Recensione Italian Movies

Un debutto cinematografico (italiano) da non sottovalutare

Recensione Italian Movies
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Sui set dello Studio61, di giorno, vanno in scena le esistenze patinate della soap opera Tormento, ma è di notte che i locali dell'azienda si animano dei sogni e dei problemi (reali) della gente, attraverso il gruppo multietnico d'imprese di pulizia che ivi lavora - composto da Dilip, Ben, Mako, Charlotte, Laloo e Gina e guidato da Zahur. Un carosello di esistenze tutte ugualmente ai margini e animate da una sete di riscatto dalla loro condizione di invisibili, perennemente relegati nel buio della notte. Ma sarà proprio la complicità della notte a portar loro un soffio di vita perché durante una delle tante sessioni lavorative l'indiano Dilip accarezzerà l'idea di trasformare la sua passione per la fotografia in qualcosa di concreto (attraverso una cinepresa digitale presa ‘a prestito' tra le costosissime attrezzature degli studi). Sostenuto e fomentato dai suoi compagni (in particolar modo dall'italiano Ben e dal russo Mako) Dilip riprenderà così il suo primo matrimonio dando inizio a quella che diventerà poi la doppia professione del gruppo di lavoratori. Da quel primo filmino infatti l'attività prenderà il via sfruttando gli spazi degli studi come un vero e proprio palcoscenico notturno attraverso cui dare la possibilità (a chiunque ne abbia il desiderio) di realizzare il proprio messaggio audiovisivo. Un'attività dunque ‘impropria' ma redditizia e molto sociale che per restare in vita dovrà far attenzione a non uscire troppo allo scoperto.

La vitalità della tragi-commedia

Matteo Pellegrini (classe 1967) dopo una solida esperienza nel mondo dei videoclip e della pubblicità debutta alla regia con un'opera interessante e originale che parla alle nostre società sempre più multiculturali con un linguaggio semplice ma non banale. Costruito su una struttura filmica che ricorda vagamente i film di Radu Mihăileanu (a tal proposito, non sarà un caso che tra i protagonisti del film compaia infatti l'Aleksei Guskov protagonista de Il concerto) Italian Movies mescola al meglio la comicità della forma alla tragicità dei contenuti trovando un modo per parlare di spinosi problemi attuali senza ricorrere al dramma. E nel mescolarsi delle diverse voci e delle diverse lingue d'origine (indiano, italiano, russo, etc.) poi divenute una sola  voce, Pellegrini riesce a ristabilire un'identità linguistica che si fonde nello stato comune di emigrati oberati da problemi economici e situazionali. Quella che ne Il concerto diventava la grande sinfonia (e sincronia) del finale, qui muta nelle immagini false eppure magiche di una comunità lontana dalle proprie origini e che tenta in tutti i modi di ritagliarsi il proprio spazio. A prevalere è dunque la semplicità di un messaggio di reazione/rivoluzione che passa attraverso le varie forme d'arte (fotografia, cinema) e la magia di un'unione basata su ideali sinceri di aggregazione e comunità. Si tratta di un film godibile che - presentato lo scorso Novembre al Festival Internazionale del Film di Roma nella sezione Prospettive Italia - arriva nelle sale solo adesso, vittima di un sistema distributivo che penalizza le pellicole meno ‘in linea' con il mercato. Eppure, questo piccolo film ha il pregio di superare i piccoli difetti da opera prima parlando schiettamente e calorosamente al suo pubblico, attraverso una parabola a un tempo reale e fantastica che poggia su un cast eterogeneo ma solido che include tra gli altri i bravi Aleksey Guskov, Eriq Ebouaney, Anita Kravos, Michele Venitucci, Neil D'Souza e l'amichevole partecipazione di Filippo Timi nel divertente e illuminante ruolo del direttore dello Studio61.

Salviamo il cinema 'invisibile'

Presenti per presentare la prima del film (all’Intrastevere di Roma), il regista Matteo Pellegrini e parte del cast hanno voluto sottolineare quanto sia stato difficile per questo film arrivare in sala. Infatti, nonostante il debutto festivaliero e un’accoglienza calorosa da parte della critica, si è fatto poco o nulla per agevolare il processo distributivo del film. Ed è proprio per questo motivo che val la pena supportare la permanenza in sala di un film del genere che rinuncia alla mera ambizione per essere una sorridente ma riflessiva storia dell’odierna realtà societaria.

Italian Movies Al suo debutto come regista (di cinema) il milanese Matteo Pellegrini porta in scena la parabola di un gruppo di emigrati che da mere comparse lotteranno per diventare protagonisti della loro vita. Una mescolanza di voci che tentano di diventare un’unica sinfonia per rivendicare la loro esistenza. Una sceneggiatura semplice ma ricca di spunti narrativi e di un buon cast basta a fare di questo film un’opera gradevole e fieramente calata nei panni di un’emarginazione da superare.

7

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