Recensione La Casa della Peste

Horror, Thriller e azione si mescolano in un'amalgama imperfetto

Recensione La Casa della Peste
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Sono ormai pochi i film del genere horror che riescono a far presa sul pubblico, negli ultimi tempi. E tutto ciò nonostante l'industria del cinema possa oggigiorno vantare mezzi tecnologici sbalorditivi (computer grafica avanzatissima e fotorealistica, effetti 3D di qualità imparagonabile a quella di vent'anni fa, uso della fotografia digitale per una miglior resa degli effetti grafici). Sono forse cambiati i gusti del pubblico? O è forse una lacuna insita proprio nel modo in cui il genere viene proposto oggigiorno? I piccoli e grandi successi, di tanto in tanto, non mancano, vedasi la serie di Saw l'enigmista, che tuttavia ha presto cominciato a sentire il peso di una certa ripetitività strutturale che ha penalizzato l'ultimo capitolo uscito, il sesto. Al di là del polpettone sanguinolento, infatti, quello che l'appassionato ricerca in questo genere di film è lo spavento genuino, l'indagare nei lati più oscuri e reconditi dell'animo e delle paure umane. Cose che gli horror “storici” -non c'è bisogno di fare nomi- elargivano a piene dosi, e che invece spesso latitano nei prodotti odierni. Non è un caso, probabilmente, che al momento i film horror-thriller di maggior successo siano quelli dal grande potenziale ma dal budget contenuto: l' importante non è quanto si mostra, ma cosa e come lo si fa.
La Casa della peste, nuovissima release direct-to-dvd Delta/Medusa, tenta ora la sua strada anche in Italia, dopo le uscite statunitensi e tedesche: in quale filone rientrerà? Saranno spaventi “genuini” quelli che ci farà fare, o ci ritroveremo presto a sbadigliare? Scopriamolo insieme.

Il Prete Nero e la ricercatrice

Anna (Gina Philips) è una giovane ricercatrice in archeologia in un'università di Londra, e ultimamente si sta interessando a degli scavi effettuati in un vecchio ospedale, oramai in disuso, risalente a quattro secoli fa.
Proprio durante un punto cruciale per gli studi di Anna in proposito, gli scavi vengono interrotti dalle autorità sanitarie per la scoperta di pericolose spore di peste risalenti, probabilmente, all'anno della grande epidemia londinese, il 1666.
Per nulla intimorita dai divieti imposti e incuriosita da alcune bizzarre e sospettose coincidenze che ha rintracciato su antichi documenti dell'epoca, la determinata studiosa decide di vederci chiaro ed effettuare un ultimo scavo rivelatore prima che l'edificio venga abbattuto e bonificato.
Nottetempo, quindi, si intrufola di nascosto nella struttura, per rimanerne poi intrappolata a causa di un gruppo di giovinastri, in cerca di un rifugio dopo una notte brava di festeggiamenti in onore del neopatentato Nick (Alex Hassell) e della sua ragazza Joolz (Kelly Shirley), in dolce attesa di un figlio. I due sono accompagnati dall'amico di vecchia data Steve (Andrew Knott) e dal problematico fratello di questi, Clive (Jack Bailey).
Tutti insieme si ritroveranno, presto, a vivere un incubo che doveva restare celato nel passato, ma che incautamente hanno risvegliato...la setta del Prete Nero torna così a colpire, e vuole il sangue dei cinque ragazzi...

