Recensione Jurassic Park 3D

Ritorno all'isola più spaventosa di sempre!

Recensione Jurassic Park 3D
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Un capolavoro può rimanere immortale, nonostante la tecnologia avanzi inesorabilmente. Un modo per farsi scivolare l’età di dosso (anche cinematografica) può essere la nuova vita in 3D. Nel caso di Jurassic Park, in arrivo in sala il 12 settembre per Universal e anticipato dall’anteprima al Giffoni Film Festival, l’operazione appare piuttosto rischiosa. Sulla carta, infatti, avrebbe potuto deludere il pubblico promettendo un restyling dannoso per l’immagine stessa del gioiellino di Steven Spielberg, ispirato all’omonimo romanzo di Michael Crichton.
Ad aumentarne la fama leggendaria ci hanno pensato le recenti dichiarazioni di James Cameron, battuto - stando al suo stesso racconto - di poche ore nell’asta ai diritti per l’adattamento del libro. Se la storia fosse andata diversamente avremmo forse avuto una versione più cruda e violenta. Invece questo parco di divertimenti sui generis ha trovato spazio sul grande schermo con la spettacolarità e lo stupore tipici del regista di E.T.
Per celebrare il ventesimo anniversario dal debutto, la storia torna con toni epici amplificati da effetti speciali rimasterizzati e dall’aggiunta della terza dimensione su quasi tutti i frame della pellicola. L’incasso di quasi 970 milioni di dollari nel mondo (al 18° posto nella classifica del botteghino di tutti i tempi, capitanata da Avatar) sta per avere un boost grazie ai nuovi risultati al box office.

L'avvocato del diavolo

Così come il parco dedicato ai dinosauri in Costa Rica è stato messo sotto ispezione dall’avvocato degli investitori del magnate John Hammond (Sir Richard Attemborough), così anche la critica prova a vagliare i pro e i contro di quest’iniziativa celebrativa e commerciale di enormi proporzioni.
La storia, per chi avesse bisogno di un ripasso, ruota attorno al visionario tentativo di riportare in vita le specie più conosciute di dinosauri e trasformarle nelle attrazioni principali di un parco di divertimenti a tema, dopo averne arginato istinto e capacità riproduttive.
Prima di farlo occorre una premessa: chi scrive non è un’appassionata del 3D e qualunque punto a favore del ritorno in sala in questa nuova veste varrà automaticamente doppio perché assegnato da una scettica.
Detto questo, la prima domanda che ci si pone è: Jurassic Park può essere danneggiato o rovinato dalla versione moderna? La risposta è no, visto che siamo di fronte alla massima esaltazione dei suoi pregi e ad un’accurata limitazione dei difetti. Mi spiego meglio: l’esperienza da spettatore viene migliorata da un incremento (in questo caso possibile) della perfezione stessa della pellicola.
Valeva la pena, quindi, investire tempo, energie, denaro e creatività in un progetto nato due decadi fa invece che progettarne uno ex novo? In questo caso sì perché il risultato è notevole e il costo del biglietto viene ampiamente ripagato da un’avventura mai vissuta così “direttamente”.
Quanto, allora, è migliorato il mondo dei dinosauri, che la colonna sonora di John Williams ha contribuito a rendere magico? Ci si aspetterebbe di trovare un cambiamento sostanziale nelle scene di lotta di questi giganteschi protagonisti del passato, invece la profondità di campo risulta più efficace nei campi lunghi con paesaggi e nei dettagli più minuti, come il bicchiere d’acqua che inizia a muoversi con l’arrivo inatteso del T-Rex.
Le sale italiane, c’è da scommetterci, saranno popolate soprattutto dagli appassionati storici della saga che non possono perdersi l’emozione di un ritorno al cinema di un classico, ma anche dalle nuove generazioni, finora private di questa esperienza su grande schermo.

Ma, di contro...

Esiste tuttavia un altro lato della medaglia. Cosa toglie all’originale Jurassic Park questa nuova versione? È vero che i cult di genere sono senza tempo, ma con il passare degli anni alcune trovate narrative e produttive iniziano a scricchiolare. Non solo le tecniche dell’epoca fanno sorridere per l’ingenuità con cui sono state pensate, ma gli stessi effetti speciali appaiono in tutti i loro limiti se proiettati in versione tridimensionale.
È come se alcuni fotogrammi avessero un’insegna luminosa puntata addosso che ne evidenziasse i “difetti”. Guardare più da vicino un’opera d’arte a volte guasta l’effetto d’insieme perché risalta le imperfezioni e sottrae al pubblico parte dell’impatto emotivo. Il colpo d’occhio, insomma, non andrebbe mai sottovalutato.
I più pignoli, quindi, potranno obiettare che non basta una lucidata a far splendere una superficie resa opaca dall’usura e che in alcuni casi sarebbe meglio lasciare le opere al proprio posto senza l’arroganza di ricollocarle con una nuova e fraintesa etichetta di modernità.

Jurassic Park 3D La qualità del “nuovo” Jurassic Park sembra innegabile, ma alla fine ciascuno di noi può esercitare il sacrosanto diritto di restare ancorato alla tradizione in una versione che per la prima volta nel 1993 ha fatto saltare sulla poltrona del cinema per lo spavento. Succede anche ora, a 20 anni di distanza e anche senza “l’effetto sorpresa”, perché la magia di Spielberg non è affatto estinta, bensì torna amplificata dalla terza dimensione.

8.5

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