Recensione L'A.S.S.O. nella manica

Come reagiresti se ti dicessero che sei l'amica sfigata strategicamente oscena del tuo gruppo? Probabilmente non molto bene, proprio come Bianca, la protagonista di questa ironica commedia per teen!

Recensione L'A.S.S.O. nella manica
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Chiedete a un qualsiasi adolescente qual è il luogo che odia di più in assoluto e probabilmente vi risponderà la scuola. Spesso però la colpa non è dello studio, dei compiti, dei professori o del semplice impegno che questo luogo rappresenta: si tratta più che altro di cosa la scuola rappresenta a livello sociale e psicologico per ognuno. È durante il periodo del liceo che i ragazzi si sentono più insicuri e disposti a cambiare tutto pur di essere più simili alla massa, sentirsi finalmente accettati o addirittura migliori degli altri: è qualcosa che succede da sempre e oggi, nell'era della condivisione costante del proprio status sociale, forse la tensione che ogni teenager deve naturalmente sopportare è ancora maggiore. Crescendo tutto ciò smette di diventare un problema... ma per ogni liceale, essere additato come l'A.S.S.O. del gruppo rappresenta la minaccia più grande e terribile che si possa fare. Cosa vuol dire? Amica Sfigata Strategicamente Oscena: ovvero la persona più accessibile del gruppo, più bruttina, disponibile, socievole, raggiungibile, quella a cui tutti si rivolgono per cercare di arrivare alle sue amiche più belle e interessanti. Detta così è una cosa orribile e allo stesso tempo scontata e accettata da chiunque: tutti hanno amici o amiche meno affascinanti, intelligenti o talentuosi (e viceversa). La verità è che ognuno di noi è un'A.S.S.O. e che tutti, a nostra volta, abbiamo un'A.S.S.O.!
Ed è proprio attorno a questo concetto che gira il film L'A.S.S.O. nella manica, commedia adolescenziale diretta da Ari Sandel e tratta dal romanzo Quanto ti ho odiato di Kody Keplinder, autrice che, quando ha scritto il libro, era solo una diciassettenne. Ovviamente, per chi ha già avuto modo di leggere la versione cartacea di questa storia, c'è da mettere bene in chiaro la più classica delle precisazioni: per rendere il tutto fruibile sul grande schermo, molte, moltissime cose sono state cambiate, a partire da i motivi che spingono i vari personaggi e il modo in cui affrontano il tutto. Ma, così come la stessa autrice ha affermato: "La cosa più importante per me era mantenere il messaggio del libro, cioè il fatto che prima o poi a tutti capita di sentirti un A.S.S.O.".

Mi cambieresti?

Bianca (Mae Whitman) è la classica ragazza che non noteresti mai nel corridoio della scuola: poco attenta al suo aspetto fisico, sempre un po' troppo sarcastica, acida nei confronti dei più popolari del liceo e con accanto due amiche bellissime. Ma tutto ciò non le importa: ama le sue due migliori amiche ed è indifferente al parere di chiunque altro, a meno che non si tratti di Toby, il ragazzo per il quale ha una cotta da sempre e con cui non ha il coraggio di parlare (cosa davvero molto insolita per lei, che di solito non riesce mai a stare zitta)... almeno fino al giorno in cui Wesley (Robbie Amell), il più odioso, popolare e bellissimo atleta della scuola, nonché suo vicino di casa, non le fa notare che lei è l'A.S.S.O. del suo gruppo. La rivelazione scuote profondamente Bianca, che dentro di sé comincia a incolpare le sue amiche per non averle mai detto nulla e aver approfittato del suo ruolo di sfigata. Bianca non vuole più essere l'A.S.S.O. e per cambiare la situazione chiede proprio a Wesley di aiutarla: in cambio di ripetizioni scolastiche, lui dovrà trasformarla in una ragazza carina, desiderabile, sicura di sé. Una con cui Toby accetterebbe di uscire.

Originalmente un classico

So già a cosa state pensando: si tratta della classica storia, vista e rivista in tantissime commedie romantiche per adolescenti, in cui il brutto anatroccolo, dopo essersi sciolto la coda e tolto gli occhiali, diventa bellissimo e conquista il più desiderato della scuola. E da un certo punto di vista avete ragione, perché i punti di partenza e quelli di arrivo de L'A.S.S.O. nella manica sono esattamente quelli tradizionali: quello che è diverso è il percorso che i personaggi del film affrontano e il modo in cui arrivano alla conclusione. Un esempio? Bianca è e rimarrà sempre l'A.S.S.O. della situazione, dall'inizio alla fine: sarà il suo modo di vedere la cosa in relazione a se stessa a cambiare! Per affrontare questa transizione, gli sceneggiatori hanno adottato il modello Kubler-Ross per l'elaborazione del lutto, articolato in cinque fasi: rifiuto, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione. Sono questi gli stadi che vediamo vivere da Bianca sullo schermo, in modo divertente e davvero molto piacevole. Pur avendo tra le mani una storia decisamente semplice e già narrata, Ari Sandel riesce a rendere il racconto frizzante, originale e assolutamente contemporaneo. "L'idea è anche di fare un film di formazione, che intersechi in qualche modo l'argomento bullismo e colga lo spirito del nostro tempo, con tutto quello che succede su Internet, sui social media, nonché il modo in cui i social pervadono la nostra vita di tutti i giorni, a scuola e a casa". Perché se apparentemente L'A.S.S.O. nella manica parla di amicizia e sentimenti, il tutto è fatto ponendo una duplice attenzione a come questi sono cambiati con i tempi, a come tutto sia divenuto più multimediale e pericoloso per gli adolescenti. Ogni piccolo errore, giudizio negativo, pensiero sbagliato può divenire pubblico e mainstream in pochissimi secondi e il cyber bullismo nelle scuole è divenuto sempre più diffuso. Sandel trova il modo per sottolineare il problema senza schierarcisi contro, anzi rendendolo accessibile e comprensibile su più livelli: da quello più ironico ed estremizzato delle amiche che litigano cancellandosi dai vari social network, a quello più concreto e delicato della pubblicazione su YouTube di video che ridicolizzano i più socialmente deboli.

L'A.S.S.O. nella manica L'A.S.S.O. nella manica è uno di quei film che fa breccia nella mente, notoriamente distratta e volatile, degli adolescenti contemporanei, grazie a una colonna sonora accattivante, un linguaggio davvero molto vicino alla loro realtà e un modo di raccontarsi ironico e mai troppo serioso, anche quando si affrontano sottotesti più profondi. Buona anche la scelta del cast, con volti come quelli di Robbie Amell, Bella Thorne e Mae Whitman (o come la voce di Greta Menchi nella versione italiana, per il doppiaggio di Casey, una delle migliori amiche di Bianca), già noti e molto amanti dal target della pellicola. Quello diretto da Ari Sandel è un prodotto piacevole, divertente, estemporaneo... un classico del genere con un tocco acceso di cultura popolare e ironico cinismo, che lo rendono perfetto per il suo pubblico (e non solo).

7

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