Kick-Ass, recensione del Film

Mark Millar di nuovo al cinema grazie a Matthew Vaughn, col suo supereroe "fatto in casa"

Kick-Ass, recensione del Film
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I fumetti, e nello specifico quelli di genere supereroistico, sono oramai stati sdoganati al cinema in maniera una volta quasi impensabile, arrivando a generare introiti da capogiro e coinvolgendo grossi nomi dell'industria. Tutti hanno cercato di sfruttare questa nuova gallina dalle uova d'oro, dopo il successo -in gran parte inaspettato- di pellicole come Spider-Man di Sam Raimi e X-Men di Bryan Singer. Il pubblico ha cominciato a reagire positivamente, non risultando più composto solamente da fan di vecchia data dei comic books ma diventando sempre più generalista, mentre molti attori e registi hanno rivendicato la loro passione per le avventure dei supereroi in maniera più o meno marcata. Tra tutti, annoveriamo Nicolas Cage, talmente “fissato” coi fumetti da essersi scelto il cognome d'arte 'rubandolo' ad un personaggio Marvel ed aver chiamato il figlio Kal-El, che è anche il nome kryptoniano di Clark Kent/Superman. Dopo aver mancato per poco l'assegnazione del ruolo di Norman Osborn/Green Goblin in Spider-Man ed aver prodotto ed interpretato Ghost Rider, ecco Cage alle prese con un nuovo comic book-movie: Kick-Ass.

Millarworld

Prodotto, tra gli altri, da Brad Pitt e dal regista stesso della pellicola Matthew Vaughn, Kick-Ass prende le mosse dal popolare fumetto pubblicato a partire dal 2008 dalla Icon/Marvel, ideato dal grande autore Mark Millar e dall'altrettanto celebre disegnatore e figlio d'arte John Romita Jr. (storico disegnatore, tra gli altri, di Spider-Man), che ha visto la conclusione della sua prima saga a febbraio 2010.
Millar, che da sempre ha esplorato stilemi e contraddizioni del mondo supereroistico (ri)creando parte dell'universo Ultimate e dando vita a saghe di straordinaria importanza come Civil War, si è più volte divertito a portare alle estreme conseguenze le sue fantasie in opere dure e sfrenate come Wanted (dal quale è stato tratto, molto vagamente, il pessimo film con James McAvoy e Angelina Jolie) e il qui discusso Kick-Ass; al di là dei più assurdi poteri e delle più ferree volontà di cui possono narrare i suoi fumetti, la cosa più interessante delle sue storie è proprio l'aspetto “realistico” delle stesse, quando, poste le basi per cui tutto è possibile nel mondo dei “super heroes & super villains”, questi si devono scontrare con la dura realtà dei fatti, e col rapporto che essi hanno con gli esseri umani “comuni” con cui convivono sul pianeta. Da qui l'Atto di registrazione dei superumani alla base della emozionante ed epica Guerra Civile dei Supereroi, la Confraternita dei supercriminali (e i suoi conflitti interni) di Wanted, e i guai e le pericolose avventure di un ragazzo di nome Dave Lizewski, in arte...Kick-Ass.

“He can't fly, but he can kick your ass”

