Recensione Is the Man Who Is Tall Happy?

Il maestro delle immagini Michel Gondry incontra il più grande teorico della parola del XX secolo in una "animata" conversazione

Recensione Is the Man Who Is Tall Happy?
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Michel Gondry nel corso degli anni ha diretto diversi lungometraggi alquanto diversi tra di loro nonostante al centro ci fossero due elementi comuni: un'immaginazione visiva fuori controllo e una grande attenzione al tema della comunicazione interpersonale. Se partiamo da questo presupposto, il documentario sperimentale Is the Man Who Is Tall Happy?: An Animated Conversation with Noam Chomsky (presentato alla decima edizione del Biografilm di Bologna, che lo ha anche insignito del premio Celebration of Life) potrebbe incarnare la summa di tutto il lavoro del regista francese. Risultato di due anni di lavoro Is the Man Who Is Tall Happy? riunisce una serie di incontri con il filosofo, linguista e teorico della comunicazione Noam Chomsky (uno dei più importanti linguisti del XX secolo, creatore della grammatica generativo-trasformazionale) con cui Gondry si confronta sul tema della comunicazione ma anche su questioni profondamente personali come la sua infanzia nel ghetto ebraico di Philadelphia, la morte della moglie e il suo impegno politico contro la guerra in Vietnam, prima, e la globalizzazione, dopo.

“Illustrando” Noam Chomsky

L'idea di questa intervista nasce mentre Gondry lavora a The Green Hornet quando, per prendere una pausa dal cinema mainstream, decide di girare un documentario completamente animato a mano. Riuscito a contattare Chomsky comincia ad intervistarlo in brevi sessioni da 10-15 minuti con l'ausilio di una vecchia cinepresa Super 8 il cui rumore accompagnerà ogni inquadratura del documentario. Le interviste così riprese vengono in seguito animate su lucido con la consueta tecnica della stop-motion che tanto piace a Gondry, che riesce a concludere il suo lavoro dopo ben due anni.
Il risultato di questo lavoro, però, difficilmente lascia soddisfatti. Esteticamente ci troviamo di fronte ad un'opera unica, che riesce a mettere in mostra i processi mentali del regista con uno stile assolutamente personale. Ma è l'aspetto contenutistico che lascia confusi e storditi. Chomsky è un personaggio di una caratura culturale immensa e Gondry fa fatica a tenergli testa, inoltre il suo inglese fortemente accentato non aiuta di certo nel confronto linguistico.

Dazed and confused

Gli argomenti che vengono affrontati sono numerosi e molti di questi meriterebbero una trattazione molto più ampia e approfondita. Si prenda ad esempio la frase che da il titolo al documentario "Is the Man Who Is Tall Happy?" (argomento trattato negli ultimi 5 minuti dell'opera) che Chomsky utilizza per dimostrare i procedimenti mentali su cui ha sviluppato la sua grammatica-generativa. La domanda che si pone il linguista è: come mai un bambino quando trasforma la frase "The Man Who Is Tall Is Happy" prende autonomamente la seconda particella verbale mettendola al primo posto? Non sarebbe più immediato nella mente di un bambino prendere la prima, più vicina all'inizio della frase e per questo di più facile utilizzo? A questa come a molte altre domande non viene data alcuna risposta, lasciando un retrogusto amaro in bocca allo spettatore. Insomma, il lavoro di Gondry non convince e risulta più un'opera girata per il proprio piacere di sperimentare con l'animazione che un lavoro pienamente compiuto.

Is the Man Who Is Tall Happy? Con Is the Man Who Is Tall Happy? Michel Gondry costruisce un'opera unica che nel bene, o nel male, rimane impressa nella mente dello spettatore. Da un lato il lavoro di animazione che il regista francese mette in scena colpisce per la cura e per la lunga lavorazione (ad avere animato il documentario è stato il solo Gondry) mentre non riesce minimamente a convincere dal lato della comunicazione. Gli argomenti sono presentati in modo confusionario e superficiale, senza alcun approfondimento, mentre Gondry arranca rimanendo vittima dal fascino intellettuale dello stesso Chomsky. Piuttosto che in un viaggio nell'eccezionale mente di uno dei grandi pensatori del Novecento ci troviamo all'interno della mente di un artista che si confronta, con modalità davvero uniche, con un argomento troppo più grande di lui, rimanendone irrimediabilmente schiacciato.

5.5

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