John Wick 4 Recensione: Keanu Reeves è sempre più esagerato, e ci piace!

Chad Stahelski confeziona il capitolo più ambizioso e spettacolare della saga con un con Keanu Reeves più in forma che mai.

John Wick 4 Recensione: Keanu Reeves è sempre più esagerato, e ci piace!
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È il momento della resa dei conti per John Wick, la cui taglia sulla testa non può che preoccupare sempre di più i vertici della Tavola. È tempo di vendetta e che cali il sipario sulle violentissime avventure dell'iconico sicario interpretato da Keanu Reeves nel capitolo più spettacolare di sempre della saga diretta da Chad Stahelski. John Wick 4 è indubbiamente l'episodio più ambizioso e adrenalinico del franchise, un film tanto lungo quanto prosciugante, poiché l'azione raggiunge vette di esuberanza addirittura mai toccate dalla serie (chi ha letto la recensione di John Wick 3 Parabellum sa di cosa stiamo parlando). Una roboante cavalcata verso un epilogo sentito e trascinante, che - non senza qualche difetto - entusiasmerà chi ha amato l'escalation di botte che ha accompagnato l'ascesa di Keanu Reeves sin dal primo capitolo.

Guerra totale

Dopo essere scampato miracolosamente alla morte in seguito agli eventi del burrascoso finale di Parabellum, Jonathan prepara il suo percorso di vendetta contro l'organizzazione a cui ha deciso di voltare le spalle. Ma altre forze, ben più minacciose, si preparano a perseguitare Wick come mai accaduto prima d'ora: i vertici della Tavola hanno sguinzagliato uno dei loro araldi più tenaci e temibili, il Marchese de Gramont (Bill Skarsgard), deciso più che mai a cancellare per sempre l'idea e il ricordo di John Wick dalla faccia della Terra.

Il viaggio che attende l'antieroe di Keanu Reeves lo porta nuovamente al centro di una feroce caccia all'uomo, con un intero esercito di assassini pronti a rivendicare la sua morte. Dal Giappone alla Francia, il protagonista deve fare i conti anche con figure ben al di sopra di semplici mercenari fino ad un sofferto confronto finale in cui dovrà inevitabilmente fare i conti con i demoni del proprio passato e con lo spettro della morte che - come si evince dagli ultimi trailer di John Wick 4 - sembra ormai prossimo a reclamare la sua vita. Una trama che non si discosta troppo da quanto visto nei precedenti episodi del franchise cinematografico, in cui l'ordito di base non è che un pretesto per una sfilata di sangue, morte, proiettili e combattimenti all'ultima arte marziale, in una passerella lunga quasi tre ore in cui l'azione diventa una catarsi inebriante e coinvolgente. Sulla scia dei suoi predecessori, comunque, il nuovo film di Stahelski non perde l'occasione di espandere sempre di più il proprio universo narrativo, presentando nuovi personaggi e tirando anche le fila di svariate storyline riguardanti alcuni comprimari storici della saga. Un racconto in cui a trovare maggiore profondità sono proprio le figure secondarie, lasciando spazio al personaggio di Reeves per una prova quasi esclusivamente fisica, debilitante e distruttiva.

Un ruolo che l'iconica star di Matrix (che ha brillato in un sequel che comunque non rende pienamente giustizia al brand, come raccontiamo nella recensione di Matrix 4 Resurrections) abbraccia pienamente senza risparmiarsi, in un ruolo in cui agisce per sottrazione emotiva nonostante questo Capitolo 4 porti a compimento il suo intero arco narrativo. Un'altalena che non sempre brilla per la qualità della sceneggiatura. Non si parla tuttavia di coerenza narrativa, ma di ritmo: John Wick Capitolo 4 dura circa 2 ore e 50, un minutaggio che durante l'atto centrale diventa fin troppo compassato, perdendosi in troppe chiacchiere tra una sequenza action e l'altra. Durata che per fortuna non inficia più di tanto il divertimento, ma che forse avrebbe potuto essere asciugata nel segmento di mezzo per essere più scorrevole, pur destreggiandosi tra personaggi e performance recitative di assoluto livello.

Il John più Wick di sempre

Inutile però sottolineare che l'elemento in cui John Wick 4 brilla maggiormente è la regia, come pure la sua incredibile componente action. È sufficiente ripercorrere con la memoria l'evoluzione dei precedenti tre capitoli per capire quanto Chad Stahelski abbia continuamente sperimentato con l'intenzione di portare la cornice visiva del suo franchise verso picchi di rara iperbole cinematografica, tra combattimenti sempre più lunghi e stratificati, impatti esagerati e scene che potremmo definire al limite della sospensione dell'incredulità. Eppure John Wick è sempre stato questo: una vera e propria catarsi all'insegna di botte quasi supereroiche, con una gradevole dose di citazionismo sospeso tra il cinema orientale ed un western di rara "sporcizia".

John Wick 4 esaspera a tal punto questi due elementi da diventare una clamorosa declinazione in salsa moderna di questi due differenti stili, frammentandone il dosaggio attraverso le due macro-ambientazioni della pellicola. Nel primo atto, girato in larga parte nel suggestivo Continental di Osaka, le sparatorie e i cazzotti perpetrati da Reeves e dai suoi avversari si alternano al sibilo di katana e nunchaku in un costante omaggio ai wuxia e a Kurosawa al sapore di neon, mentre il palcoscenico finale - un'affascinante Parigi alle prime luci dell'alba - torna ad esplodere tra proiettili e fiamme, il tutto verso una conclusione che guarda con autorialità ad un sorprendente neo western. Stahelski non soltanto porta le sequenze stunt su un livello decisamente superiore al passato, ma sperimenta di più con la macchina da presa, confezionando sequenze di rara bellezza e intensità ben supportate da accompagnamenti sonori che tengono fede all'anima squisitamente "punk" della saga.

John Wick 4 È difficile dire se John Wick 4 sia effettivamente il miglior film della saga, ma senza dubbio è il più ambizioso e spettacolare. Penalizzato forse da una durata eccessiva, che si fa sentire soprattutto nell'atto centrale, il quarto capitolo con Keanu Reeves è un concentrato di adrenalina, esagerazioni ed esuberanze probabilmente mai toccate prima d'ora, e che consacrano il franchise nell'Olimpo degli action cinematografici. Se a tutto ciò aggiungiamo una regia incredibilmente ispirata, segno dell'ormai insindacabile maturità di Chad Stahelski dietro la macchina da presa, ecco che abbiamo il mix perfetto che chi ha amato l'escalation di botte catartiche vissute in questi anni non potrà non apprezzare.

8

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