Recensione Khumba - Cercasi strisce disperatamente

Dal Sud Africa un nuovo cartoon dedicato ai più piccoli basato sulla metafora delle diversità che si completano

Recensione Khumba - Cercasi strisce disperatamente
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Una zebra senza strisce: parte da questa singolare premessa la storia di Khumba, cartoon made in Sudafrica nelle sale italiane per Eagle Pictures dal 6 febbraio anche in 3D. Il protagonista, che dà il titolo al lungometraggio, deve convivere con la peculiarità del manto striato a metà, tra la diffidenza e lo scherno dei membri del suo stesso branco.
Per scampare dai pericoli e preservare l’unica pozza d’acqua nel raggio di svariati chilometri nel deserto, i suoi simili si sono auto-rinchiusi in una zona piuttosto angusta, aspettando tempi migliori. Convinti che sia proprio lui ad aver causato la siccità incombente, rifiutano ogni contatto con l’esterno e si fossilizzano sulla loro chiusura mentale.
Quando Khumba cresce tutto cambia: decide di voler varcare i confini noti e d’incamminarsi sulle tracce di un’antica leggenda per essere come tutti gli altri e recuperare le strisce perdute in una sorgente miracolosa. “Non voglio più essere diverso”, pensa tra sé. Inizia così un viaggio di paura e incertezze, almeno fino all’incontro con personaggi strampalati.

La strana coppia

Bradley è uno struzzo con la sindrome da “drama queen”, Mama V uno gnu protettivo: questa strana coppia accompagna la giovane zebra attraverso insidie e pericoli portando un po’ di brio nella narrazione.
La monotonia del racconto, però, viene spezzata di rado perché le situazioni non raggiungono il grado di originalità sperato. Alcuni personaggi sembrano una versione riveduta e corretta dei colleghi di Madagascar e L’era glaciale, ma non riescono a colpire nel segno: scivolano troppo spesso nell’ovvio e nel prevedibile. Petulanti sì, eppure in modo poco convincente. Avete presente Ciuchino, compagno pasticcione di Shrek? Ecco, probabilmente l’intento era di creare quel genere di esilarante contrapposizione tra i personaggi, ma neppure all’interno del branco si riesce a trovare una personalità di spicco, complice il fatto che i tratti somatici dei vari animali li rendano quasi del tutto indistinguibili gli uni dagli altri.
Tre aspetti della pellicola vanno apprezzati in maniera particolare: la colonna sonora, l’animazione dei titoli di coda e l’eccellente cast di doppiatori nella versione originale, che comprende Liam Neeson (Phango, il supercattivo leopardo), Steve Buscemi (Shalk, il cane selvatico), Laurence Fishburne (il capo delle zebre) e i giovani teen idol Jake T.Austin (lo abbiamo visto in The Fosters) e AnnaSophia Robb (da The Carrie Diaries), voci di Khumba e della sua migliore amica Tombi.

Khumba - Cercasi strisce disperatamente La metafora sulla diversità è sempre attuale e il tentativo di spiegarla ai bambini resta apprezzabile, ma le buone intenzioni non bastano da sole a rendere memorabile una storia che presenta buchi narrativi e non colpisce perché i personaggi, solo abbozzati e poco coinvolgenti, restano bidimensionali.

6

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