Recensione La Famiglia Bélier

Una commedia francese divertente e tenera, incentrata sulle vicende di una famiglia a un tempo speciale e ordinaria

Recensione La Famiglia Bélier
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La famiglia Bélier (che in francese significa montone) composta da madre, padre e due figli adolescenti, ha colmato il silenzio del proprio esistere (sono tutti sordomuti tranne la sedicenne primogenita Paula) con una grande armonia e una dedizione totale verso il lavoro di allevatori di bestiame e produttori di formaggi. Il meccanismo perfettamente oliato delle loro attività regge però anche in buona parte sulla ‘parola' di Paula, l'unica in grado di dialogare con loro (tramite il linguaggio dei segni) e anche con il mondo esterno (attraverso il linguaggio convenzionale). Divenuta nel tempo il vero trait d'union tra i Bélier e il resto del mondo, Paula però è anche un'adolescente come tutte le altre, che vagheggia le prime scintille amorose e che è ancora alla ricerca della propria strada. L'occasione per un passo avanti in quel senso arriverà con l'entrata a far parte del coro di scuola, dove il suo talento vocale verrà fuori quasi subito inducendo l'insegnante a spingerla a partecipare al concorso per entrare a far parte di una delle più prestigiose scuole di canto parigine. Questa novità andrà, inoltre, di pari passo con lo spaesamento dovuto alle prima farfalle nello stomaco, sorte ben presto per il suo bel compagno di canto. Ma la notizia di un suo possibile allontanamento da casa non verrà presa al meglio soprattutto dai genitori, che riponevano in quella loro unica figlia ‘parlante' molte delle speranze per il futuro dell'azienda di famiglia e più in generale per il futuro stesso dei Bélier. A quel punto i Bélier dovranno, tutti insieme, accettare il fatto che la piccola Paula è cresciuta e che la ragazza non solo è dotata di voce, ma che la sua è addirittura una voce straordinaria.

Adolescenze al bivo dell'età adulta

Il regista francese Eric Lartigau (già diversi lungometraggi nel suo curriculum e la partecipazione al collettivo Gli infedeli) arriva in Italia con La famiglia Bélier (La famille Bélier), film campione d'incassi in Francia (7 milioni di spettatori) e ben 6 nomination ai Cèsar. Un successo di pubblico e critica senza dubbio dovuto alla capacità di quest'opera francese di coniugare la freschezza della commedia con uno sguardo delicato verso una storia ordinaria e speciale, con un occhio di riguardo per quelle che sono categorie protette ma spesso anche grandi risorse per le nostra società. Scritto a quattro mani da Stanislas Carre de Malberg e Victoria Bedos, La famiglia Bélier si rivela infatti una frizzante commedia dove la caratterizzazione del mutismo famigliare diventa strumento per esaltare invece la simpatia innata di questo originale quartetto. Dalla loro forte emancipazione sessuale, all'uso di un linguaggio sdoganato - tutti elementi che verranno fuori attraverso le puntuali ‘traduzioni' di Paula - i Bélier rappresentano infatti sin da subito l'affiatamento di un nucleo strutturato su una comunicazione non ordinaria eppure fortemente efficace. Giusto un assaggio di quello che si rivelerà poi invece il nerbo centrale del film, ovvero uno scontro generazionale basato sulla classica e sempreverde tematica del ‘cucciolo' in procinto di lasciare il proprio nido in preda al dolore dei genitori. Ma c'è anche un altro elemento a irrorare l'originalità narrativa dell'opera di Lartigau, ovvero l'uso armonioso della musica a costituire prima l'elemento di rottura, legato al difficile bivio concretizzatosi per la protagonista, e subito dopo il motivo di unione, raccordo, attorno al quale (attraverso la bellissima voce dell'ottima protagonista Louane Emera - non a caso anche vera e propria cantante) tutti si stringeranno, facendo altresì dissolvere attriti e incomprensioni di fronte al palesarsi di un affetto sincero e di un vero talento. Un talento che in questo caso risulta essere una voce di rara bellezza e che (nel voluto paradosso) i protagonisti della storia non potranno mai realmente ascoltare, ma solo immaginare per poi accettare l'idea di quella straordinaria figlia giunta - nel bene e nel male - oramai alle porte dell'età adulta. Illuminante in questo senso sarà la bella canzone Je vole intonata da Paula in una delle scene cardine del film, la quale racchiude il senso di quell'abbandono doloroso ma necessario riassunto in una manciata di versi commoventi "Vi voglio bene ma parto, non fuggo ma volo, non sono più una bambina stasera".

La Famiglia Bélier Eric Lartigau sfrutta un buon cast e una buona idea per realizzare una commedia frizzante che narra di un’identità famigliare peculiare (quella di una famiglia di sordomuti) mostrandone la forza strutturale e i talenti sottesi. La famiglia Bélier parte in sordina ma cresce soprattutto in prossimità del finale, dove la forza congiunta di musica e affetto sarà risolutrice dell’impasse esistenziale cui si troverà di fronte la brava e talentuosa protagonista Louane Emera. Da notare anche le prove di Karin Viard e François Damiens rispettivamente nei panni della madre e del padre di Paula.

6.5

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