La Nostra Storia: la recensione del film di Fernando Trueba

Fernando Trueba firma un film familiare toccante e pieno di umanità, incentrato sulla figura del medico e attivista colombiano Héctor Abad Gómez.

La Nostra Storia: la recensione del film di Fernando Trueba
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Film sicuramente atipico questo La Nostra Storia di Fernando Trueba, regista colombiano che trae spunto dal libro di Héctor Abad Faciolince dedicato a Héctor Abad Gómez, figura nobile e alta della storia colombiana degli anni '70 e '80.
Lungo 136 minuti e in uscita al cinema, La Nostra Storia ci parla della Colombia e proprio di quei tragici anni '70 e '80 in cui il Paese era preda di militari e narcotrafficanti, dove attentati, esecuzioni sommarie e violenza soffocavano la voce della ragione e i giovani. Tuttavia, il racconto si snoda seguendo il punto di vista del figlio di Héctor Gomez, Héctor Abad, dall'infanzia e la giovinezza spensierata e formativa fino agli anni in cui studiò in Italia e poi tornò in patria, per sostenere il padre entrato in politica.
La sua storia, quella della loro famiglia, diventa metafora per parlarci di un'occasione persa per la Colombia, per il passaggio di testimone dell'impegno civile di generazione in generazione.

La nostra storia

La Colombia è stata narrata, anche recentemente, seguendo un iter quasi sempre identico: Pablo Escobar e le sue nere imprese in Narcos, il Paese diviso tra vertici militari neo-fascisti e signori della droga, che ancora oggi rendono la nazione che prende il nome dal nostro Cristoforo Colombo una delle più pericolose del Sud-America.
Invece quel Paese fu soprattutto la patria di una popolazione soggiogata da povertà estrema, epidemie, malnutrizione, degrado e un sistema scolastico e sanitario semplicemente indegno.
Contro questo stato di cose lottò per tutta la vita il Dottor Héctor Gomez (Javier Cámara), Professore Universitario di Medicina, filantropo, umanista, padre e marito amorevole ma soprattutto uomo onesto e coerente, che per decenni si pose come punto di riferimento per i moderati e per i giovani. '
La sua storia, il suo impegno per un Paese più giusto, lo portò a candidarsi per le elezioni del 1987, atto che gli costò la vita per mano dei falangisti dell'estrema destra, decisi a soffocare ogni velleità democratica nel paese.
Di tutto questo, La Nostra Storia ne parla ma quasi di soppiatto per buona metà del film, attraverso gli occhi del giovane figlio di Gomez, Héctor, sia da bambino che da giovane studente di Lettere nella Roma degli anni '90.

La prima parte è dedicata a farci comprendere la natura tollerante, aperta e il rapporto incredibilmente forte tra Héctor Gomez e la sua prole, soprattutto il giovane Héctor, unico maschio.
Il quadro che emerge è quello di una famiglia benestante ma illuminata dalla sapienza di Gomez, dal suo spirito tollerante, aperto, amorevole e incredibilmente moderno anche nella dimensione di padre ben poco possessivo o machista.
Grazie a lui il giovane Héctor imparerà la differenza tra giusto e sbagliato, ma soprattutto a guardare al suo mondo, al suo Paese, con occhi diversi da quelli dei coetanei.

Un pezzo di Colombia

La Nostra Storia dura 136 minuti. Sono davvero troppi, anche per un supposto film biografico-familiare, che prima di ingranare il ritmo e catturare l'attenzione dello spettatore ne impiega almeno 45.
Questo è il primo problema. Il secondo è dato dal tono sovente retorico, paternalistico e volendo anche melenso che rende l'insieme a volte quasi irritante, mentre seguiamo le piccole disavventure e l'evoluzione del personaggio di Héctor Gomez tra proteste studentesche, desaparecidos, la necessità di essere un buon professore ma anche di non rinnegare i propri valori.
Di base quello che ci viene offerto da Trueba è il ritratto di uno di quegli uomini che oggi magari verrebbero accusati di essere parte delle élite che hanno distrutto la sinistra, l'hanno resa sconnessa dalla dimensione popolare e regno di pochi eletti e acculturati.
Sicuramente è vero ma è anche un altro elemento di interesse con cui guardare a La Nostra Storia. Vi è infatti lo stridente confronto tra com'era la realtà della politica e dell'impegno civile un tempo, la sua vocazione ecumenica, universale, fatta di cultura e intelligenza, e il desolante quadro odierno.

Javier Càmara è sicuramente autore di una grande performance, in cui emerge la sua straordinaria espressività, la sua capacità di rendere umanissimo e volendo anche imperfetto il suo Héctor, in particolare nella seconda parte, più dolorosa e anche più connessa ai drammi familiari, nonché a un periodo buio e tormentato della storia Colombiana, in particolare in quella Medellin dove il Chapo Escobar non accettava alcun tipo di concorrenza nella leadership e nella politica.
Tuttavia, risulta spesso difficile provare empatia per l'universo da "famiglia del Mulino Bianco" che Trueba mette in scena, per questa casa perfetta, con figlie perfette, senza mai un vestito sgualcito o la pettinatura fuori posto.

Per fortuna che, da metà in poi, il giovane Héctor Faciolince diventa un protagonista più maturo, più interessante, grazie a Juan Pablo Urrego. Questi opera un confronto con il padre che da personale si fa generazionale, storico, peccato che però arrivi un po' troppo in ritardo.
L'elegante bianco e nero di Sergio Iván Castaño è sicuramente un elemento creativo molto interessante, perché sconnesso al suo utilizzo classico legato al passato nella cinematografia.
La regia, dalla staticità e intimità anche eccessiva della prima parte, diventa molto più dinamica, molto più vibrante e intensa nella seconda, che finalmente riesce a stregarci, a farci sentire partecipi di qualcosa di più di un racconto troppo personale per essere universale.

Certo, la retorica e la dimensione melò sono sempre dietro l'angolo, donando a volte all'insieme come un peso insopportabile, che ricorda certi poco felici prodotti televisivi o cinematografici nostrani, con il suo cercare a tutti i costi di colpire, commuovere e legarsi a un'epica che invece non appare mai.
Forse un tono più dimesso, intimo e allo stesso tempo un raccontare maggiormente la dimensione politica di Héctor Gomez avrebbero giovato all'insieme, che un po' come per il Padrenostro di Claudio Noce sovente dipinge una dimensione dell'infanzia e dell'adolescenza irreale, perfetta e per questo distante dalla capacità di regalarci qualcosa.
La Nostra Storia però rimane comunque un film gradevole nel complesso, in virtù di un buon cast, di una seconda parte molto più ispirata, ma soprattutto di Javier Càmara che si conferma attore non solo carismatico ma anche in grado di mettere in mostra una notevole espressività, di lavorare con maestria sotto le righe.

La Nostra Storia La Nostra Storia di Fernando Trueba è un melodramma familiare di 136 minuti ben diretto che si poggia su un Javier Càmara in stato di grazia. Film pieno di sentimento (e sentimentalismo) originale nella dimensione visiva, soffre però di un eccesso di retorica e di paternalismo, di dialoghi non sempre particolarmente significativi. Incerto sulla dimensione diegetica da prendere, a una prima parte troppo verbosa e prolissa fa seguire invece una seconda molto più interessante perché maggiormente connessa all'opera politica di Héctor Abad Gómez, pur senza rinunciare al punto di vista del protagonista, il figlio Héctor Jr. Opera forse troppo personale per piacere a tutti, è però attraversata da una vena di malinconia e di idealismo che aiutano a comprendere un lato più nascosto e meno abusato della recente storia colombiana.

6

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