È un uomo con un codice, sia quando sta dalla parte del giusto, sia quando sta dalla parte sbagliata. Killer la cui ferocia è stata risvegliata quando, rifiutatosi di vendere la propria Boss Mustang del 1969 ad un sadico malvivente, si è ritrovato in casa i suoi tirapiedi che non hanno esitato a rubargliela e ad uccidere il cucciolo di beagle ricevuto in regalo dalla moglie deceduta poco tempo prima, si chiama John Wick e, con le fattezze del matrixiano Keanu Reeves, abbiamo avuto modo di vederlo in azione nell'omonimo lungometraggio diretto nel 2014 dai coordinatore di stunt Chad Stahelski e David Leitch (quest'ultimo non accreditato), anche produttore del film. Il Leitch che, invece, ricopre il ruolo di produttore esecutivo in John Wick 2, a firma del solo Stahelski e a proposito di cui il protagonista osserva: "John Wick ha dato un medaglione a Santino. Secondo le regole, se il portatore del medaglione viene da te e vuole incassarlo e tu non vuoi fare quello che ti viene chiesto, devi morire. Se uccidi il portatore del medaglione, devi morire. Quindi, John ha un problema".

Roma a mano armata
Infatti, un lungo prologo a base di inseguimenti, veicoli distrutti e scontri fisici (che vede immediatamente coinvolta la già citata vettura) provvede ad introdurre John Wick 2, in cui l'inafferrabile sicario si trova vincolato da un giuramento di sangue ed obbligato ad onorare un debito con il passato, sul quale lo sceneggiatore Derek Kolstad aggiunge: "John Wick ha dato il suo medaglione, così da poter uscire da quella ‘vita'. E, ora che è ricomparso, qualcuno torna per incassarlo. Però, nel frattempo, John Wick è cambiato". Perché, con Riccardo Scamarcio nel ruolo del subdolo e psicopatico Santino D'Antonio che Wick decide di aiutare dirigendosi addirittura dagli Stati Uniti a Roma, il focus di questo sequel si sposta in maniera evidente dalla vendetta a tutti i costi del capostipite al fatto che anche nel mondo della malavita certe azioni hanno delle conseguenze. Una Roma dove risiede il lussuoso quartier generale al cui comando si trova la Gianna incarnata da Claudia Gerini, sorella del criminale, e dove, tra l'altro, si svolge presso le antiche Terme di Caracalla l'eliminazione di ben trentacinque assalitori da parte del caro vecchio Wick. Una sequenza d'azione che finisce per rappresentare soltanto una delle molte destinate a popolare le oltre due ore di visione che, a differenza del lungometraggio predecessore, essendo al servizio di un secondo episodio tendono a concedere meno spazio allo sviluppo dei diversi personaggi ed a concentrarsi maggiormente sull'intrattenimento a suon di ossa rotte e pallottole volanti.
Violenza in ab(Bond)anza
Del resto, mentre John Leguizamo torna a vestire i panni del meccanico Aurelio e la Ruby Rose di Resident Evil: The Final Chapter e Laurence Fishburne si aggiungono al cast rispettivamente nelle parti della muta e durissima boss della sicurezza di D'Antonio e di un criptico assassino che governa un network di colleghi senza casa propensi a passare le loro giornate per le strade di New York, non può essere altro che l'impressionante dose di violenza a colpire non poco lo spettatore. Una violenza che, se già nel primo film tirava in ballo pugnali conficcati nella carne e strangolamenti, anche in John Wick 2 non manca di copiosi spargimenti di liquido rosso e di trasformare in mortale arma addirittura una matita (!!!). Manifestando un respiro generale che, tra una lotta in metropolitana con il pericoloso Cassian interpretato dal rapper Common e la resa dei conti finale nella stanza degli specchi (girata nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna), lascia intravedere anche stavolta una sorta di miscuglio tra determinate avventure dell'agente segreto James Bond (si pensi soltanto al confronto con il grassone dagli occhi a mandorla) e l'universo dei videogiochi. Senza dimenticare una chiara influenza dalla ipercinetica celluloide action proveniente da Hong Kong. Quindi, la sostanza di scrittura è probabilmente poca, ma non il divertimento in fotogrammi.