Com'è possibile che esistano milioni di appassionati di fumetti di supereroi, eppure nessuno di questi si è mai davvero messo una calzamaglia e si è messo a lottare contro il crimine come DareDevil o Batman?” è la domanda che si pone spesso Dave Lizewski (Aaron Johnson), adolescente, sognatore e inguaribile nerd all'ultimo stadio. In effetti è una domanda legittima: il bisogno di emulazione dei propri eroi, nel caso di appassionati di fumetti, si limita al massimo all'indossare i loro panni a qualche manifestazione in cosplay: nessuno si improvvisa giustiziere. Eppure c'è chi è diventato medico, avvocato o poliziotto ispirandosi a questo o quell'eroe del cinema e della tv. La replica dei suoi amici è altrettanto legittima: essere supereroi è una cosa impossibile, a differenza del mestiere di avvocato o medico. I superpoteri non esistono nella realtà, e se sei miliardario come Bruce Wayne o Tony Stark, fai prima e meglio a creare qualche fondazione benefica piuttosto che passare anni ad allenarti o costruire avveniristiche armi da usare in prima persona contro il crimine.
Quasi nessuno diventa una rockstar, però quanti sono quelli che si comprano una chitarra nel tentativo?
Dave, le rockstar guadagnano milioni. I supereroi si prendono solo le botte
Ma perché tutto deve sempre avere a che fare con i soldi? Perché tutti vogliono essere Paris Hilton e nessuno si impegna per essere come l'Uomo Ragno?
Eppure Dave non si fa intimorire, pensando “Non servono raggi cosmici, anelli del potere e parenti uccisi da criminali per diventare supereroi...basta il giusto mix tra solitudine e disperazione”.
E così nasce il primo, vero, supereroe, almeno nelle intenzioni: Kick-Ass. Una volta comprata una tuta su E-Bay, il nostro comincia ad allenarsi con volontà e una dose massiccia di ingenuità, ritrovando gattini sperduti e combattendo le gang di strada, riportando nel frattempo ferite e fratture che lo mandano a un passo dall'obitorio. Le sue gesta, nell'epoca del web 2.0, gli portano però ben presto una incredibile popolarità: popolarità che gli procurerà anche diversi emuli, tra cui lo scanzonato Red Mist (Christopher Mintz-Plasse) . Ma presto le cose si faranno ancora più pericolose quando la sua strada si incrocerà con quella di Big Daddy (Nicolas Cage) e Hit-Girl (Chloë Moretz), altri due nuovi ed inquietanti “supereroi” che si professano giustizieri della notte, impegnati in una crociata volta all'annientamento fisico della famiglia mafiosa dei D'Amico...
La recensione continua a pagina 2!

Millar e il cinema

Mark Millar non è esattamente l'autore di fumetti più semplice da riportare su grande schermo, soprattutto per quanto riguarda le sue storie originali, spesso piene di temi delicati e violenza esplicita (fisica, verbale e tematica): tant'è vero che Wanted è stato completamente svuotato e banalizzato nel suo adattamento per la sala. Proprio come il grande Alan Moore, Millar utilizza il medium per porre domande scomode, domande che poi è difficile riproporre al grande pubblico cinematografico senza doverle in qualche modo edulcorare. E continuando con questo particolare paragone, potremmo dire che se il Wanted cinematografico è quello che è stato La leggenda degli uomini straordinari (o meglio, The League of exraordinary gentleman) in celluloide, potremmo azzardare un parallelismo simile tra le versioni cartecee e filmiche di Kick-Ass e Watchmen, fatto di due parole chiave: semplificazione e spettacolarizzazione pop, pur nel rispetto dell'opera originale. La differenza principale è che mentre Moore è assolutamente avverso alla trasposizione delle sue opere in medium diversi, Millar è sempre ben disposto all'operazione, dispensando, per quanto può, consigli e dando il beneplacito all'operazione. Il risultato, però, per quanto non dozzinale come nel film di Bekmambetov, non riesce a spiccare il volo neanche stavolta.

“It's fu***ng clubberin' time!”

