Io, Dio e Bin Laden Recensione: Nicolas Cage a caccia di Osama bin Laden

Nicola Cage è Gary Faulkner, l'uomo che ha dato la caccia a bin Laden, nella commedia "biografica" di Larry Charles ispirata a una storia vera.

Io, Dio e Bin Laden Recensione: Nicolas Cage a caccia di Osama bin Laden
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La vera storia di Gary Faulkner possedeva tutte le potenzialità per vedere prima o poi una trasposizione su grande schermo, visto anche il clamore mediatico ottenuto dall'uomo negli Stati Uniti. Se vi state giustamente chiedendo di chi stiamo parlando, visto il nome praticamente sconosciuto sui nostri lidi, eccovi accontentati: Faulkner, ex-detenuto per piccoli reati, è infatti l'uomo che si è imbarcato in una missione solitaria per catturare addirittura Osama bin Laden. La vicenda, già di suo paradossale, assume toni ancora più grotteschi viste le motivazioni dietro la scelta dell'uomo, che ha sostenuto di essere stato scelto da Dio per mettersi sulle tracce dell'allora ricercato leader di Al Qaeda. Una materia narrativa gustosa che ha fatto gola ad un regista originale e sempre pronto a far discutere quale Larry Charles, l'autore di Borat (2006), Bruno (2009) e Il dittatore (2012), che ne ha messo in scena con Io, Dio e Bin Laden un libero adattamento scegliendone come assoluto protagonista Nicolas Cage. La trama ha così inizio tra apparizioni divine e gli svariati tentativi di Faulkner di arrivare in Pakistan per rintracciare il purtroppo ben noto terrorista, dando vita ad una serie infinita di disavventure.

In missione per conto di Dio

Operazione stramba e incostante ma a tratti irresistibile, Io, Dio e Bin Laden reinterpreta la reale fonte di partenza con uno stile smaccatamente eccessivo puramente incentrato sugli istinti comico-grotteschi che il personaggio di Faulkner poteva garantire (non è un caso che reali immagini di repertorio di questi compaiano durante i titoli di coda). Ne esce così fuori una visione in cui gag di ogni sorta si alternano in serie, giocando spesso sulle differenze e incomprensioni culturali e su questa missione ordinata da Dio in persona ad un uomo qualunque, per di più debilitato dalla mancanza di un rene che lo costringe a sedute settimanali di dialisi. Dopo i primi e infruttuosi tentativi in cui il Nostro cerca di giungere alla sua meta, prima su una piccola barchetta e poi in deltaplano lanciandosi dalle montagne israeliane, la seconda parte di visione ha finalmente luogo nell'agognato Pakistan, dando vita ad alcune delle sequenze più spassose del film, in un vero e proprio concentrato di non sense e sguaiata ma contagiosa ironia, addolcito parzialmente dalla love-story costantemente in sottofondo dell'uomo verso una sua ex-compagna di scuola. Battute al fulmicotone, istinti complottistici, risvolti metafilmici e scene vagamente surreali (vedasi le numerosi discussioni con Dio, interpretato da un funambolico Russell Brand) sono così al servizio di un'operazione sbracata ma genuina in cui Nicolas Cage è impegnato in uno stravagante e convincente one-man show in uno dei ruoli comici più sopra le righe della sua intera carriera.

Io, Dio e Bin Laden Un Nicolas Cage magnificamente sopra le righe veste in Io, Dio e Bin Laden gli istrionici panni di Gary Faulkner, cittadino americano che ha speso parte della propria vita per dare la caccia ad Osama bin Laden. Una storia vera, che ha avuto ampio risalto nei mass media d'Oltreoceano, messa in scena da Larry Charles sotto forma di stravagante commedia degli eccessi, in un a tratti gratuito ma comunque incalzante gioco col grottesco tra gag e battute di sorta che si liberano dal politically correct per raccontare una vicenda bizzarra e dall'innegabile fascino cinematografico, tra diversità culturali e momenti surreali che danno vita ad una narrazione ben più che caricaturale.

6.5

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