Recensione Kristy

Un campus universitario deserto nel Giorno del Ringraziamento, una studentessa rimasta sola nel posto e una combriccola di inquietanti individui mascherati, per dare il via ad un horror thriller ad alta tensione.

Recensione Kristy
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Ancora prima del nome del regista Oliver Blackburn, il cui curriculum dietro la camera di ripresa è costituito per lo più da esperienze legate ai cortometraggi e al piccolo schermo, a suscitare interesse durante lo scorrimento dei credits di Kristy (2014) sono quello del produttore esecutivo Scott Derrickson e del produttore David Kirschner, il primo autore di Hellraiser 5: Inferno (2000), The exorcism of Emily Rose (2005), Sinister (2012) e Liberaci dal male (2014), il secondo finanziatore dell'intera saga incentrata sulla diabolica bambola assassina Chucky.
Tra l'altro, non si tratta degli unici due conosciuti ai seguaci irriducibili dell'horror su celluloide, considerando che il montatore Jeff Betancourt vanta anche la regia di Boogeyman 2 - Il ritorno dell'uomo nero (2007) e che la Ashley Greene di Burying the ex (2014) e del franchise romantico-vampiresco Twilight affianca la protagonista Haley"The hole"Bennett, impegnata a concedere anima e corpo alla studentessa Justine, la quale decide di rimanere sola, il Giorno del Ringraziamento, all'interno del campus universitario, ormai lasciato deserto dai suoi compagni tornati a casa per trascorrere le feste.


Campus del terrore


Scelta destinata a rivelarsi, ovviamente, non molto felice, in quanto, come ci insegna da ormai troppo tempo il genere caro a Dracula e Freddy Krueger, che si tratti del 31 Ottobre, del 25 Dicembre, del 14 Febbraio o del 4 Luglio, qualsiasi giornata speciale è adatta per trasformarsi su pellicola in un incubo ad occhi aperti.
Non a caso, già nel corso dei primi minuti di visione assistiamo alle immagini di una ragazza massacrata; man mano che facciamo conoscenza, appunto, con Justine, destinata ad affrontare la sua notte di terrore dal momento in cui, in un supermarket, viene avvicinata da una misteriosa, poco raccomandabile giovane dai piercing sul volto facente parte, in realtà, di una gang impegnata a selezionare e scegliere le proprie vittime tramite una ben precisa procedura.
Gang di individui mascherati che possono ricordare, in un certo senso, quelli che tormentavano Ethan Hawke e famiglia ne La notte del giudizio (2013) di James DeMonaco, ma che, considerando il loro look e la situazione d'assedio messa in atto, non tardano a trasportare il tutto in un survival horror non distante, nell'idea di base, dal Surrounded - Circondata (2014) diretto da Federico Patrizi e Laura Girolami.
Perché, come in quel caso avevamo una donna rimasta sola in casa e catapultata in una analoga circostanza, anche qui si gioca di tensione ed atmosfera cupa al fine di strutturare la lunga lotta per la sopravvivenza cui è costretta la brava Bennett.
Ed è dopo appena mezz'ora di presentazione dei pochi personaggi che l'insieme decolla per trasformarsi in un thriller senza tregua che, non privo di teste spaccate e strangolamenti, regala - pur senza eccellere - la giusta dose di intrattenimento da brivido estivo confezionata con professionalità... fino ad un'ultima - ma decisamente superflua - sequenza posta dopo i titoli di coda.

Kristy I produttori di Sinister e il montatore di The grudge e Poltergeist si pongono al servizio del regista televisivo Oliver Blackburn per fargli concretizzare attraverso Kristy un survival horror indirizzato, ovviamente, al pubblico dei giovani in cerca di brividi estivi da grande schermo. Si guarda in parte a La notte del giudizio di James DeMonaco, ma, curiosamente, è soprattutto il nostro Surrounded - Circondata di Federico Patrizi e Laura Girolami a tornare alla memoria mentre assistiamo al lungo scontro intrapreso dalla giovane e brava protagonista Haley Bennett con la misteriosa combriccola di violenti coetanei mascherati che la assediano nel campus universitario deserto. E, con la giusta dose di indispensabile violenza, non ci si annoia e si finisce coinvolti in un teso involucro di celluloide senza tregua che non spinge a gridare al capolavoro, ma funziona sufficientemente.

6

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