Recensione Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà

La vera storia di Jimmy Gralton, giovane irlandese che, a cavallo tra gli anni ’20 e i ’30, diventò leader sindacale e politico

Recensione Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà
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Applauditissimo dopo la proiezione per la stampa il nuovo film di Ken Loach, Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà, in concorso a Cannes e basato sulla vera storia di Jimmy Gralton, giovane irlandese che, a cavallo tra gli anni ’20 e i ’30, diventò leader sindacale e politico, guidato da spirito di solidarietà dalla voglia di tenere unita la sua comunità attraverso il ballo e la musica jazz, importata dall’America. Dovendo fronteggiare però la dura opposizione dei tradizionalisti e della potente chiesa cattolica locale, che ritiene indecorosi i suoi atteggiamenti e quelli dei suoi seguaci. Nei panni del protagonista il convincente Barry Ward, sicuramente un buon candidato al premio per la miglior interpretazione maschile.
Se la trama ricorda a grandi linee quella del classico degli anni ’80 Footlose, non dobbiamo dimenticare che questa pellicola emozionante e a suo modo divertente è tratta da una storia realmente accaduta. “Ci siamo documentati e l’abbiamo ricostruita con fedele attenzione - spiega il regista - La Hall l’abbiamo ricreata a Glasgow, per poi trasportarla in location pezzo per pezzo. Ma poi abbiamo dovuto distruggerla, per la scena dell’incendio. C’erano anziani nel villaggio che c’erano quando è accaduto e se lo ricordavano ancora."

Jimmy Gralton

"Molte notizie su Jimmy erano scomparse, come se avessero voluto cancellare la sua presenza dalla storia - continua Loach - quindi alcune cose le abbiamo inventate con l’immaginazione. Non sappiamo se avesse davvero una donna o una relazione segreta, ma tutti ci hanno confermato che non importava. Se anche l’avesse avuta, questo non lo avrebbe distratto dalla sua causa. Se oggi Jimmy fosse vivo, si opporrebbe al neo-liberalismo, alle lobby e alle multinazionali che controllano tutto, anche la democrazia. Ci tengo a sottolineare che tengo ai personaggi che abbracciano la vita, anche attraverso la danza. Gli appartenenti alla classe operaia in quel periodo erano considerati alla stregua di delinquenti, ma non era così. Erano contadini e navigatori, ma sapevano anche fare poesia, arte, danzare, ballare ed esprimere la propria coscienza politica e far valere le proprie esperienze”. Loach ha anche dichiarato che questo sarà il suo ultimo film con attori, lasciando presagire un futuro da documentarista. Non solo, amante com’è delle tecnologie tradizionali, il regista britannico trova sempre più difficoltà a trovare i materiali che gli servono per girare e montare in 35 millimetri. In questo caso, gli è venuta in aiuto la major Pixar, che gli ha fornito uno stock di nastri numerati necessari a coordinare le immagini e il sonoro.

Jimmy's Hall Se il soggetto e il tema di base - la musica come foriera di libero pensiero e come Jimmy’s Hall - Una storia d’amore e libertà colpisce per una messa in scena emozionante sostenuta dall’ottima prova del protagonista Barry Ward e dagli splendidi paesaggi irlandesi, filmati con una mano ormai riconoscibilissima e montati insieme con l’occhio attento, calmo e sicuro di chi si affida a tecnologie tradizionali (il 35 millimetri) che ormai rischiano di sparire. Forse chiedere aiuto a una major può sembrare una contraddizione data la tendenza di Loach a scagliarsi contro tutto ciò che rappresenta una deriva capitalista, ma in definitiva quel che conta è il risultato e possiamo dire che gli applausi strappati al pubblico della Croisette sono in questo caso più che meritati. Di gran valore il commento sonoro, equamente diviso tra jazz e musica Irish tradizionale.

7.5

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