Recensione In viaggio con Cecilia

Dall'immobilismo contadino agli stravolgimenti industriali. La Puglia di ieri e oggi vista dagli occhi di Cecilia Mangini

Recensione In viaggio con Cecilia
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Classe 1927, Cecilia Mangini è una donna che a dispetto della sua età anagrafica possiede ancora la verve e la curiosità di una ragazzina che si appresti per la prima volta e con infinite energie a scoprire il mondo che la circonda. Collaboratrice di Pier Paolo Pasolini e documentarista impegnata sin dai suoi esordi - Essere donne (1965), Brindisi '66 (1966), Monteshell (1965) - Cecilia Mangini ha seguito negli anni la trasformazione della sua terra natia, ovvero quella Puglia contadina che negli anni '60 lasciò il posto alla rivoluzione delle fabbriche, alla promessa di una ricchezza che doveva venire da quelle imponenti candele fumose disseminate in una terra da sempre appartenuta solo agli ulivi. Oggi, a distanza di anni da quella promessa (a conti fatti del tutto infranta) la Mangini torna su quei luoghi assieme alla collega - e compaesana - Mariangela Barbanente (sceneggiatrice, tra le altre cose, de "L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo) in un viaggio on the road per capire cos'è rimasto della Puglia di un tempo e quali sono state le conseguenze di un'industrializzazione selvaggia che non ha saputo (o piuttosto voluto) preservare la natura, né tantomeno la vita dell'uomo.

Imparare a esprimere dissenso

Tra Taranto (patria dell'ILVA, protagonista di un crescendo d'inquinamento che in 13 anni è costato ‘la bellezza' di 386 morti e il rinvio a giudizio del patron Emilio Riva) e Brindisi (dove lo sviluppo del petrolchimico ha provocato un vuoto, oggi evidente non solo nella mancanza di lavoro causato dall'inquinamento ma anche e soprattutto nella totale assenza d'intraprendenza e di ideali della gioventù locale) le due donne viaggiano raccogliendo testimonianze, pareri, riflessioni. È istruttivo e anche assai commovente osservare come la stessa Mangini (una vecchietta esile ma dall'animo esuberante) si intrattenga a parlare e ragionare con il medesimo entusiasmo e lo stesso calore umano con ex operai, gente che ha perso i propri cari per malattie causate dall'inquinamento delle fabbriche, pescatori in balia di mari inquinati e senza lavoro, giovani del posto perlopiù svogliati e inerti. Dalle immagini e (soprattutto) dalle parole di questo viaggio in terra pugliese emergono con deprimente limpidità tutte le ferite (ancora aperte) di una terra abbandonata a sé stessa, irretita e poi affossata con la promessa di una ricchezza e una serenità di fatto mai sperimentate. Nella rassegnazione e nella rabbia degli adulti, così come nell'inerzia dei giovani tanto invisa alla stessa Mangini (che li vorrebbe veder imbrattare i muri piuttosto che ciondolare rassegnati per le vie del corso) si legge chiaramente il lento processo di anemizzazione che ha reso il nostro sud sempre più involuto e abbandonato a sé stesso. Un processo alimentato dalla paura crescente, tradottasi nel tempo in una mancanza di reazioni, in un graduale adeguarsi allo stato sempre più precario, malandato della propria terra e della propria vita. Come se la linfa vitale di questa gente e di questi luoghi (un po' specchio dell'Italia intera) fosse stata prelevata a poco a poco, facendo sì che nessuno se ne accorgesse. Perché se il sangue lo si perde tutto insieme, di botto, lo stato d'anemia porta allo svenimento (una manifestazione del corpo e del suo improvviso malessere), ma se la perdita avviene lentamente e su periodi più lunghi, il corpo si abitua a vivere in uno stato d'anemia cronica, in cui le energie svaniscono gradualmente lasciando che il corpo manifesti il proprio scompenso solo uno volta giunto allo stremo. Ecco, attraverso il suo documentario acuto e delicato, la Mangini punta il dito proprio su questa mancanza di manifestazione dello scompenso (in termini sociali il dissenso) rivendicando infatti proprio la necessità di "imparare a esprimere dissenso", di non dimenticare di dare voce alla nostra esistenza. Forse un'attività alle quale in troppi (e da troppo tempo) abbiamo infine abdicato.

In viaggio con Cecilia L'ottantasettenne documentarista Cecilia Mangini (assieme alla collega Mariangela Barbanente) ripercorre i passi della sua terra, la Puglia, evidenziando attraverso le testimonianze e le riflessioni della gente come sia cambiata questa terra del sud nel passaggio da una struttura contadina e patriarcale a un'industrializzazione che non ha portato i risultati sperati. La minaccia dell'inquinamento portato dalle fabbriche, le morti causate dallo stesso e la dilagante rassegnazione o inerzia attuale sono infine il lugubre profilo di quella che sembra una terra tristemente rappresentativa di un'Italia in cui il Sud anticipa e profetizza la deriva del resto del Paese. Infine, con Cecilia affrontiamo un piccolo viaggio per un importantissimo spunto di riflessione.

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