Recensione L'ospite inatteso

Presto la vita di walter verrà stravolta dall'ingresso di due strani inquilini

Recensione L'ospite inatteso
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Togliamoci subito il dente: L'ospite inatteso è un gioello.
Il cinema americano, ormai da tanto tempo, ci ha abituato alle sue megaproduzioni, a cifre esorbitanti e a nomi famosi, spesso con risultati più che deludenti; questa è perlomeno la realtà cinematografica statunitense che a noi viene pervenuta, inconsci però del fatto che, dietro alle decine di zeri e sotto i tappeti rossi e freschi di pulito si nasconde un piccolo universo, fatto di piccole pellicole indipendenti che hanno solo molto da insegnare ai grandi colossi che popolano le strade di Hollywood.
Richard Jenkins è l'unico nome (relativamente) noto tra i tanti figuranti nei titoli di coda di questo film, costato appena 5 mln di dollari (con questo budget negli USA è considerata una pellicola indipendente, il che dovrebbe farci riflettere seriamente sull'attuale condizione dei finanziamenti al cinema europeo), il resto è un cast di attori con pochissime e quasi insignificanti particine in telefilm mainstream. Trionfatore assoluto al Deauville Film Festival e acclamato con un assordante scroscio di applausi al Sundance festival, il secondo lavoro del regista quasi esordiente Thomas McCarthy (the station agent)si rivela una pellicola affascinante, coinvolgente e di una perfezione tecnica quasi disarmante, adatto a tutte le categorie e a tutte le età.

C'è qualcuno? Sono in casa

Walter Vale è un professore universitario dell'università di New York, la sua vita prosegue grigia, ricca di soddisfazioni sociali ma interiormente priva di ogni stimolo, nella quale l'assenza di una figura al proprio fianco si fa sentire più forte che mai. Una sera, tornando a casa dalla solita e monotona conferenza economica, Walter trova in casa una coppia di giovani immigrati, Tarek e Zainabi, imbrogliati da un truffatore che ha affittato loro casa senza il previo consenso del proprietario.
Colto da un'apparentemente inspiegabile generosità permette comunque ai due di rimanere, in attesa che trovino una nuova sistemazione, dando origine così ad un sodalizio che regalerà al grigio Walter tutta la luce di cui ha bisogno. Tarek più di chiunque altro, insegnerà all'uomo come suonare il Djembe, dando realmente un nuovo ritmo alla sua vita, insegnandogli ad amarla e regalandogli, in seguito all'evolversi degli eventi, nuove ragioni per cui combattere.

Deliziami e poi straziami

L'ospite inatteso è un manuale da seguire per chiunque intenda intraprendere la carriera cinematografica: una sceneggatura totalmente priva di sbavature, una direzione degli attori assolutamente coinvolgente ed una regia nitida, precisa ed assolutamente perfetta sotto ogni punto di vista didattico.
E' la personale avventura di uomo completamente solo, disagiato nonostante la prestigiosa posizione sociale che trova nell'incontro con nuove culture, con persone “diverse”, un nuovo modo di vedere le cose, avvicinandosi sempre più alla semplicità di una vita priva di materialismi e ricca di una naturale allegria.
Tutta la narrazione è sapientemente raccontata da una telecamera che non si limita ad essere l'occhio dello spettatore, ma diventa in qualche modo un narratore onnisciente, sottolineando il paradosso di una grande casa completamente vuota nonostante la presenza di un uomo che, però, ha fatto della sua umanità un inno alla malinconia e al silenzio.
Il film espone con forte lucidità anche la realtà dell'immigrazione statunitense, vittima dell'agorafobia e della xenofobia popolare post 11 settembre marcando, sempre durante l'evolversi delle vicende narrate, le difficoltà dei 'diversi' e l'esagerazione che spesso tutti noi tendiamo a riversare su chi non è come noi e che, di conseguenza, ci fa paura.
Il ritmo è l'elemento centrale di tutta la pellicola: passa di mano in mano, da Tarek a Walter fino alle nostre mani, divenendo la colonna sonora e portante di un'intera esistenza, troppo spesso segnata da inutili moralismi, e proprio come la musica, la vita gira e si alternano a momenti di grande enfasi, momenti di impietoso silenzio.
Le interpretazioni di tutti gli attori e, sottoliniamo, tutti, meriterebbero premi ben più prestigiosi di quelli ricevuti in alcuni piccoli festival dedicati alla settima arte, in primis la dinamica ed emozionante prestazione del protagonista Richard Jenkins che da adesso in poi, siamo sicuri, avrà l'opportunità di continuare la propria carriera artistica con qualche regista più blasonato anche se, non per questo, più dotato di Thomas McCarthy.

L'ospite inatteso Rimane ben poco da dire, L'ospite inatteso è tra le pellicole più meritevoli tra quelle uscite in Italia in questo 2008, si spera solo che ottenga il giusto riconoscimento e non venga schiacciato dai colossi di cui, fortunatemente per noi, è in qualche modo l'antitesi.

8

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