Recensione Italiano Medio

Il primo lungometraggio di Marcello Macchia, ovvero... Maccio Capatonda!

Recensione Italiano Medio
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Abruzzese classe 1978, il suo nome di battesimo è Marcello Macchia, ma, complici i numerosi cortometraggi e falsi trailer - da Natale al cesso a L'uomo che non reggeva l'alcol - che hanno contribuito a regalargli notorietà in rete e nell'ambito del piccolo schermo, è come Maccio Capatonda che abbiamo imparato a conoscerlo.
Ed è come Maccio Capatonda che firma il suo primo lungometraggio: Italiano medio, nel quale veste i panni dell'ambientalista convinto in crisi depressiva Giulio Verme, che, alla soglia dei quarant'anni, si ritrova a fare la "differenziata" in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano; mentre, depresso e ormai totalmente incapace di interagire con i colleghi di lavoro, la famiglia, i vicini di casa e, addirittura, la compagna Franca alias Lavinia Longhi, viene anche convinto a combattere contro lo smantellamento di un parco cittadino dall'agguerrita (ma poco credibile) associazione ambientalista dei "Mobbasta".
Ma a dare una svolta decisiva alla sua esistenza provvede l'incontro con il vecchio e odiato amico di scuola Alfonzo, ovvero il Luigi Luciano capatondianamente noto con il soprannome Herbert Ballerina, il quale gli fa assumere una miracolosa pillola capace di rendere utilizzabile soltanto il 2% del cervello, anziché il 20% come si dice comunemente.

Maccio man

Quindi, se in un primo momento, in mezzo a ratti vegani che non mangiano formaggi, peti definiti come una delle principali cause del buco dell'ozono e un imprenditore Cartelloni che, interpretato da Rupert Sciamenna (all'anagrafe Franco Mari), non sembra altro che una caricaturale imitazione di Gianni Agnelli degna del Bagaglino, l'immediata, sgradevole impressione è quella di trovarci dinanzi ad un nuovo, fallimentare tentativo proto-I soliti idioti di trasferire su celluloide la fracassona comicità da YouTube infarcita di volgarità, siamo costretti a ricrederci quando avviene la svolta che strizza in maniera evidente l'occhio a Limitless di Neil Burger.
Perché, con Raoul Cremona e Nino Frassica coinvolti in brevi apparizioni, è proprio attraverso la trasformazione del protagonista da italiano impegnato a cafone medio interessato solo alle donne ed ai vizi che l'insieme, costruito su un'ottima sceneggiatura, assume i connotati di un esilarante atto di denuncia cinematografico nei confronti di uno stivale tricolore in preda alle leggi dettate dalla mediocrità partorita dal bombardamento mediatico.

L'insolito idiota

Bombardamento mediatico tempestato di talent show e vip senza arte né parte creati sul momento, dai quali, appunto, il regista-attore, pur avendo provenienza simile, prende concretamente le distanze confezionando un elaborato destinato a rasentare in più occasioni la genialità.
Perché, se da un lato, tra suonerie live di telefoni cellulari e omaggi in salsa di parodia ad Arancia meccanica di Stanley Kubrick e Fight club di David Fincher, è facile intuire una certa influenza dalla maniera di far ridere d'oltreoceano, dall'altro a spiccare è una comicità surreale atta a giocare nel giusto modo con doppi sensi e storpiature di sostantivi.
Storpiature che vanno dal locale Just caviale al calciatore Alessandro Del Pirlo, passando per i cd di Gigi e Alessio... con la chiara finalità di attaccare tutto e tutti, dall'essere sciacalli sfoderato dai giornalisti all'ipocrisia albergante in ogni abitante del Bel paese, come solo la migliore e ragionata Commedia all'italiana, da sempre, si è dimostrata in grado di fare.

Italiano Medio Tratto da una storia finta (!!!), il primo lungometraggio diretto ed interpretato da Maccio Capatonda rischia di farvi storcere il naso - a meno che non siate suoi fan accaniti - nel corso della prima parte, quando il respiro generale non sembra discostarsi molto da un agglomerato trash che, neppure privo di peti esagerati ed escrementi, rispecchia fortemente la fracassona e volgare comicità diffusa dai brevi sketch di Youtuber assortiti. Con grande sorpresa, invece, lo script manifesta strada facendo una compattezza ed intelligenza tale da riuscire ad amalgamare a dovere assurde situazioni (non manca una grottesca gara di sniffate di cocaina), battute surreali (abbiamo anche l’emittente tv Telemosina) e critica sociale (tra i vari aspetti, l’indifferenza di coloro che fotografano le disgrazie anziché prestare soccorso), indirizzando in maniera evidente l’operato a colpire il bombardamento mediatico d’inizio XXI secolo e, soprattutto, l’ipocrisia tipica dell’Italiano medio (e non solo). Tanto che alla fine, in un misto di moderno e ritmato linguaggio da web e cuore da Commedia all’italiana popolata di “mostri” cari a Dino Risi e Carlo Verdone (la locandina è un chiaro omaggio a Bianco rosso e Verdone), ciò che viene fuori è un’operazione decisamente difficile da giudicare. Grande bluff o capolavoro unico nel suo genere? Considerando la sua lodevole capacità di spiazzare pubblico e critica rivelandosi innovativo, è probabilmente giusto propendere per la seconda opzione... sperando che il tempo non ci smentisca.

9

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