Recensione La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler

Un fenomenale Bruno Ganz è Adolf Hitler nel bel film di Oliver Hirschbiegel, che scava in profondità tra le pareti del bunker del dittatore negli ultimi giorni prima della fine della guerra.

Recensione La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler
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Alla sua uscita furono più le polemiche, che comunque lo portarono all'attenzione mediatica, che i veri giudizi critici a destare scalpore. Nel 2004 infatti La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler venne attaccato da buona parte della stampa tedesca con l'accusa di mostrare l'uomo dietro al mostro. Una presa di posizione forse sin troppo netta ed espressa senza aver visto le appassionanti due ore e mezza di questo bel film del regista amburghese Oliver Hirschbiegel, candidato all'Oscar come miglior film straniero. Un titolo divenuto famoso, involontariamente, anche per gli internauti: spopolano infatti ormai da anni in rete degli esilaranti video ridoppiati o con sub fasulli (con esiti volutamente ironici) della potente scena cult in cui il Fuhrer di Bruno Ganz perde la pazienza con i suoi generali.

Berlino ultimo atto

Il 20 aprile del 1945 l'esito della seconda guerra mondiale, con la chiara sconfitta della Germania, è ormai palese. I russi sono alle porte di Berlino, e l'esercito tedesco è costretto a schierare vecchi e bambini per difendere la città. Ma Adolf Hitler, nascosto insieme ai suoi fedelissimi in un bunker, è ormai sul baratro della follia, e rifiuta qualsiasi possibilità di tregua, spingendo allo stremo i suoi uomini e la popolazione, ormai stanca di tanta violenza. Passeranno dieci, inesorabili, giorni nei quali si deciderà il fato del dittatore e dei suoi camerati, mentre gli Alleati si avvicinano sempre di più al centro della città.

Germania anno zero

Sono pochi i film interamente incentrati sulla figura del Fuhrer, e tra questi è doveroso citare il Moloch (1999) di Aleksandr Sokurov; ma se il maestro russo guardava alla figura del dittatore con una carica smaccatamente autoriale e quasi fuori dal tempo, Oliver Hirschbiegel è molto più concreto e diretto nel raccontare la normalità del male. La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler è un'opera stratificata che nasconde, dietro la sua narrazione in spazi chiusi (che dominano la quasi totalità della visione), un ritratto lucido e controverso di un uomo impotente che si trova davanti alla fine del suo folle sogno. Megalomane e spietato ma anche capace di piccoli gesti di genuina umanità con le persone a lui care: il regista ha scelto una via difficile in questa biografia di celluloide, la classica ed equilibrata via di mezzo che spesso non mette mai d'accordo nessuno. E in ogni caso le più bieche crudeltà compiute dal Fuhrer e da alcuni dei suoi uomini fidati non sono certamente nascoste; al contempo però si mostra anche la ferrea moralità di molti soldati tedeschi, ricchi di umanità anche nei momenti più difficili. Curato esteticamente al dettaglio, con uno sguardo realistico e convincente nella manciata di sequenze all'aperto, con bombardamenti e sommarie esecuzioni realizzate con una sobria spettacolarità e un ingente numero di mezzi e comparse, le due ore e mezza di visione scorrono in buona parte filtrate dallo sguardo della segretaria di Hitler, Traudl Junge (la bella e brava Alexandra Maria Lara): è la stessa, reale, persona (sopravvissuta alla fine della guerra) ad aprire e chiudere il film in interviste di repertorio in cui rimpiange di aver lavorato per il dittatore. Dittatore interpretato con gigantesca bravura da un Bruno Ganz in una prova di intenso mimetismo che lo consacra ad oggi come il miglior interprete del difficile ruolo.

La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler Tratto dai libri La disfatta, scritto da Joachim Fest, e l'autobiografico Fino all'ultima ora di Traudl Junge, La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler è un'opera potente che, pur essendo incentrata su una figura quanto mai "controversa", per usare un eufemismo, come quella del Fuhrer, si rivela una tesa e realistica rappresentazione degli ultimi giorni del dittatore, mostrato sia negli eccessi più folli e violenti che nella sua normalità. Oltre a una manciata di ottimi personaggi secondari e una realizzazione tecnica di prim'ordine, capace di offrirci uno spaccato credibile della devastata Berlino e della sofferenza dei suoi abitanti, Oliver Hirschbiegel può contare su un Bruno Ganz in stato di grazia.

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