Kingsman: Secret Service, recensione del particolare cinecomic

Mark Millar e Matthew Vaughn di nuovo insieme per uno dei migliori cinefumetti di sempre. La recensione di Kingsman: Secret Service.

Kingsman: Secret Service, recensione del particolare cinecomic
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“Non è quel tipo di film”... o forse sì? Viviamo in un periodo storico della cinematografia in cui l'opera derivata -o, quantomeno, ispirata- rappresenta la maggior parte dei titoli che finiscono in sala (e in Home Video, in televisione, su YouTube...) con buona pace di chi vorrebbe il cinema sempre autoriale, veicolo di messaggi nuovi, significativi, portanti e, soprattutto, non veicolati tramite esplosioni, inseguimenti, folli coreografie di lotta uscite dalle pagine di qualche rutilante fumetto (o romanzo) catalizza-pubblico giovanile. Le sceneggiature originali son poche e, anche nei casi di storie ideate appositamente per il grande schermo, ci si rifà spesso a cult del passato, un po' per essere debitamente commerciali, un po' per semplice gusto citazionista. C'è chi ci ha costruito una carriera sopra. Oramai tutto è pop, tutto rimanda a qualcos'altro e i nerd hanno davvero conquistato il mondo. E così arriviamo ad attendere certi cinefumetti con apprensione, alle volte anche rimanendo vittime di grandi delusioni. Poi arriva Kingsman: Secret Service, che “non è quel tipo di film”, come viene ribadito, indirettamente, più volte nel corso della visione. Ci si riferisce alle spy story alla 007, ma tutto sommato anche ai cinecomic 'standard' che hanno ormai invaso le sale negli anni 2000 creando nuove, folte schiere di seguaci ma lasciando curiosamente in disparte tanti appassionati di fumetti d'annata, che a volte non riconoscono gli eroi 'di carta' con cui sono cresciuti una volta sullo schermo. Eppure il nuovo film di Matthew Vaughn, in realtà, è anche “quel tipo di film” e ve ne accorgerete senza dubbio durante la visione. Confusi? Non dovete: al di là di tutto, Kingsman: Secret Service si propone sì come un cinefumetto di derivazione action-spionistica (branca che ultimamente sta mietendo parecchi consensi, basti pensare alla recente testata Marvel dedicata a Occhio di Falco) ma riesce anche ad essere un prodotto 'fresco' e trasversale, capace di appassionare diversi tipi di pubblico riuscendo a rimanere fedele all'opera originale pur discostandosene in più punti.

Knights of the round

Kingsman: Secret Service è la storia di un'organizzazione di intelligence super-segreta, quella dei Kingsman, che ha radici assai antiche e gloriose e si adopera con ogni mezzo per fronteggiare le minacce alla sicurezza globale che, perlopiù, l'opinione pubblica non verrà mai a scoprire. È la storia di Harry Hart, nome in codice Galahad, agente speciale di gran classe ed eccellenti doti da superspia. Ma Kingsman: Secret Service, soprattutto, è la storia di Gary Unwin, ragazzetto della periferia londinese dalle grandi potenzialità tutte sprecate in nottate brave, piccoli reati e con alle spalle una complicata famiglia di estrazione bassa. Suo padre era un Kingsman, ma lui non lo sa. O, almeno, non lo sapeva fin quando nella sua vita non entra Harry, che lo proporrà al programma di addestramento ultra-intensivo che potrebbe renderlo, a sua volta, un impeccabile agente segreto. Tutto mentre uno stravagante multi-miliardario mette a punto uno strampalato, quanto potenzialmente letale, piano criminale che potrebbe sconvolgere l'equilibrio mondiale... chi potrà fermarlo, se non i Kingsman?

The Secret Service

Kingsman: Secret Service porta con sé l'impronta caratteristica dei suoi creatori: in primis l'autore del fumetto originale, Mark Millar, sceneggiatore di importanti saghe in Marvel e DC che da alcuni anni si è “messo in proprio” creando la propria etichetta editoriale tramite cui ha pubblicato miniserie di un certo successo, la più famosa delle quali è certamente Kick-Ass, che ha dato origine anche a due pellicole cinematografiche. Proprio con la prima avventura di Dave, l'improvvisato supereroe che veste gli improbabili panni del giustiziere giallo-verde, Millar ha conosciuto il regista Matthew Vaughn, e con lui ha steso il plot di The Secret Service, serie di sei albi da cui poi il duo ha tratto il film qui recensito. Vaughn, ormai habitué dei cinecomics (suo anche il discreto X-Men: L'inizio) porta il suo tocco registico distintivo all'operazione ampliando fortemente la mitologia alla base del fumetto pur non snaturandolo, come invece era successo con Kick-Ass. E lo fa servendosi di tanto, gustoso, citazionismo, scene d'azione entusiasmanti pur con un budget ridotto rispetto alla “concorrenza” Marvel e DC, un uso intelligente delle musiche e un carnet d'attori perfettamente in parte, tra cui segnaliamo, naturalmente, i sempre ottimi Michael Caine e Mark Strong, tanto per cominciare, il (doppiamente, per chi ha letto il fumetto) divertente cameo di Mark Hamill, il bravo Taron Egerton nei panni del protagonista ma soprattutto Colin Firth e Samuel L. Jackson. Il primo, icona di bravura tutta british, ritrova l'eleganza sfoggiata in A Single Man e la combina con lo charme tipico da 007 per creare un personaggio irresistibile, mentre il secondo lo vediamo negli inediti panni del villain nerd e con la zeppola che è anni luce avanti al personaggio dei fumetti. E, sempre parlando del fumetto, c'è da notare come pochi spunti interessanti si perdano per strada, mentre altri vengano amplificati o migliorati, ad esempio il personaggio di Gazelle, che nei fumetti è abbastanza ridicolo mentre nel film risulta discretamente inquietante e perfettamente in linea con lo stile graffiante e cinico tipico delle storie di Millar, che pur non perdendosi nello splatter non risparmia cattiveria gratuita e una certa violenza nell'evolversi di alcune scene.

Kingsman: Secret Service Kingsman: Secret Service, inaspettatamente, si rivela come uno dei cinefumetti più riusciti degli ultimi anni, ricco com'è di gustose interpretazioni, divertenti rimandi ai fumetti ma anche alle più celebri saghe action-spy, tanta azione e un racconto di formazione che funziona e intrattiene. Si tratta di un'opera in grado di appassionare anche chi solitamente non ama i cinecomics, essendo più vicina a un coloratissimo (e acido) Bond-movie che ai supereroi, ma conquisterà anche gli aficionados del fumetto, che per una volta non si sentiranno “traditi” nelle loro aspettative, trovando, piuttosto che la 'solita' involuzione semplicistica e baraccona, un'evoluzione del concetto alla base della miniserie originale.

8.5

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