Ipersonnia recensione: il film sci-fi italiano con Accorsi funziona?

Alberto Mascia dirige per il suo debutto nel lungometraggio una pellicola che mescola la fantascienza al thriller con protagonista Stefano Accorsi.

Ipersonnia recensione: il film sci-fi italiano con Accorsi funziona?
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Nelle capsule di Minority Report, film di Steven Spielberg basato sul romanzo di Phillip Dick, ci sono i corpi di tutti quei futuri criminali che ancora non hanno commesso alcun reato, ma che la polizia e la società hanno deciso preventivamente di arrestare così da fermare in tronco la criminalità. Sono sempre delle capsule quelle a cui si rifanno invece Enrico Saccà e Alberto Mascia, quest'ultimo anche regista dell'esordio Ipersonnia presentato in anteprima al Torino Film Festival, e ora disponibile su Amazon Prime Video - non perdete anche le serie Amazon Prime Video di febbraio 2023.

Anche qui è una prigione il punto di partenza della pellicola italiana, che si immette nella fantasia dello sci-fi cercando di raccontare un futuro alquanto prossimo in cui i detenuti vengono inseriti in degli involucri metallici e dotati artificialmente di ossigeno, non più stipati in celle simil-magazzini, ma costretti comunque a trascorrere la pena in uno stato di sonno perenne. Persone che vengono svegliate solo periodicamente, traumatizzate dai sogni che la loro mente genera durante lo stato di incoscienza e le parole che medici e psicologi riportano loro al momento del breve risveglio. Pratica di cui si occupa il protagonista David Damiani (Stefano Accorsi) e in cui, inoltre, rimarrà coinvolto. Accusato di un crimine che sa (forse?) di non aver commesso e obbligato a dover vivere con questo costante dubbio, che l'opera vuole poi riflettere nell'analisi filmica prodotta dallo spettatore.

Tra carceri, echi e fantascienza

Una fantascienza che diventa anche thriller, un giallo che si affida ai territori della percezione per rimanere immateriale come le dichiarazioni e le accuse che vengono lanciate ai personaggi della storia. Detenuti/pazienti che sono sia espedienti politici che cavie da laboratorio di una comunità che in Ipersonnia si affida al trattamento della prevenzione alla criminalità su cui si basa l'aspetto sociale delle carceri proposte dal film.

E che genera un costante rincorrersi tra comprensione del funzionamento di questa condizione di dormiveglia e quanto i prigionieri ne siano più meritevoli o vittime e viceversa, perdendosi nel confine sottile tra la pena e la punizione, tra il dover riflettere sui propri peccati e il venir torturati. Un incastro in cui rimarrà bloccato lo stesso protagonista e che è forse la scatola (troppo) chiusa su cui l'intero Ipersonnia si inceppa, mostrando un buon utilizzo e una decisa esplorazione di un genere ostico all'immaginario italiano, ma di cui è da mettere in dubbio più il reale funzionamento, che non l'idea meritevole e parzialmente riuscita che c'è dietro. Non desiderando certo un racconto lineare e agendo così per echi e significati che in film come Ipersonnia valgono molto di più rispetto alla risoluzione chiarificante e limpida della narrazione, l'opera manca di alcuni punti cardini all'interno della sua storia che possano fungere da coordinate nel quadro più grande dell'indagine e non lascino totalmente allo sbaraglio pubblico e investigazione.

Entrare nel subconscio

L'intento di Mascia e del collaboratore alla scrittura Saccà non è quello di facilitare la comprensione dell'opera, ma la suggestione che la pellicola provoca, seppur evidente e tangibile, non è sufficiente per poter far vivere Ipersonnia solamente di stimoli e persuasioni. Un non dettare alcune traiettorie che fa sembrare che alla sceneggiatura sia stata concessa una libertà totale partendo dal presupposto che era uno stimolo ciò che si voleva provocare nel pubblico; un'istigazione a lasciarsi trascinare piuttosto che il porsi in un atteggiamento analitico nei confronti del .

Un magnetismo che è comprensibile essere il punto di partenza per i creatori del film e che funge solamente in parte per un debutto comunque lodevole, che plasma un immaginario che in Italia esiste ben poco, se non addirittura per niente. Un essersi occupati (e preoccupati) più dell'atmosfera da voler dare che trovarne le giuste direttive. Poiché il mondo dei sogni, del subconscio, dell'irrealtà o lo si coinvolge tutto o non lo si può aprire solo per un pezzo. Un po' come finisce per fare Ipersonnia, scoperchiandolo e rendendolo credibile seppur non pienamente efficace, lasciando così vagabondare il suo protagonista Accorsi tra sogno, accuse e verità.

Ipersonnia Ipersonnia è un debutto coraggioso che tenta di affacciare nel panorama italiano il genere dello sci-fi, quasi inesistente sul territorio e che il regista Alberto Mascia, anche sceneggiatore assieme a Enrico Saccà, cerca di portare con Ipersonnia mescolandolo agli stilemi del thriller. Una pellicola meritevole, ma che nel puntare maggiormente sulle percezioni e le suggestioni da stimolare nello spettatore si perde nei meandri della sua stessa sceneggiatura, funzionando in parte e non convincendo del tutto.

6

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