Recensione La Bussola d'Oro

L'epopea di Queste Oscure Materie arriva al cinema... Sarà un successo?

Recensione La Bussola d'Oro
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In un mondo parallelo dove ogni essere umano ha un daimon, un animale parlante, come compagno, e tutto è gestito dall'onnipresente Magisterium, vive Lyra (Richards), una bambina di dodici anni. Orfana di entrambi i genitori, è stata cresciuta in un esclusivo college da uno strambo zio, Lord Asriel (Craig), che le ha insegnato l'importanza della libertà individuale e del pensiero scientifico.Dopo la partenza dello zio per un viaggio nel grande nord, Lyra viene avvicinata da una misteriosa agente del Magisterium, la signora Coultrer (Kidman), che la inviterà ad unirsi a lei per compiere insieme un'altra avventura, sempre verso le terre boreali. Prima della sua partenza Lyra riceverà però la visita del rettore del suo collegio, che le farà dono di una misteriosa bussola d'oro, uno strumento che "dice sempre la verità". Inizia così l'epopea filmica tratta dai best seller di Philip Pullman, la trilogia di Queste Oscure Materie.

Dopo l'exploit de Il Signore degli Anelli (su cui, peraltro, nessuna major aveva scommesso un dollaro bucato) pare che la nuova moda di Hollywood sia l'adattamento, in forma di trilogia, delle maggiori opere fantasy del secondo ‘900. Dopo la già citata epopea di Frodo Baggins e l'eptalogia a venire dedicata ad Harry Potter, questo La Bussola d'Oro era uno dei progetti più interessanti. Prodotto dalla New Line e diretto dall'esordiente Chris Weitz (già produttore della serie di American Pie), il film parrebbe avere tutte le carte in regola per sfondare: una storia amata ed appassionante, un budget enorme, un cast di stelle e, non ultimo, un comparto tecnico che fonda le sue radici sui lavori della Weta per il capolavoro di Peter Jackson. Tuttavia, lo anticipiamo subito, qualcosa è andato storto: per tutta la durata del film permane uno strano senso di incompletezza, come se il regista e gli autori non avessero voluto spingersi troppo oltre nell'interpretazione della storia, limitandosi a ricalcare con stile calligrafico il plot narrativo principale. Non che sia necessariamente un male, intendiamoci, nel passaggio da un media all'altro è ovvio che qualcosa vada perso o modificato, ma purtroppo in questo caso, anziché adattare il libro al film s'è preferito, furbescamente, estrapolare da esso le sue parti più superficiali, senza riuscire a coglierne l'anima. Il rapporto fra Daimon e persona sarebbe molto interessante, così come lo scontro fra Magisterium, conservatore e tiranno, Accademici, liberi pensatori quasi "illuministi" (chiaramente metafora del rapporto fra chiesa e scienza). Ma nessuno di questi argomenti viene trattato con la dovuta cura e la storia procede a strappi e nella maniera più classica possibile, tanto da risultare in alcuni punti quasi noiosa. Anche l'uso della bussola d'oro (che dovrebbe essere il perno di tutta la vicenda) è poco più che abbozzato e risolto manieristicamente, quasi come se fosse una specie di televisore tascabile.Per chi non ha letto i libri, poi, alcuni rimandi sono di difficilissima comprensione e la vicenda potrebbe dipanarsi in maniera non del tutto chiara, soprattutto nella parte centrale dove le tre storyline si intrecciano per poi condurci al finale.

Concludendo La Bussola d'Oro è sicuramente al di sotto delle aspettative, la trama è piuttosto lineare, i personaggi appena abbozzati e nemmeno gli effetti speciali riescono a dare respiro ad un'opera che paga evidenti mancanze autorali e pre-produttive. Con una sceneggiatura più curata ed una regia più autorevole si sarebbe potuto fare di molto meglio, dato che, fra l'altro, gli attori sono tutti molto bravi, anche nella difficile interazione con le bestie generate al computer. Per quanto riguarda l'aspetto visivo dell'opera, non siamo di fronte ad un capolavoro: alcuni scenari del grande nord sono molto affascinanti, così come la città neovittoriana dove Lyra si perde; ma nel complesso un'aria di già visto pervade tutto il film. Vedendo il college è impossibile non pensare ad Hogwarts, contando poi che il regista forza molto la mano sulle guglie e sui tetti, proprio nel più classico stile Potteriano. Allo stesso modo la battaglia finale ricorda in troppi momenti quella del fosso di Helm di Jacksoniana memoria.Comunque, nonostante queste perplessità, non ci sentiamo di bocciare completamente il film, alcune buone idee ci sono (anche se, come detto, poco sviluppate) ed il finale, coraggiosamente tronco, lascia spazio a seguiti che potranno essere ben migliori. Certo, se questo primo episodio sarà un flop difficilmente li vedremo, ma sarebbe un peccato bocciare un progetto così ampio solo al primo passo quasi falso.

La Bussola d'oro La Bussola d’Oro non è un brutto film, semplicemente non ha il coraggio di osare. Con un capolavoro del fantasy a disposizione e delle potenzialità tecniche quasi senza limiti si sarebbe potuto fare molto meglio. A questo giro la produzione ha preferito puntare sul sicuro confezionando un prodotto classico e facilmente vendibile. Peccato, perché le premesse per il nuovo re del Fantasy c’erano tutte.

6

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