L'immortale, la recensione del film di Takashi Miike disponibile su Netflix

Un samurai immortale viene assoldato da una ragazzina in cerca di vendetta per l'uccisione del padre nel live-action del manga L'immortale.

L'immortale, la recensione del film di Takashi Miike disponibile su Netflix
Articolo a cura di

Manji è un samurai in fuga dopo aver ucciso il suo corrotto signore e i suoi attendenti, tra i quali anche il marito della più giovane sorella Machi, ora ricercata insieme a lui e caduta in preda alla follia dopo quanto accaduto. Il guerriero rimane vittima di un'imboscata nella quale la consanguinea viene uccisa a sangue freddo e, dopo aver sterminato decine di avversari, si accascia al suolo morente, ma una misteriosa donna che li stava seguendo, sostentente di avere oltre otto secoli di vita, gli concede l'immortalità.
Cinquant'anni dopo Manji viene assoldato da una ragazzina che ha assistito al brutale assassinio del padre (maestro d'armi), e conseguente rapimento della madre, da parte di una nuova scuola che ha intenzione di soppiantare tutti gli altri dojo del Giappone, ed è ora in cerca di vendetta.

Vivere o morire

Sin dall'inizio, con una lunga scena madre in bianco e nero in cui il protagonista sfida decine di avversari, si viene immersi nelle atmosfere epiche e dolenti di una storia di samurai in cui l'onore e la vendetta assumono valore predominante ai fini degli eventi. Dopo i recenti ed apprezzati 13 assassini (2010) e Harakiri: Death of a samurai (2011) il sempre iper-prolifico Takashi Miike torna al cinema di cappa e spada nipponico adattando il manga di culto di Hiroaki Samura, conosciuto in Italia come L'immortale, rendendo pienamente giustizia all'opera originaria con una messa in scena delle grandi occasioni che restituisce appieno il fascino dei disegni sul grande schermo. Presentato fuori concorso all'ultimo Festival di Cannes L'immortale mantiene ciò che promette contaminando il filone jidai-geki con quello sprazzo di elementi fantastici capaci di rendere la narrazione sempre grintosa e scattante, facendo del protagonista una sorta di Wolverine dagli occhi a mandorla incapace di morire e le cui ferite, amputazioni incluse, guariscono grazie ad un sortilegio che si rivela ben presto una maledizione. I
l desiderio di Manji è infatti quello di trovare finalmente l'eterno riposo, tematica che ritorna a più riprese nello scorrere degli eventi e che apre notevoli divagazioni etiche sul senso dell'esistenza stessa e sul senso della vita; non l'unica tra le profonde tematiche insite all'interno del contesto, con riflessioni sulla sete di vendetta e sulla soggettività dei punti di vista, che sfumano tutti i personaggi, buoni e cattivi che siano, ben oltre la media di genere.

L'epica del duello

La profondità morale delle due ore e venti di visione accompagna uno spettacolo spesso esaltante, capace di schivare la potenziale monotonia degli infiniti duelli, uno contro uno o versus decine di nemici, grazie ad una caratterizzazione eterogenea dei vari combattenti, in una vera e propria rappresentazione fumettistica che dona un ottimo impatto sia visivo che coreografico, dando vita a figure sempre complesse e sfumate. Gli scontri lasciano il segno nella loro velata e verosimile esagerazione, strizzando in una manciata di sequenze anche l'occhio ai wuxiapian, e la lunghissima resa dei conti finale è un vero e proprio tripudio per gli appassionati studiato alla perfezione, tra fiotti di sangue che sgorgano in continuazione (nel miglior Miike style) e gesta di eroismo e sacrificio che preparano il campo al prevedibile, ma non per questo meno incisivo, epilogo aperto. Nulla è lasciato al caso in L'immortale (disponibile su Netflix come originale), vero e proprio live-action d'autore che conferma l'abilità del regista nipponico di osare oltre ogni aspettativa e puntellare con il suo tipico stile, grottesco, ironico e a tratti sopra le righe (anche se qui meno marcatamente che altrove), una vicenda in cui il Bene e il Male hanno diverse facce e dove solo un sentimento sincero può porre forse fine a tutti i conflitti.

Blade of the Immortal Takashi Miike firma un adattamento d'eccellenza dell'omonimo manga di culto dando vita ad una storia di samurai, flirtante con elementi fantastici, in cui la ricerca della vendetta assume significati più profondi di quanto inizialmente preventivato, ponendo uno sguardo sull'etica del guerriero e sul senso della vita. Un samurai immortale e una ragazzina sulle tracce degli assassini del padre sono i protagonisti di una vicenda giocata su diverse tonalità di grigi, in cui le scene di combattimento toccano picchi di grande spettacolo sia nei singoli duelli che nelle battaglie contro decine e decine di avversari, strizzando l'occhio al fumetto in una visione epica d'insieme perfetta per il grande schermo: L'immortale avvince e convince in una messa in scena violenta ma necessaria in cui il cineasta nipponico sguazza come di par suo con invidiabile e spumeggiante naturalezza.

8

Che voto dai a: Blade of the Immortal

Media Voto Utenti
Voti: 12
7.2
nd