Visioni terribili e un'oscura profezia

«A metà strada tra Hellraiser, La Mummia, Alone in the dark e i migliori action thriller a sfondo esoterico» queste le parole con cui La casa della peste si presenta al pubblico sul retro di copertina. Paragoni invero un po' azzardati e neanche particolarmente lusinghieri, a ben pensarci, visto anche che gli intenti della pellicola diretta da Curtis Radclyffe sono, almeno in parte, ben diversi da quelli delle pellicole citate.
Perché effettivamente, The sickhouse è un film dalla difficile definizione: non è un horror nel senso stretto del termine, nonostante la presenza di due-tre sequenze di dubbio gusto e la tematica del gruppo di giovani destinato a combattere un potere oscuro per non soccombere uno alla volta; non è un action, nonostante un paio di sequenze e dei palesi rimandi a pellicole avventurose di ben altra caratura (nonché al mondo dei videogiochi); e come thriller, nonostante alcune discrete premesse iniziali e un finale decisamente spiazzante, risulta decisamente annacquato nella narrazione, che oltretutto finisce per lasciare l'amaro in bocca allo spettatore interessato ai retroscena della storia e ai vari “perché” che si nascondono dietro i mille terrificanti misteri che nasconde l'ospedale. Misteri che, appare chiaro dal finale, sono destinati ad un ipotetico chiarimento in un eventuale sequel del film, che tuttavia dubitiamo vedrà mai la luce.
Ed è quasi un peccato, perché alcune sequenze iniziali nonché alcuni spunti meritano, ma poi il film si perde appresso ad effetti “speciali” assolutamente raffazzonati e ad un andamento della storia altamente prevedibile, eccezion fatta per il già citato finale a sorpresa.
Se dal punto di vista della sceneggiatura dunque non possiamo ritenerci soddisfatti, quello che disturba più nel film è la resa su schermo: gli effetti visivi, come già accennato precedentemente, sono di pessima fattura, e anziché valorizzare una scenografia tutt'altro che da buttare -seppure un po' monotona- finiscono per banalizzare il tutto con un po' di sangue finto, schifezze varie di natura poco riconoscibile ed effetti di luce “spiritica” invero un po' ridicoli.
Anche i costumi concorrono a quest'aria di sciatteria diffusa nella pellicola, rendendo anonimi i protagonisti e poco credibili gli accoliti della setta, nonostante “sulla carta” (ovvero nelle illustrazioni che possiamo vedere a inizio film) non siano poi disprezzabili.
Il peggio però arriva con l'asettica e a tratti troppo algida fotografia di SamMcCurdy, “ottimo” compendio alla traballante (in tutti i sensi) regia di Radclyffe, ben lontano dal suo vecchio Sweet angel mine, e che si diverte a omaggiare/saccheggiare tanti altri film (tra cui il classico The Blair Witch Project) scordandosi però di stare realizzando anche un proprio film, e non un documentario con la telecamera a mano che inquadra la scena a caso.
Discrete, invece, seppure non trascendentali, la colonna sonora ad opera di Lauren Yason e Richard Fox, nonché le interpretazioni degli attori.
Nessun volto noto fra loro, ma come scream queen e scream heroes la Philips, la Shirley e Hassell fra tutti svolgono tutto sommato un buon lavoro, coadiuvati da un'avvenenza fisica perfetta per ruoli simili.

L'edizione italiana in DVD

Il DVD, proposto in una confezione a disco singolo dall'accattivante resa grafica, è di discreta fattura, seppure non presenti nessun particolare punto di pregio. Il video è presentato nel classico formato 16/9 FULL FRAME (1.77:1) e vanta una resa discreta, seppure nelle scene più scure si noti una certa grana dell'immagine dovuta però, per prima cosa, al materiale originale e ai limiti fisici della compressione su dvd di certe scene. Buono il Dolby Digital 5.1 di entrambe le tracce (italiano e inglese), e più che soddisfacente anche il semplice audio stereo 2.0 ulteriormente presente, per chi ancora non si fosse dotato di un buon impianto domestico. C'è purtroppo da annotare un doppiaggio italiano non all'ottimo livello a cui la Delta ci ha abituati in passato, ma è un difetto trascurabile alla luce di una realizzazione finale comunque sufficiente.
Buoni i menù animati, peccato invece per la povertà dei contenuti speciali, ridotti meramente al trailer e alla galleria fotografica, oltre a numerosi altri trailer tratti dal catalogo Delta Pictures.

La Casa della Peste La casa della peste non è certamente un capolavoro, ma nonostante in alcuni punti si prenda un po' troppo sul serio pensiamo che non nutra di queste ambizioni: è solo un film preda di una crisi di identità, diviso tra troppe anime (thriller, horror, action), tra cui non riesce a districarsi anche a causa di una realizzazione tecnica piuttosto bassa che penalizza alquanto quel che di buono si potrebbe altrimenti ravvisare in esso. Resta tuttavia una discreta alternativa per il classico venerdì sera in casa in compagnia di amici.

6

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