Recensione La Donna che Canta

Alla ricerca del passato, alla scoperta della verità

Recensione La Donna che Canta
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In seguto alla dipartita di Nawal, i fratelli gemelli Jeanne e Simon, figli della donna, ricevono sconcertanti direttive riguardo l'eredità. In una lettera scritta prima della morte, la madre dei due giovani confessa loro l'esistenza di un terzo fratello e di un padre che credevano ormai morto e chiede di consegnare loro due buste chiuse. Senza alcun dettaglio riguardo il come, il dove e il quando incontrare la ritrovata famiglia i due si interrogano su quanto abbia davvero senso tentare di soddisfare l'ennesima bizzarria di una madre che, nel corso della sua intera vita, non è certo stata esule dall'assecondare le proprie stranezze rimanendo per i figli una costante emblematica. Grazie all'aiuto di un matematico e di qualche vecchia fotografia i gemelli riusciranno comunque a risalire al padre e al fratello mai conosciuti, residenti nel cuore del medioriente, lontani migliaia di chilometri da casa, cuore e cultura.

Giunto al suo quarto lungometraggio, il regista canadese Denis Villeneuve ci racconta con disarmante lucidità una vicenda emotiva che riporta in superficie l'attuale questione mediorientale e il sempreverde conflitto umano, familiare e sociale. La donna che canta (Incendies) è la trasposizione cinematografica tratta dall'ononima pièce teatrale, sfrutta il devastante scenario bellico della guerra in medioriente e mantiene i toni distinti del giallo aggrappandosi, sempre e comunque ad un rigore quasi matematico, in qualche maniera costante segno distintivo della poetica del regista Villeneuve. Tecnicamente, narrativamente e visivamente perfetto La donna che canta somiglia ad un delizioso prodotto industriale, di ottima fattura, da cui traspare un'originaria natura poetica che però, nel corso della stesura e della produzione, sembra andata via via scemando. Sebbene riesca a fondere con invidiabile precisione l'agghiacciante atmosfera e il degrado della guerra con una storia dai toni incalzanti sembra proprio essere la sua perfetta composizione il suo punto di debolezza. La struttura del film ricorda in qualche modo l'incedere dei grandi classici noir del cinema riportandoli ad ambientazioni complesse che, paghe per l'appunto della propria natura, riescono ad offrire uno spettacolo in qualche modo innovativo e comunque molto piacevole. Scisso in due temi differenti il film racconta, senza che l'uno prevarichi l'altro - e anzi come già detto fondendoli tra loro - temi fortissimi e difficili da trattare. La delicatezza di certe sequenze è addirittura da antologia non solo del cinema ma dell'arte più generica ed è proprio l'eccedere metodico e preciso che (sebbene in autori piuttosto noti fosse invece una più che invidiabile qualità) priva la pellicola dell'umanità che, paradossalmente, si sforza, in modo tutt'altro che vano, di raccontare. Tutti gli attori sono diretti benissimo e, prescindendo dal merito, riescono perfettamente a trasmettere l'emotività necessaria a raggiungere l'apice della narrazione ed è proprio per questo che, nonostante eccesso di zelo di cui sopra, riescono a trasparire le sensazioni che Villeneuve intende trasmettere con Incendies.
In definitiva un film complessivamente ben riuscito, ossessionato dal rigore aritmetico che da sempre il regista porta con se ma davvero ben fatto, girato in maniera intelligente, senza sopraffare la scorrevolezza della narrazione mantenendo pur sempre una propria identità visiva.

La Donna che Canta La donna che canta è un buon risultato, a volte un po'troppo ingessato dalla sua eccessiva metodicità, ma ancorato alla sua forte natura emotiva e ad una forte etica antimilitarista. Consigliato.

7

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