Recensione Italy: Love It Or Leave It

Viaggio nell'Italia di oggi, tra storiche bellezze e moderna decadenza

Recensione Italy: Love It Or Leave It
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Nel 2007 Luca Ragazzi e Gustav Hofer debuttavano dietro la macchina da presa con Improvvisamente l'inverno scorso (un lavoro così apprezzato da ricevere una menzione speciale nella sezione Panorama al Festival di Berlino), viaggio-documentario sardonico e pungente nei meandri della famosa legge sui DICO, finita poi nel dimenticatoio. Luca (romano) e Gustav (altoatesino), una coppia di ragazzi giovani, belli e omosessuali che si ritrovano improvvisamente a fare i conti con un mondo dominato da una omofobia insana e che spesso nasconde ben altri tarli societari. Oggi l'occhio acuto e indiscreto di questi due giovani registi torna a soffermarsi sulle contraddizioni italiane attraverso un altro docu-film, ovvero Italy: Love It, Or Leave It. Un viaggio in lungo e in largo per lo stivale in cerca di segnali positivi o dissuasori che possano sostenere rispettivamente le tesi secondo cui, in un momento critico come quello che ci troviamo a vivere oggi (di crisi economica ma soprattutto dei valori), sia meglio restare per lottare oppure migrare in cerca di nuovi e più ospitali lidi dove costruirsi un futuro abbia il volto di una concreta possibilità e non di una evanescente chimera. Ineguagliabili bellezze e insostenibili bruttezze si alternano così in quest'altalena narrativa in cui l'Italia si trasforma da dea a orco in un batter di ciglia, creando quei sentimenti contrastanti che prima o poi hanno attraversato tutti noi (la generazione perduta di oggi).

Love it or Leave it

Tutto inizia quando Luca e Gustav ricevono l'avviso di sfratto dal proprietario dell'appartamento in cui vivono a Roma. In quel momento Gustav coglie la palla al balzo per proporre al compagno di trasferirsi a Berlino, città bella e vitale in cui (tra l'altro) gli affitti costano anche molto meno. Ma Luca è restio a lasciare la città eterna, ad abbandonare la beneamata Italia per la più grigia capitale tedesca. Ma Gustav oppone un'ostinata resistenza, che trova terreno fertile nella disastrata situazione italiana, dove scandalo e sdegno sono all'ordine del giorno a fronte di diritti e valori che invece si vanno sgretolando sempre più. A quel punto l'idea è quella di trascorrere sei mesi in giro per lo stivale, raccogliere informazioni, esperienze, testimonianze che possano far prendere a Luca e Gustav la 'giusta' decisione finale: abbandonare o meno la nave che affonda. Partiranno dunque a bordo di una vecchia cinquecento - icona italiana degli anni d'oro - che cambia colore cogliendo e sintetizzando gli stati d'animo dei due protagonisti. Attraverso i cassa-integrati della Fiat, i lavoratori-schiavi di Rosarno, la Napoli-immondezzaio o la Sicilia vessata da una Mafia onnipotente prenderà così corpo la teoria di Gustav, secondo cui l'Italia è oramai un Paese in pieno degrado incapace di rinascere dalle proprie ceneri. Di contro, però, saranno gli scorci di rara bellezza che di fatto affollano la nostra nazione e le incursioni in un'‘italianità' sovversivamente sobria, onesta e visceralmente legata alla propria terra (espressa da eroi-comuni ma anche da voci sagge e ‘onorevoli' come quella di Camilleri o Nichi Vendola) che Luca mostrerà a Gustav come in realtà anche sparuti esempi di opposizione possano rappresentare un seme e una speranza di cambiamento, al quale loro potrebbero aderire restando.

Un ritratto trasparente

Un lavoro onesto e molto sentito, reso dinamico dall'alternanza di uno stile documentaristico con voce fuori campo e di divertenti intermezzi grafici che animano le tappe dei due protagonisti sintetizzandone situazioni e riflessioni, e che contrappone la ragione (quella dei fatti, schiaccianti, che spingono a elaborare un'alternativa) al sentimento (quello viscerale che esercita la propria terra, acuito dalla volontà di lottare per salvarla dall'oblio), sciogliendo attraverso il volto (mediterraneo) di Luca e quello (decisamente più nordico) di Gustav l'attrito che le due opposte pulsioni di attrazione e repulsione creano, oggi come oggi, in un grandissimo numero di italiani. Due sentimenti a confronto, avvalorati da tante, interessanti testimonianze di cittadini più o meno comuni, più o meno audaci, che ci forniscono un ulteriore occhio con il quale guardare a questo nostro controverso Paese di inestimabile bellezza e valore minato dal rischio di venire seppellito sotto una coltre di estremo egoismo e diffuso menefreghismo.

Italy: Love It, Or Leave It Dopo il successo di Improvvisamente l’inverno scorso, Luca Ragazzi e Gustav Hofer tornano al mezzo che è a loro più congeniale (quello del docu-film) per osservare da vicino pregi e difetti del nostro Paese. Attraverso un viaggio per lo stivale in cui l’ago della bilancia vacillerà più di una volta nell’uno o nell’altro senso, i due protagonisti faranno da vicino i conti con un Paese che sembra respingerli e attrarli con la stessa forza. Un viaggio condiviso e fortemente attuale che ognuno di noi, quotidianamente, compie dentro di sé e dentro una terra - l'Italia, appunto - che sembra non poterci offrire più nulla e che, forse proprio per questo, alimenta la rabbia del lottatore ostinato che non può/vuole darsi per vinto.

7

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