Recensione La nave dolce

Il duro viaggio verso l'Italia raccontato da Daniele Vicari

Recensione La nave dolce
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"Nel 1991 avevo ventiquattro anni ed ero uno studente universitario impegnato politicamente. Di quell'anno ricordo bene gli avvenimenti. Avvenimenti epocali come la guerra in Iraq, lo scioglimento dell'URSS e l'arrivo della Vlora. Ricordo l'arrivo della Vlora come una sorta di cataclisma mediatico. Questa nave colma di esseri umani che fuggono da una condizione che non ritengono più sopportabile, nudi e sofferenti, si contrappose alle immagini della guerra in Iraq che fu una sorta di orrendo ‘videogioco' fatto di traccianti notturni, obiettivi di missili che scomparivano al momento dell'impatto, immagini satellitari anonime e grigie".
Parole di Daniele Vicari, regista di Velocità massima (2002) e Il passato è una terra straniera (2008), il quale, dopo aver fatto parlare molto di se grazie all'acclamatissimo Diaz-Don't clean up this blood (2012), incentrato sui tragici eventi legati al G8 di Genova susseguitisi nel 2001, abbandona momentaneamente il cinema di finzione per dedicarsi a un documentario che, in circa novanta minuti di visione, ripercorre quanto avvenuto l'8 Agosto di dieci anni prima, quando la nave albanese Vlora, carica di ventimila persone, giunse nel porto di Bari.

I barcamenati

Circa novanta minuti di visione che, tra immagini di repertorio (in bianco e nero e a colori) e testimonianze attuali dei diretti interessati, intendono mostrare, appunto, la marea incontenibile di uomini, donne, ragazzi e bambini che, nel corso delle operazioni di scarico presso il porto di Durazzo, assalirono inaspettatamente il mercantile, costringendo il capitano Halim Milaqi a fare rotta verso l'Italia.
Marea incontenibile al cui interno vi era addirittura l'allora diciassettenne Kledi Kadiu, oggi danzatore di successo divenuto popolare tramite le partecipazioni a diverse trasmissioni televisive nostrane, il quale, mentre si trovava in spiaggia con gli amici, decise di seguire incuriosito la folla verso il porto.
Come racconta nel corso delle interviste che vedono protagonisti, tra gli altri, anche Eva Karafili, che alterna attualmente il lavoro di traduttrice a quello di badante, Agron Sula, uno dei migliori pizzaioli di Bari Vecchia, il produttore e regista Robert Budina, l'autotrasportatore Ervis Alia, lo stesso Halim Milaqi e Ali Margjeka, rappresentante sindacale della Federazione Lavoratori stranieri della Cisal Puglia.
Mentre viene ricordato come il sole estivo arroventasse il pontile e i filmati provvedono a fornire la documentazione visiva di una dura lotta per la sopravvivenza sfociata in uno stadio di calcio vuoto, dove, dopo lunghissime operazioni di sgombero del porto di arrivo, gli albanesi vennero rinchiusi prima del rimpatrio.
Senza dimenticare neppure di esporre la posizione dell'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga nei confronti del sindaco di Bari, al servizio di un elaborato che, in ogni caso, non presenta assolutamente nulla di eccezionale dal punto di vista registico. Pur rivelandosi un interessante documento da schermo (grande o piccolo che sia).

La nave dolce L’8 Agosto del 1991 la nave albanese chiamata Vlora, carica di ventimila persone, giunse nel porto di Bari davanti agli occhi increduli di coloro che, avvicinandosi, non vedevano altro che un formicaio brulicante, un groviglio indistinto di corpi aggrappati gli uni agli altri. Tra interviste ed abbondanza di materiale filmato, Daniele Vicari - autore dell’acclamatissimo Diaz-Don’t clean up this blood - racconta quel lungo, sofferto e duro viaggio sotto il sole rovente verso la penisola tricolore. Il documentario, però, risulta più interessante per ciò che mostra che per il modo - piuttosto banale e classico - in cui lo fa.

6

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