Recensione Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni

Noioso e didascalico il nuovo Woody Allen

Recensione Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
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Proprio in questi giorni Woody Allen, tra i più prolifici cineasti della storia, compie settantacinque anni; e proprio in questi giorni esce anche in Italia il suo ultimo (ma certamente non in senso definitivo!) lavoro, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni. Dopo più di quaranta film e una media di quasi un film l'anno, Allen per molti “non ha più molto da dire”...mentre per altri “il meglio deve ancora venire”. Certo è che nell'ultima decade la sua carriera ha visto parecchi alti e bassi, dopo i fasti del passato. I primi anni del nuovo secolo, in particolare, sono stati per lui quasi funesti, inanellando un insuccesso dopo l'altro prima del fortunato Match Point, del 2005, con cui ha cominciato a risalire la china. E le sue due ultime opere, Vicky Cristina Barcelona del 2008 e Basta che funzioni! del 2009, pur non essendo capolavori conclamati, si sono rivelati altamente godibili.
E' tempo ora di tornare a Londra, abbandonando l'amata New York e le altre parentesi europee, per seguire le rocambolesche vicende dei protagonisti di Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni: cosa ci racconterà questa volta Mastro Allen?

You will meet a tall, dark stranger...

Le vite di Helena (Gemma Jones) e di Sally (Naomi Watts) sono, attualmente, in cerca di un 'centro di gravità permanente': mentre la prima, abbandonata dal marito Alfie (Anthony Hopkins), si rifugia in una spiritualità new age instillata in lei dalla ciarlatana Crystal (Pauline Collins), la figlia Sally, insoddisfatta del matrimonio con lo scrittore fallito Roy (Josh Brolin), si prende una sbandata per il fascinoso direttore della galleria d'arte per cui lavora, Greg (Antonio Banderas). Ma non sono certo le sole persone ad essere confuse sulla direzione che le loro vite devono prendere: i loro mariti, infatti, si ostinano ad inseguire uno la giovinezza perduta -attaccandosi alla gonnella di una svitata prostituta (interpretata da Lucy Punch)-, l'altro l'ispirazione e la gloria, per riscattare sé stesso agli occhi degli altri ma soprattutto ai propri. Roy, tra l'altro, instaurerà una relazione galante (e proibita) con la bella vicina di casa Dia (Freida Pinto), in procinto di sposarsi...ma riusciranno i nostri protagonisti ad acquietare infine i loro animi?

...ovvero, l'arte di complicarsi la vita

La vita non è che un’ombra in cammino; un povero attore, che s’agita e che si pavoneggia per un’ora sul palcoscenico e del quale poi non si sa più nulla. E’ un racconto narrato da un idiota, pieno di strepito e di furore, e senza alcun significato.” La citazione shakespiriana, scelta con accortezza da Allen per introdurre il suo film, è decisamente la chiave di lettura di questa sua ultima opera, se non, forse, di gran parte del suo cinema.
Le vicende de Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni si dipanano, con uno stile molto teatrale, raccontando i tentativi, le speranze, i sogni frustrati dei suoi protagonisti, costantemente attivi alla ricerca di qualcosa che non gli appartiene e che, forse, mai apparterrà loro. Il senso è tutto lì, insieme alla frase chiave con cui Roy sbotta all'indirizzo della favoleggiante Helena: frase che da' il titolo alla pellicola in lingua originale.
Crystal mi ha detto che incontrerò uno sconosciuto alto e bruno!
Sì, incontrerai lo stesso estraneo alto e bruno che prima o poi incontriamo tutti”.
Roy è dunque tramite assoluto dello storico cinismo di Allen, che qui tocca vette di pessimismo cosmico: possiamo sperare, batterci, sognare, ma alla fine...l'unica cosa a cui siamo davvero destinati è la mediocrità, e l'incontro col triste mietitore. E' forse per questa visione pessimista, tuttavia non palese ma sottesa, che il film naviga per acque che illudono: la costruzione della storia ci fa continuamente sperare, illudere, appunto, per poi ricrearsi in numerosi plot twist che rimettono tutto in gioco. Per questo Allen rinuncia quasi del tutto all'impianto comico: viene però da chiedersi se era necessario girare un lungometraggio per dire cose già, in fondo, dette, quando avrebbe potuto essere più incisivo con ritmi e minutaggi diversi.
Oltretutto, il film non brilla per né per originalità né per realizzazione tecnica.
Laddove gli attori protagonisti svolgono bene il loro lavoro (pur senza raggiungere vette di eccellenza in alcun caso), troviamo infatti personaggi caratterizzati in maniera piuttosto superficiale e banale, vivere situazioni altrettanto già viste e prevedibili. In certi punti -il paragone è bizzarro ma, vi assicuriamo, calzato- sembra che il caro Woody abbia preso lo scheletro di un cinepanettone con De Sica, tolto ogni traccia di risata grassa, e fatto agire i propri personaggi al suo interno.
Il riccone che vuole sfuggire al proprio orologio biologico correndo dietro alle donne, storie d'”amore” che si intrecciano e ramificano in corna plurime, scene surreali come sedute spiritiche con la buon'anima o i consigli familiari multietnici. Ma qui, purtroppo, non si ride neanche per sbaglio, e l'intento culturale è troppo didascalico e fumoso per colpire nel segno.
Oltretutto, la storia viene raccontata con tempistiche troppo frammentarie, passando da un personaggio all'altro come fosse una sit-com o, e concedeteci un altro paragone “improprio”, un film di Moccia, visto anche l'invadente voice over intento a spiegare fin troppo quello che dovrebbe essere raccontato in dialoghi e immagini, e non con una fastidiosa voce fuori campo.
Alcune situazioni, inoltre, non si reggono granché in piedi, figlie di coincidenze telefonate e forzate, viziate inoltre da alcune scelte registiche fin troppo “facili” (e a proposito stendiamo un velo sulla scena dello spogliatoio e il suo fantastico “pugno fuori scena”).

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni Noioso e didascalico, il nuovo film di Allen è un'impietosa e cinica “commedia degli errori”, allegorica della caducità degli umani destini, ma non riesce a proporre niente di nuovo né da un punto di vista artistico né, tanto meno, da quello umano. In effetti, la citazione di Shakespeare poc'anzi riportata e messa in risalto dal regista americano si ritorce sulla sua stessa opera. E, a fine proiezione, si rimane con un senso di insignificanza. Ma, forse, l'intento del buon Woody era proprio questo.

5

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