Recensione Ip Man: The Final Fight

Arriva su RAI4 in prima assoluta l'ultimo titolo dedicato allo storico maestro di wing chun

Recensione Ip Man: The Final Fight
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Il percorso di Ip Man al cinema sembra non conoscere sosta, rendendo la figura del famoso maestro di arti marziali un'appassionante saga tra versioni più autoriali (The grandmasters) e altre più tendenti allo spettacolo (il dittico di Wilson Yip). RAI4 ha di recente ritrasmesso i  film con Donnie Yen (preceduti dall'inedito prequel, in prima visione assoluta, The legend is born: Ip Man) e ora chiude il cerchio mandando in onda lunedì 24 alle 21.10, anche in questo caso in esclusiva italiana, l'ultimo titolo dedicato al maestro, Ip Man: The Final Fight, uscito nelle sale hongkonghesi nel 2013. In cabina di regia torna Herman Yau (già dietro la macchina da presa per il citato The legend is born) mentre nei panni di Ip Man troviamo questa volta un attore ben noto agli appassionati della scena orientale, l'Anthony Wong di Infernal Affairs ed Exiled. Un interprete più vecchio dei suoi predecessori per raccontare la storia di un Ip Man più anziano e malato di gastrite, da poco trasferitosi ad Hong Kong per aprire una scuola di wing-chun. Grazie all'aiuto di alcuni giovani che diventano i suoi primi allievi riesce nell'obiettivo, mentre nel frattempo Hong Kong è scossa da proteste sociali da parte dei lavoratori, stanchi di ingiustizie e soprusi. In questo clima teso, Ip Man rimane improvvisamente vedovo e fa la conoscenza di una giovane e bella cantante, che si innamora di lui. Ma le sfide per il maestro non mancano di certo quando si trova a contrastare lo spietato Dragon, leader criminale di una zona della città.

Concretezza

Herman Yau riesce a migliorare i tanti tasselli che avevano in parte penalizzato la sua precedente versione, e questo Ip Man debilitato ma sempre abilissimo nell'uso delle arti marziali convince più della sua controparte giovane. Merito di un'abile caratterizzazione del protagonista, sottolineata da un'aderente e convincente performance di Anthony Wong, la cui grande esperienza gli permette di creare una figura più umana e credibile. Qualche ingenuità a livello narrativo permane, anche per via dell'inserimento di molti (troppi?) personaggi di contorno non sempre verosimili nelle loro reazioni, ma la storia mantiene sempre una sua coesione di fondo. Le scene marziali sono più limitate e realistiche rispetto alle altre pellicole, ma alcuni dei combattimenti (in primis quello finale) sono realizzati con una certa originalità, merito anche delle qualità atletiche degli attori, in un cast di efficaci caratteristi dove spicca un nome di rilievo come quello di Eric Tsang (Three, Infernal affairs). Il regista opta per una veduta d'insieme sulla società di Hong Kong, offrendoci un ampio sguardo sul modo di vivere dell'ex-colonia britannica durante lo scorrere degli anni, e non manca di riferimenti inserendo, anche un po' forzatamente, una sequenza con un Bruce Lee all'apice del sucesso che va a trovare il suo vecchio maestro. Questa volta, escluso un brevissimo sussulto, nessuna critica è lanciata verso gli stranieri, e proprio qui il racconto perde forse quell'istinto epico che era ben presente soprattutto nei due film di Yip. Ip Man: The final fight è comunque una visione piacevole, rappacificante, dalla quale emerge un'anima pura e vibrante che evita l'agiografia ma si concentra sull'uomo, demitizzandolo in parte e mostrandolo anche nei momenti più difficili della sua esistenza,  per poi esplodere ruggente nelle coinvolgenti coreografie, ammantate di maggior fascino da una colonna sonora immediata e accattivante.

Ip Man: The Final Fight Ultimo tassello (per ora) della saga del maestro di wing chun, Ip Man: The final fight è un film piacevole e meno tendente allo spettacolo dei suoi precedessori, puntando più su una visione d'insieme di Hong Kong e mostrandoci un Ip Man stanco e malato ma sempre in grado di battersi con coraggio e abilità per i propri ideali. Un film che nonostante qualche ingenuità narrativa convince per la sua concretezza e per l'ottima prova del grande Anthony Wong nei panni del protagonista.

7

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