Difficile identificare una colpa ben precisa: il film si presenta generalmente bene, con alcune scene anche molto belle (su tutte la genesi -narrata in un fumetto 3D realizzato dallo stesso Romita- di Big Daddy e Hit-Girl, e il combattimento “a infrarossi” in stile FPS di quest'ultima, figlio di un vezzo registico molto di moda recentemente, vedasi ad esempio il Gamer di Mark Neveldine e Brian Taylor).
Quello che non funziona è l'adattamento, tarato verso il basso per poter espandere il proprio target il più possibile (ma ciò nonostante, le forche caudine della censura hanno colpito ugualmente in patria): le “botte da orbi” ci sono ancora -sebbene sangue e arti mozzati siano ridotti di un buon 80%-, Hit-Girl è sempre una bambina di dieci anni più letale e spietata del Punitore, la critica al sistema di popolarità mediatico è rimasta al suo posto...però molte, troppe cose si sono perse nel processo. Innanzitutto colpisce il rimodellamento della maggior parte dei personaggi: il più fedele rimane il protagonista, mentre gli altri, oltre ad un restyling del costume poco azzeccato, hanno una personalità sottilmente diversa: in particolare Big Daddy delude, tra il sembrare la versione goffa di Nite Owl (o meglio, la versione assassina del Batman di Adam West) e il suo retroscena completamente diverso dal fumetto e molto meno interessante. Hit-Girl, dal canto suo, più che “un incrocio fra John Rambo e Polly Pocket” -come osserva lo stesso Kick-Ass nel fumetto- che prende il tutto come un gioco sembra una delle Gunslinger Girl dell'omonimo manga di Yu Aida.
Stupisce inoltre come il comic-book avesse dalla sua un ritmo assai serrato, che portava a termine la storia in una manciata di albi (appena otto da meno di quaranta pagine ciascuno): il film invece si dilunga inutilmente, trascinandosi quasi per due ore, per nulla coadiuvato da un montaggio alquanto statico e generalmente assai lontano dalle tecniche adottate ultimamente da produzioni simili, oltre che dal tratto di Romita, tra i maestri del dinamismo a fumetti.
Quello che però dispiace più di tutto è una certa, avvilente, compiacenza nei confronti dello spettatore: alla fine del film, si ha comunque l'impressione che improvvisarsi supereroi possa essere possibile, divertente ed eccitante, preludio ad un cambiamento in meglio nella propria vita...quando il messaggio del fumetto è esattamente l'opposto. Per non parlare di certi “buonismi” che traghettano alcuni eventi in direzioni completamente opposte al comic-book (e anche qui non vi roviniamo la sorpresa ma vi invitiamo a scoprire da soli e giudicare le differenze).
Il film, insomma, paga lo scotto di voler essere sì sfrontato, ma di non osare comunque allo stesso modo dell'opera originale, restando in un limbo autoriale che Vaughn aveva saputo aggirare nel bel Stardust tratto dal romanzo di Neil Gaiman ma che qui lo ingloba e non lo lascia andare.
Ed è un peccato, perché comunque Kick-Ass ha diverse frecce al suo arco anche in versione filmica, che hanno però il vento contro. Su tutte c'è da segnalare l'ottima prova di Nicolas Cage, da tanto non così in forma (e chiaramente è il soggetto che lo galvanizza), divertitissimo imitatore del Batman del telefilm anni '60, e la sua Robin-spalla Chloë Moretz, che alla sua tenera età si dimostra un sicuro talento futuro, dopo 500 Giorni Insieme e in vista del prossimo remake USA di Lasciami entrare.

Kick-AssCiò che funziona sulla pagina non sempre funziona sullo schermo.” Questo è il commento che Dave, nel primo numero del comic-book originale, indirizza a certi film tratti da fumetti, discutendo con gli amici degli adattamenti più o meno necessari perché si passi dalla cellulosa alla celluloide con successo. Nello specifico, Millar, tramite la voce del suo personaggio, faceva notare come certe soluzioni di fantasia, quali gli spara-ragnatela di Spider-Man o i costumini sgargianti di certi eroi, sarebbero irrealistici in un film dal vivo...qui però il problema è il contrario, sebbene la massima rimanga adattissima e finisca per ritorcersi sul suo creatore: preso a sé Kick-Ass, nonostante numerosi difetti (interpretazioni altalenanti - tra cui quella del suo stesso protagonista-, vistosi errori di scena, ritmo assai lento per il genere) intrattiene Ma l'opera originale è tutt'altra cosa.

6.5

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