Recensione Kung Fury

Attesissimo mediometraggio di David Sandberg, che gioca la carta di uno strabordante trash ironico che sprizza anni '80 da ogni fotogramma.

Recensione Kung Fury
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Se in principio la piattaforma di crowfunding Kickstarter era partita come trampolino per il finanziamento soprattutto di videogiochi, da qualche tempo a questa parte anche progetti musicali o filmici sono cominciati a spuntare in numero sempre maggiore. Ed è proprio grazie agli investitori che un film (mediometraggio per la precisione) come Kung Fury ha potuto vedere la luce: diventato un potenziale cult sin dal primissimo trailer diffuso oltre un anno fa, ha generato un hype in continuo crescendo che è culminato nell'iconico videoclip ufficiale, comparso poche settimane fa, con la partecipazione in veste di cantante e attore del sempre amato David Hasselhoff. La sera del 28 maggio infine la creatura del giovane David Sandberg (regista, sceneggiatore e attore protagonista) ha potuto finalmente vedere la luce: i trentun minuti di visione sono ora infatti disponibili in visione gratuita su YouTube, preceduti la sera della "prima" da una vera e propria premier attesa da milioni di internauti del globo, investitori o meno dell'operazione.

AVVERTIMENTO: l'articolo, data anche la brevità dell'operazione, contiene alcuni spoiler. Se non volete rovinarvi la sorpresa, leggetelo a visione avvenuta.

Kung Fury vs Kung Fuhrer

Kung Fury era un poliziotto che, dopo aver assistito all'omicidio del suo collega da parte dell'inafferrabile Red Ninja, ha acquisito magicamente il potere di essere il miglior lottatore di kung-fu di sempre. Quando Adolf Hitler fa ritorno ai giorni nostri, il ragazzo decide di tornare indietro nel tempo per ucciderlo negli anni del nazismo; ma un errore con la rudimentale macchina del tempo lo porta invece nell'era vichinga. In questa nuova era, con l'aiuto del Dio Thor e di due belle guerriere nordiche, dovrà cercare di trovare un modo per tornare nel periodo della seconda guerra mondiale in Germania e sconfiggere per sempre il Kung Fuhrer.

80's mon amour

E' difficile recensire seriamente un'opera folle e ricchissima come Kung Fury. La mezzora di visione è infatti una vera e propria apoteosi erogena per chiunque sia cresciuto negli anni '80, da dove il mediometraggio trae ogni suo fotogramma e ispirazione. Sin a cominciare dallo stile video sporco, intervallato spesso da interferenze sonore e visive, a ricordare chiaramente quello delle vecchie e care VHS, Sandberg ci trascina sin da subito in un amalgamo citazionista e spudorato, fottutamente autoironico e parodisticamente geniale, che mette in mezzo personaggi e situazioni in un godibilissimo non-sense narrativo che mantiene, comunque, una certa coerenza senza mai scadere nel trash fine a se stesso. Un improbabile Adolf Hitler, un Dio Thor rappresentato come un gigante (ma dalla fisionomia "anzianotta"), valchirie armate di mitragliatrici che cavalcano tirannosauri, raptor che sparano laser dagli occhi, triceratopi antropomorfi che lavorano come agenti di polizia, soldati tedeschi che litigano sul giusto taglio dei baffi, aquile naziste dorate e meccaniche, una macchina che ricorda KITT di Supercar nel quale il protagonista dialoga con la versione robotica di David Hasselhoff (chiamata appunto Hoff 9000), spezzoni in pieno stile spot pubblicitario yankee nel bel mezzo della narrazione. E poi ancora...no, basta, meglio non svelare fin troppo di un'operazione che pur nella sua brevità dimostra idee a non finire, che battono 1000 a 1 tutti i figli degeneri di Scary Movie dell'ultimo decennio. E Adam Sandberg, voce e volto giusti, è il perfetto omaggio agli action hero degli anni '80, impegnato in coreografie ("aiutate" dagli effetti digitali) strabordanti che in un irresistibile piano sequenza citano con inventiva anche il mondo dei picchiaduro.

Kung Fury Impossibile dare un voto "corretto" ad un'operazione del genere, fresca e genuina, realizzata con mezzi limitati (e grazie a Kickstarter e agli investitori) ma da cui straripa una ricchezza di idee invidiabile. Kung Fury è puro, totale omaggio agli anni '80 (non manca neanche una parte animata, che cita i più iconici cartoni della decade) da cui è impossibile non farsi coinvolgere in sane risate di gusto, mai banali e portabandiera del trash più intelligente. Se avete (e se non l'avete, trovatela) una mezzora di tempo da spendere, non potreste impiegarla meglio.

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