La La Land: la recensione del film con Emma Stone e Ryan Gosling

Dopo Whiplash, Damien Chazelle torna a disegnare la musica in immagini, e lo fa ricostruendo il genere musical su Emma Stone e Ryan Gosling.

La La Land: la recensione del film con Emma Stone e Ryan Gosling
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Tim Burton ci ha insegnato che quando si incontra l'amore della vita, tutto improvvisamente si ferma, per poi ripartire velocemente. Damien Chazelle invece che quando si incontra l'amore della vita tutto il mondo inizia a suonare di una musica bellissima, è allegro e colorato, e improvvisamente ci sentiamo capaci di sentire, vedere, ascoltare qualcosa a cui prima non avevamo fatto mai caso. Basta una nota di jazz in sottofondo - che sottofondo non è più - a far capire a Mia (Emma Stone) che gli incontri con Sebastian (Ryan Gosling) sono più di semplici coincidenze di passaggio, e darsi così lo slancio per poter vivere qualcosa di finalmente magico, fiabesco, che si insinua lentamente nelle pieghe della sua esistenza: una mano che sfiora timidamente l'altra per poi finire a stringersi. Intreccio di musica e di anime, la storia d'amore di Mia e Sebastian suona a ritmo di Jazz e di sogni che insieme sembrano finalmente raggiungibili, per la prima volta armonizzati. A lui il suo pianoforte, a lei i suoi scritti e intorno a loro un mondo che tiene il ritmo di Damien Chazelle, di nuovo capace di trasformare, con La La Land, musica in immagini dopo il successo di Whiplash.

Are you shining just for me?

Se in Whiplash la tensione del protagonista era palpabile ad ogni movimento di bacchetta, in La La Land il gioco è più sottile e raffinato, più attento e perfino più stilizzato. A fare da sfondo è una Los Angeles assolata e invadente, cacofonica e coloratissima, che ci viene presentata in un piano sequenza da sogno tra le auto bloccate nel traffico e un numero di musical dei più classici, ripetuto anche in interni qualche minuto dopo: è uno stile conosciuto, quello proprio di ogni pellicola di genere che si rispetti, ma che lentamente si evolve e rinasce dalle sue ceneri insieme al protagonista, diventando una versione nuova di se stesso. Malinconico, più silenzioso ma mai stonato, La La Land va a tempo con i suoi protagonisti, segue il loro ritmo e nota dopo nota disegna l'amore, quello vero, mai perfetto e mai fiabesco come tutti lo vorremmo ma al contrario fatto di piccoli attimi, tanto semplici da apparire disarmanti: i conti da pagare, i caffè al volo, sedie vuote in un teatro vuoto, sorrisi malinconici, canzoni sussurrate, "ti amerò per sempre", "ti amerò per sempre anche io".

Here's to the ones who dream

Il gioco è tutto lì, nella cacofonia organizzata della danza corale e nel silenzio assordante di una cena a casa a lume di candela: tutto evolve sotto i nostri occhi, tutto sembra pronto a tornare con i piedi per terra dopo aver volato tra le stelle e quei sogni che sembravano così armonizzati iniziano improvvisamente ad avere in ritmo diverso. Ritrovarne uno che suoni bene è fatica, e quella fatica è tutta negli occhi di un malinconico Ryan Gosling e di una speranzosa Emma Stone, duo perfetto nelle voci e nei movimenti. A lui si perdona qualche passo un po' rigido, a lei qualche occhiata un po' troppo intensa: nel complesso sono due strumenti perfettamente accordati per la regia di Damien Chazelle, che li sfrutta fino all'ultimo passo e all'ultima straziante melodia, che porta via la felicità illusoria di una perfezione che non esiste ma che ci piace sognare. Sarebbe potuto essere perfetto, sarebbe potuto essere tutto, ma in fondo l'amore quello vero non lo è mai. Quello vero non è mai come un poster di un film o come l'immagine di un'attrice in formato gigante, non è patinato, non è giocoso e non balla sull'autostrada: quello vero è tutto in uno sguardo e in un sorriso che lascia andare tutto ciò che è stato con la serenità di chi, nonostante tutto, lo ha vissuto.

La La Land Con La La Land Damien Chazelle ci insegna che la musica non è fatta solo di suoni ma di immagini, e di anime che ballano al ritmo di ciò che sognano, di ciò che sono, dei conti da pagare, dei momenti perduti, delle sedie vuote in un teatro vuoto, dei caffè al volo, dei sorrisi malinconici al pensiero di ciò che è e di ciò che sarebbe potuto essere. Sinfonia dell'esistenza e dell'amore in movimento, mai perfetto, mai fiabesco come vorremmo tutti che fosse, tutto negli occhi di Ryan Gosling e nei sorrisi di Emma Stone.

7.5

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