazioni da una notte sola.

Ghost of Girlfriends Past

Come spesso accade, i film americani arrivano in Italia presentandosi sotto falso nome. La rivolta delle ex fa pensare ad una commedia romantica in cui un’interminabile serie di ragazze usate e poi scaricate, si ribella contro il Don Giovanni di turno, costringendolo ad intraprendere la via della rettitudine. Al contrario, il titolo originale Ghosts of Girlfriends Past rievoca l’intero spirito del romanzo di Dickens, puntando le luci del protagonismo sui tre fantasmi mandati a sconvolgere la vita del protagonista. Anche perché il ruolo delle ex fidanzate di Connor, nella pellicola, è solo visivo, posto ad evidenziare la quantità delle sue conquiste, ma non ha nessun valore qualitativo all’interno della vicenda. Solo Allison (Emma Stone) partecipa attivamente alla metamorfosi, ma nei panni del bizzarro fantasma del passato direttamente uscito dagli anni ’80 che, più che rivoltarsi contro il suo ex, lo accompagna attraverso i momenti più significanti della sua infanzia ed adolescenza, fino al momento in cui il tenero ragazzino si è trasformato nello sciupafemmine Connor Mead. Alla base della sua visione materialista delle donne, infatti, non c’è altro che una immancabile delusione amorosa: un cuore frantumatosi in così tanti pezzi da non voler più nemmeno pensare all’amore come ad un sentimento da vivere, desideroso solo di innalzare un muro riparatore e dimenticarsi di tutto.

Una zuccherosa visione dell'amore

Al comando de La rivolta delle ex incontriamo Mark Waters, un patito delle tematiche romantiche (Se solo fosse vero) e fantastiche (Spiderwick - Le cronache), che ancora una volta si ritrova a dirigere dei fantasmi sul grande schermo. Esperto del genere, il regista replica le già sperimentate atmosfere ed adopera le tipiche formule della commedia sentimentale per rappresentare questo viaggio impossibile nel tempo, fatto di ripensamenti, flashback dal sapore kitsch, flashforward privi di speranze e di seconde opportunità, concesse a chi è disposto a riformulare completamente la propria vita per raggiungere il desiderio inesaudito dell’amore. L’utilizzo del format del Christmas Carol assicura un certo successo, essendo in grado di affascinare sempre, non importa quante volte esso sia stato impiegato, il pubblico cinematografico; ma forse, da colui che ha già avuto a che fare con l’analisi critica della società in Mean Girls, ci si aspettava una visione meno zuccherosa e più tagliente. Il film invece procede in maniera piuttosto piatta, sdolcinato fino allo svenimento e proponendo solo pochi momenti sdrammatizzanti. Il ritmo narrativo sembra quasi dettato dalle acute risposte che Jenny riserva a Connor e che spezzano una storia che, altrimenti, si spegnerebbe nella sua superficiale esaltazione dell’amore. Anche quando rivive i suoi momenti di maggiore gloria mascolina, il protagonista sembra già emotivamente pronto ad ammettere i propri errori e redimersi per tornare tra le braccia della sua bella sotto le coperte. Come se il fatto stesso che un fantasma sia apparso nella sua vita, sia bastato a mostragli dove l’errore fosse nascosto e a fargli abbandonare i vecchi metodi di conquista.

La coppia Garner/McConaughey, molto glamour e ritoccata nella locandina del film, sullo schermo non sembra fare le scintille promesse: lei sempre molto dolce anche quando interpreta un ruolo più impertinente e malizioso; lui perfetto nei panni del seduttore, ma incapace di esprimere altro. L’intero peso recitativo cade quindi sulle spalle di Micheal Douglas che, con il suo innato carisma e la sua autoironia, riesce ad alleggerire il film e a strappare qualche risata con battute ben sistemate nei punti giusti.

La rivolta delle Ex La rivolta delle ex è un dolcissimo prodotto per spettatori che, una volta accomodatisi sulla poltrona del cinema, non vogliono altro che una serie di bei momenti che conducano allo sperato lieto fine. Incentrato più sul lato sentimentale che su quello comico, regala comunque svariate situazioni simpatiche che cercano di diluire lo zucchero sparso a profusione su tutta la pellicola. Piacevole, ma da Mark Waters ci si aspettava un approfondimento maggiore dei personaggi e delle situazioni che nel film, purtroppo, manca.

6.5

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