Recensione La nona porta

Un ottimo Johnny Depp è un cacciatore di libri alle prese con un intrigo a sfondo satanico nel libero adattamento del romanzo best seller di Arturo Pérez-Reverte diretto da Roman Polanski.

Recensione La nona porta
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L'esoterismo, nel bene e nel male, è stato una costante nella vita, registica e non, di Roman Polanski. Dal brutale omicidio della moglie Sharon Tate ad opera degli adepti di Manson fino alla realizzazione di due capolavori come Rosemary's Baby e L'inquilino del terzo piano, il regista polacco ha avuto a che fare con il diavolo e i suoi derivati in più occasioni. Nel 1999 vede la luce l'ultimo tassello della trilogia "occulta" con La nona porta, adattamento (molto) libero del best seller Il club Dumas dello scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte, con protagonista Johnny Depp (che ha lottato a lungo per ottenere il ruolo e realizzare il suo sogno di esser diretto da Polanski, nonostante sul set vi siano poi state diverse controversie tra i due). Incassi tiepidi e un responso critico, soprattutto oltreoceano, non propriamente positivo per un un titolo da riscoprire e da incastonare con il giusto merito nella filmografia dell'autore.

Pagine dal libro di Satana

Dean Corso è un esperto di libri antichi noto per i suoi metodi al limite della truffa nell'acquisto di rari volumi. Proprio per questo l'uomo viene scelto dal ricco collezionista Boris Balkan per una delicata missione: Corso dovrà infatti verificare la reale autenticità del libro Le nove porte del Regno delle Ombre scritto e stampato nel 1666 da Aristide Torchia, un esoterista veneziano arso sul rogo dall'Inquisizione poiché accusato di essere in combutta con il demonio. Corso parte così per un viaggio in Europa, tra Francia e Spagna, per confrontare la copia di Balkan con le altre uniche due esistenti in mano a collezionisti rivali. Ma durante i suoi spostamenti il cacciatore di libri comprende di essere al centro di un gioco più grande di lui, nel quale viene più volte salvato da una misteriosa ragazza bionda che pare dotata di strani poteri, mentre durante le sue indagini le pagine rivelano impensabili segreti.

Il diavolo è nei dettagli

Le sfumature sono un leit motiv onnipresente in quest'opera incompresa del maestro polacco. Troppo semplice infatti catalogare La nona porta come un Polanski minore, pensiero avallato soprattutto da un finale non propriamente esaustivo. La verità è che ci troviamo di fronte ad una pellicola più complessa della mera apparenza, che vede giocare il regista con gli stilemi del cinema occultistico visti da uno sguardo totalmente rifuggente: "Non ho mai creduto nell'occulto" ha infatti categoricamente dichiarato lo stesso regista e proprio per questo si possono notare nella già citata parte conclusiva dei tocchi di sbeffeggiante ironia alle pratiche esoteriche messe in atto dai vari partecipanti del satanico "gioco". Niente è scontato, a cominciare dalle influenze di genere, in un thriller che si prende i suoi tempi concedendo poco spazio alla suspense pura, sacrificata in nome di un'atmosfera a tratti morbosa e affascinante che riesce a reggere il gioco narrativo per le due ore piene di visione, con colpi di scena dosati ma non per questo meno appassionanti. La fotografia ed il gioco di luci ed ombre hanno una loro importanza nella creazione di un'atmosfera immersiva che permea la complessa fase indagatoria del protagonista, furbo sì come una volpe ma impreparato a finire invischiato in un branco di lupi. Non si hanno tutte le risposte e l'epilogo non spicca per lucidità, ma rimandi sia al già citato cult Rosemary's Baby che ad un altro classico dell'autore come Frantic mettono in mostra un'acutezza comunque rara nel cinema odierno, trovando inoltre nella coppia Johnny Depp - Emmanuelle Seigner (sempre bellissima) il perfetto aculeo per pungere con la giusta intensità.

La nona porta La perfezione, si sa, non esiste. E non è certo una colpa di Polanski se La nona porta è un film imperfetto. Ciò che conta è che nella sua lucida imperfezione vi siano spunti tali da giustificarne la visione. E qui il regista polacco trova nelle torbide e quiete atmosfere una calamita sfonda-schermo che cattura grazie ad una narrazione non sempre risolutiva ma affascinante e ad un cast magnetico, Depp in primis, capace di accompagnare lo spettatore in un'avventura mystery che avalla in partenza per poi demistificare tutti gli stilemi del filone diavolesco.

7

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