L'eccezione alla regola, la recensione del film di Warren Beatty

Un'aspirante attrice e un autista ruotano intorno alle follie di Howard Hughes in L'eccezione alla regola, film diretto e interpretato da Warren Beatty.

L'eccezione alla regola, la recensione del film di Warren Beatty
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Non è certo il primo, e non sarà neanche l'ultimo, film incentrato sulla vita di Howard Hughes, figura a tutto tondo della scena hollywoodiana e finanziaria statunitense, leggendario imprenditore, regista, aviatore e produttore cinematografico. E così dopo il The Aviator (2004) di Martin Scorsese, in cui il miliardario era interpretato da Leonardo DiCaprio, è ora il turno di Warren Beatty, che vuole dire la sua su un personaggio così eccentrico e controverso che ha segnato decenni della storia americana con L'eccezione alla regola. Il sex simbol della New Hollywood alla soglia degli ottant'anni, e a diciotto dalla sua ultima regia, torna dietro e davanti la macchina da presa per dar vita ad una sua sceneggiatura basata su un periodo complesso del magnate, che è sì protagonista ma divide la scena con un'aspirante attrice e un'autista della sua compagnia. E' proprio tra i due giovani che nasce una platonica relazione, malvista dallo stesso Hughes che vietava categoricamente complicazioni sentimentali tra coloro nel suo libro paga e che porterà ad inaspettate conseguenze, coincidenti con la possibile demenza senile di cui lo stesso miliardario comincia a soffrire.

King of Hollywood

Assimilabile per molti versi al di poco precedente Café Society (2016), L'eccezione alla regola ha in comune sia spunti narrativi che le atmosfere da commedia vintage rintracciabili nella suddetta pellicola alleniana, trovando comunque una sua personale strada nelle due ore di visione. Beatty dà vita ad una creatura fortemente imperfetta ma in più di un'occasione dannatamente irresistibile, colmata anche nei passaggi più imprecisi da una gaudente ironia inerente proprio la progressiva "pazzia" di Hughes, al centro di dialoghi e sequenze in cui è difficile trattenere le risate. Proprio il miliardario, interpretato con sardonico istrionismo dallo stesso regista, acquista progressivamente il ruolo di star assoluta diventando elemento determinante e di disturbo nella nascente love-story tra i personaggi di una splendida e intensa Lily Collins e di un ligio ma efficace Alden Ehrenreich: la devozione verso Hughes infatti richiede un annullamento totale delle proprie priorità in favore delle eccentriche follie del miliardario. E così nella narrazione si muovono tonalità leggere e amare in un costante balletto delle parti, messo in scena con un'eleganza raffinata nelle ricostruzioni scenografiche e ambientali e calcato da un cast delle grandissime occasioni in ruoli più o meno secondari (Ed Harris, Matthew Broderick, Michael Sheen, Alec Baldwin, Candice Bergen, Annette Benning tra i tanti nomi di rilievo) la cui parzialmente sbavata coesione è abilmente nascosta da scelte registiche ispirate capaci di appassionare alla bizzarra piega del racconto fino ai titoli di coda.

L'eccezione alla regola A tratti sgangherato ma indubbiamente accattivante, il ritorno alla regia di Warren Beatty ripercorre la vita dell'eccentrico milionario Howard Hughes a cavallo tra gli anni '50 e '60. L'eccezione alla regola guarda all'ultimo Woody Allen nei suoi istinti da commedia romantica, salvo poi diventare un tour de force attoriale per lo stesso regista, calatosi proprio nei panni del geniale miliardario americano dipingendone con taglienti sferzate ironiche la sua crescente follia. Tanto che la love-story in divenire tra Lily Collins e Alden Ehrenreich, incipit centrale d'inizio visione, diventa l'ennesimo elemento di contorno di una figura egotica e annullante che rischia in più occasioni di mangiarsi tutto il film, fortunatamente salvato dalle ottime interpretazioni e da scelte stilistiche pregne di un catalizzante fascino.

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