Recensione La progenie del diavolo

L'horror tutto italiano venuto prima de Il tredicesimo apostolo

Recensione La progenie del diavolo
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Se, come vuole uno dei detti più famosi, chi fa da se fa per tre, allora, nel caso de La progenie del Diavolo, è il caso di dire "Chi fa da se, fa per sei".
Già, perché, poco più che ventenni, sono due gli autori di questo horror girato in digitale e in totale indipendenza tra la provincia di Pesaro e Urbino, con un budget di duemila euro circa, spinti esclusivamente dalla forte passione che li lega al cinema della paura e capaci, a differenza di tanti improvvisati cineasti piagnucoloni in grado soltanto di elemosinare finanziamenti statali, di portare a compimento il risultato anche dopo aver bussato inutilmente alle porte delle case di produzione di un'Italia dello spettacolo sempre più politicizzata e in cui, per lavorare, l'unico requisito necessario è la raccomandazione.
Una vera e propria missione, quella di Lorenzo Giovenga e Giuliano Giacomelli, destinata a non fermarsi solo alla proiezione del loro lungometraggio presso i vari festival specializzati, ma anche a farlo approdare nel mercato dell'home video digitale grazie all'intraprendente Universitalia, la quale, seppur con una tiratura limitata, permetterà finalmente di entrare nei lettori dvd casalinghi alla vicenda dello scrittore di successo Emiliano Saudato alias Emiliano De Magistris, recatosi in un paesino delle Marche per documentarsi su alcuni eventi riguardanti la leggenda del Seme di Dio, utili al fine di concepire il suo nuovo best-seller.

Il dvd

Un'edizione che, impreziosita da una sezione extra costituita da un trailer, un teaser, il cortometraggio di quindici minuti Pianto rosso (vincitore del 36° premio "La Ciociara 2009") e una scena tagliata con Roberto Giacomelli - autore del soggetto insieme al succitato fratello Giuliano - nei panni di un benzinaio, include anche il testo di cinquantacinque pagine Scoprendo La progenie del Diavolo, scritto dal sociologo Marco Saraga.
Testo introdotto da una prefazione del filmmaker indipendente Lorenzo Bianchini - regista di Radice quadrata di tre e Custodes bestiae - e che, oltre a brevi informazioni e riflessioni sul film e ad alcuni estratti da recensioni che lo riguardano, offre una serie di interviste ai due autori e a diversi componenti del cast tecnico-artistico, dal protagonista a Valeria Di Pofi, responsabile della fotografia e del trucco.

"I due registi, poco più che ventenni, sono stati capaci di portare a compimento il risultato con un budget di appena duemila euro, spinti esclusivamente dalla forte passione che li lega al cinema della paura"

Testo indispensabile per meglio lasciarsi travolgere dalla fruizione di quello che parte in maniera volontaria come un vero e proprio omaggio a maestri nostrani dell'horror del calibro di Dario Argento (vi è un chiaro riferimento a L'uccello dalle piume di cristallo) e Pupi Avati, dal quale viene a tutti gli effetti recuperata l'inquietante atmosfera di mistero legata all'ambientazione rurale.
E, ovviamente, come avviene il più delle volte in questo tipo di produzioni a costo zero, non sono certo assenti i difetti, a partire dalla non sempre convincente recitazione di quelli che, comunque, non sono attori professionisti; ma in un caso del genere non è ciò a interessarci principalmente, in quanto l'importante è che Giacomelli e Giovenga - presenti anche in una fugace apparizione - siano riusciti nell'impresa di confezionare un elaborato capace di lasciar emergere sia la sapiente gestione dei ritmi narrativi che un certo gusto per le inquadrature, tale da far distaccare l'insieme da fattezze che avrebbero potuto spingere in un primo momento a pensare all'ennesimo clone di The Blair witch project-Il mistero della strega di Blair, soprattutto nelle sequenze d'intervista agli ostili e omertosi abitanti del posto.
Poi, il fatto che un po' troppe siano le somiglianze con la fiction televisiva Il tredicesimo apostolo, realizzata due anni dopo, ci spinge in maniera tranquilla a pensare che essa possa essere stata concepita in seguito alla visione de La progenie del Diavolo, magari proprio da alcuni dei tanti che chiusero la porta in faccia ai due registi quando andarono in cerca di finanziamenti. Da un lato dovrebbero arrabbiarsi seriamente, ma dall'altro possono ritenersi più che soddisfatti.

La progenie del diavolo Nei festival specializzati non sono stati in pochi a vederlo, tanto che se ne è sentito parlare molto, soprattutto sul web. Primo lungometraggio diretto dai giovanissimi Lorenzo Giovenga e Giuliano Giacomelli, La progenie del Diavolo (2010) approda finalmente in dvd grazie a Universitalia, che lo lancia in un’edizione speciale a tiratura limitata accompagnata da un testo di cinquantacinque pagine a cura del sociologo Marco Saraga. E allora, con una discreta sezione riservata ai contenuti speciali, non rimane che tuffarvi in un intrigo a budget zero d’influenza evidentemente avatiana che omaggia in più occasioni tutto il cinema di genere apprezzato dai due registi, da Night flier di Mark Pavia all’icona trash Sal(vatore) Baccaro.

6.5

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