Recensione La Isla Mínima

Con La isla mínima Alberto Rodríguez ci riporta nel profondo sud della Spagna del 1980 per mettere in piedi un'intricata vicenda di indagini tra sparizioni di ragazze e labirinti di paludi e risaie.

Recensione La Isla Mínima
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In un piccolo villaggio del profondo sud della Spagna in cui il tempo sembra essersi fermato, si comincia il 20 Settembre del 1980, ma, prima di proseguire, è forse il caso di riportare quanto dichiarato dal regista Alberto Rodríguez: "La isla mínima nacque alcuni anni fa, in una mostra fotografica che ero andato a visitare con Alex Catalán, direttore della fotografia e mio buon amico. Atín Aya, il fotografo di Siviglia, si era dedicato a catturare le ultima vestigia di uno stile di vita che era esistito per secoli nelle paludi del fiume Guadalquivir. Molte delle fotografie erano ritratti di abitanti del posto e mostravano un misto di rassegnazione, diffidenza e durezza che erano parte di quei volti congelati nel passato e che, con la meccanizzazione del lavoro, molto probabilmente non avrebbero avuto un futuro duraturo. La mostra rifletteva la fi ne di un'era, di un'epoca. Questo è stato il mio primo contatto con La Isla, un paesaggio crepuscolare, adatto a un western di fine secolo. Per alcuni mesi, durante il 2009, con Rafael Cobos abbiamo giocato con la possibilità di scrivere un "noir", traendo ispirazione dal romanzo di Bolaño 2666 e da film come Il mostro di Mägendorf di Ladislao Vajda e altri: Memories of murder, Chinatown, Giorno maledetto, ecc. Come fonte di ispirazione avevamo anche tutto quello che le paludi evocavano in noi, un magico e misterioso luogo in cui la ricchezza e il potere hanno vissuto spalla a spalla con il dolore e la tristezza di personaggi che sono il risultato di un passato politico e sociale".

Le paludi della morte

Del resto, il 1980 inscenato nella oltre ora e mezza di visione è un anno che fu per la Spagna di grandi tensioni politiche ed in cui vengono calati i due detective della omicidi di Madrid Juan e Pedro, che, rispettivamente incarnati da Javier"Crimen perfecto"Gutiérrez e dal Raúl Arévalo de Gli amanti passeggeri, vengono spinti ad indagare sulla misteriosa sparizione di due giovani sorelle dalla loro madre; anche perché, nel labirinto di paludi e risaie sembra nascondersi un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti.
Labirinto di paludi e risaie che, tra corvi gracchianti e immense distese d'acqua, impreziosisce non poco una rurale atmosfera crepuscolare che non avrebbe affatto sfigurato in un thriller a stelle e strisce (magari di matrice kinghiana), tanto da richiamare a tratti alla memoria Le paludi della morte, diretto nel 2011 dalla figlia d'arte Ami Cabaan Mann.

Second opinion, a cura di Elena Pedoto

Forte dell'incetta fatta ‘in casa' di premi Goya (ben 10 tra cui quello per il Miglior Film) questo piccolo ed esemplare thriller spagnolo diretto dal regista sivigliano Alberto Rodríguez, traccia il profilo di una Spagna bivalente, inquadrata nel piccolo microcosmo in cui si muove la storia, e attraverso il macrocosmo più complesso che invece fa da sfondo alla Storia, evidente nei trascorsi dei due detective quanto tra le fila di un passato comune. Il crescente disagio legato alle scoperte fatte sul caso, scioccanti quando non raccapriccianti, metterà infatti in evidenza non solo la drammatica realtà della minuscola comunità protagonista degli eventi e quasi implosa su sé stessa, ma soprattutto il retaggio più ampio e più inquieto di una nazione liberatasi da poco di una dittatura (quella di Franco) e ancora alla ricerca (stentata) di una propria democrazia.

Labirinto di paludi e risaie che, oltretutto, cela i redditizi traffici di droga locali; man mano che i due protagonisti - abbastanza propensi a ricorrere a metodi molto poco ortodossi - finiscono intrappolati in una rete di intrighi alimentata dall'apatia e dalla natura introversa della gente del posto, tra ritrovamenti di immagini erotiche ed indizi destinati ad emergere l'uno dopo l'altro.
E provvede anche uno sciopero dei lavoratori che mette a rischio il raccolto del riso a distrarli nello svolgimento delle indagini, fino alla violenta conclusione di un elaborato tecnicamente lodevole e che, pur senza eccellere, non lascia affatto delusi.

La Isla Minima Alberto Rodríguez ripercorre tramite La isla mínima il teso clima della Spagna del 1980 calando Javier Gutiérrez e Raúl Arévalo nei panni di due detective di Madrid che, convocati da una madre disperata in un villaggio perduto, indagano sulla misteriosa sparizione delle due figlie. Ed è totalmente sulle loro indagini e sul progressivo ritrovamento di indizi che viene costruita l’operazione, impreziosita da un’affascinante atmosfera tutt’altro che urbana e che, in mezzo a paludi e risaie, coinvolge attraverso lenti ritmi di narrazione me senza annoiarlo troppo, fino alla soluzione finale.

6

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