Recensione In Bruges - La Coscienza dell'Assassino

Vedi Bruges e poi muori

Recensione In Bruges - La Coscienza dell'Assassino
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Un nome una garanzia

Martin McDonagh, vincitore dell' Academy Award come scrittore, realizzaa In Bruges, un divertente killer movie, presentato in apertura del Sundace film festival 2008.
Il film vede McDonagh al suo debutto come regista da un suo screenplay originale. I suoi precedenti lavori (che includono Il Tenente di Inishmore e The Pillowman) gli hanno portato due premi Olivier e quattro nomination Tony Award. Ha scritto e diretto Six Shooter (con Brendan Gleeson), che gli è valso il premio 2006 dell'Accademia per il miglior cortometraggio d'azione.
Il film è stato girato nella località di Bruges (si pronuncia "broozh"), famosa per essere la città medioevale più pittoresca dell'intero Belgio.

Il fascino di Bruges

La cittadina di Bruges è famosa per attrarre turisti da tutto il mondo, ma per i killer Ray (Colin Farrell) e Ken (Brendan Gleeson) la città non è altro che il loro capolinea.
Un lavoro non particolarmente riuscito costringe infatti il loro boss a trasferirli nella città belga proprio prima di Natale, nell'attesa che le acque si calmino e i due possano tornare ad agire indisturbati.
L'architettura gotica caratteristica della cittadina colpisce l'animo dei due sicari, che iniziano a provare emozioni contrastanti. Ray, ancora scosso dal "lavoro non riuscito", inizia ad odiarla sentendosi soffocare, mentre Ken, dotato di un occhio più attendo del collega, rimane affascinato dall'atmosfera, godendone la bellezza e la serenità.
I giorni passano senza che i due ricevano alcuna notizia, e più passa il tempo, più la loro esperienza si trasforma in qualcosa di inaspettato.
Turisti, arte medievale, popolazione locale e prostitute tedesche riusciranno a trasformare una semplice "pausa di riflessione" in un'esperienza sconvolgente.

Contrasti emotivi

In Bruges non è il primo film a sviluppare la cosiddetta "malinconia del sicario" ed entrando in sala è possibile che molti spettatori abbiano la convinzione che il suddetto film sia incentrato nel più classico dei modi sul senso di colpa. A conti fatti, invece, ci troviamo di fronte ad un piccolo capolavoro che "confonde", grazie agli innumerevoli contrasti (tragico e comico, onirico e reale).
Tra di essi, spicca sicuramente quello di natura emotiva, il quale viene magistralmente rappresentato dai protagonisti. Ken, infatti, incarna il killer navigato ma ancora capace di sognare, mentre Ray è costantemente infastidito dall'arte medioevale, preferendo il caos delle metropoli. Le loro caratterizzazioni risultano ancora più belle e reali se consideriamo la loro "professione" e la situazione di "stallo" in cui si trovano. I protagonisti infatti, sono dei killer professionisti, pertanto spesso tendono a essere estremamente freddi sia nei confronti del prossimo (la scena del turista americano obeso è molto esplicativa al riguardo) che nelle situazioni più ambigue (si uccide e si parla di consumo di droga con tanta naturalezza da far sembrare gli argomenti in questione quasi comici).
Quello che rende il film incredibile, non è però tanto la caratterizzazione dei personaggi, quanto la rappresentazione della cittadina che, da semplice cartolina, diventa fondamentale per lo svolgimento della trama. Essa è un perfetto equilibrio di cultura e trasgressione, in cui convivono arte e prostituite, musei e droga. Questa atmosfera gioca un ruolo di primaria importanza per la psiche di Ray e Ken che molto spesso risultano quasi soggiogati dal suo fascino. Bruges, quindi, non è un semplice sfondo, ma un vero è proprio "personaggio" capace di infondere emozioni contrastanti al punto tale da imdurre pesanti esami di coscienza.
Come scritto in precedenza, il film sviluppa sì la "malinconia del sicario" (ovvero il senso di colpa nell' uccidere a sangue freddo), ma lo fa in un'ottica decisamente atipica. Anche in questo caso, infatti, il senso di colpa matura a causa dell'atmosfera della città, suscitando parecchi spunti di riflessione.
A livello registico il film ha l'indubbio pregio di risultare godibile e ricco di tensione senza esagerare delle scene d'azione che, a conti fatti, sono davvero poche. Il risultato è un procedere per ritmi lenti ma pregni di un'atmosfera indefinibile che oscilla tra la tensione, l'ironia e la tragedia personale. L'uso di inquadrature distorte e di una fotografia che esalta i toni scuri rendono molte situazioni ricche di pathos esaltando i momenti più importanti.
La recitazione è di ottimo livello e spicca principalmente per la prova di Colin Farrell (ritornato in splendida forma) e di Brendan Gleeson, perfetti nel rappresentare le diverse sfaccettature di Ray e Ken. Anche Ralph Fiennes si dimostra all'altezza della parte di Harry, riuscendo a rappresentare l'assassino psicolabile e pieno di principi.
La colonna sonora veste un ruolo di rilievo nell'intero film, risultando di fondamentale importanza per l'atmosfera. Melodie "classiche" accompagnano le passeggiate a Bruges, donandole un'aura fiabesca capace di cambiare la vita delle persone.
Menzione speciale per il doppiaggio italiano che si dimostra efficace e divertente nel rendere l'accento americano in maniera particolarmente smaccata.

In Bruges - La Coscienza dell'Assassino Al suo "esordio col grande pubblico" McDonagh riesce a confezionare una vera e propria "bomba per i sensi", trasportando lo spettatore in un turbinio di emozioni contrastanti e di situazioni ai limiti dell'assurdo. L'atmosfera fiabesca della città, unita al fascino che ha sempre contraddistinto la figura del sicario, rendono In Bruges un film assolutamente imperdibile per chi cerca la qualità.

8.5

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